Biosphera 2.0: la casa del futuro è resiliente alle emozioni

BioantSembra essere il giusto mix tra la casa sulla cascata, che ricerca l’integrazione con la natura, e la casa del futuro, digitalizzata e interconnessa. Si chiama Biosphera 2.0 ed è il modulo abitativo energeticamente autonomo che ha l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e il benessere psicofisico dei propri abitanti oltre che di ottimizzare i consumi energetici.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra industria e ricerca: vede coinvolta Aktivhaus, specializzata nella realizzazione di edifici attivi e passivi, e il Politecnico di Torino con il patrocinio della Regione Valle D’Aosta. L’iniziativa è partita con un workshop cui hanno partecipato oltre 120 studenti di ingegneria di tutta Italia. A seguito di un concorso è stato selezionato il progetto del PoliTO che presentava la giusta sintesi di rappresentazione del concetto di “biosphera”.

BiocucinaIl risultato è un modulo di 25 m2 provvisto di un sistema di illuminazione a LED e di ventilazione meccanica, cucina a induzione, elettrodomestici e di un impianto idrico che integra un serbatoio d’acqua da 150 l e che prevede l’uso di detersivi e prodotti per la casa biodegradabili. L’edificio è certificato PassivHaus e Minergie e ha bisogno di un apporto minimo di energia, anche grazie all’uso di serramenti molto ampi e allo sfruttamento massimo della luce solare. Il modulo è progettato per non scendere sotto i 20-21°C e può compensare il calo della temperatura con l’attività fisica: nella casa c’è una cyclette che consente di innalzare di 1°C la temperatura interna. Monta, poi, un impianto fotovoltaico da 2,5 kW e integra una batteria di ultima generazione che, in caso di malfunzionamento dei pannelli o di condizioni climatiche avverse, offre un’autonomia di 15 giorni.

BiolettoAbbiamo ragionato sul tema degli spazi di vita concentrati – ci spiega Guido Callegari, Professore del Politecnico di Torino -. Per rispondere alla crescita demografica della città, a New York la nuova normativa ha concesso la sperimentazione su moduli abitatiti di 25-27m2 (prima il minimo era 37 m2)”. L’uso di sistemi modulari (come quello di MnmMOD) consente l’abbattimento dei costi di cantiere, il facile riciclo dei materiali e la possibilità di smontare e ricostruire su un’altra area: “MyMicroNY è il progetto promosso dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg in risposta all’emergenza abitativa della fascia media di popolazione. Consente di costruire un edificio in blocchi da smontare e rimontare da un’altra parte”. Altra sperimentazione sul tema quello tedesco: in Germania “si realizza una sopraelevazione sugli edifici per combinare le strategie di costruzione modulari con il ricollocamento degli abitanti”. Due mercati, quello europeo e quello statunitense, che sembrano pronti per queso tipo di abitazione che, date le dimensioni ridotte, prevede l’integrazione con spazi di socialità.

La casa del futuro, inoltre, dovrà essere resiliente alle emozioni e alla percezione sensoriale dei suoi abitanti: “Gli utenti che abitano il moduli sono sottoposti al monitoraggio del battito cardiaco e al rilevamento della temperatura corporea attraverso un braccialetto che misura l’attività tonica e fasica”, spiega Cllegari. La tecnologia indossabile nasce per evitare nei soggetti predisposti lo scatenarsi degli attacchi epilettici ed è stato realizzato nel 2013 da una startup americana. In questo caso consente di misurare la variabilità delle emozioni: collegato ad una app su smartphone, avverte l’abitante con un alert e gli permettere di correggere il valore non ottimale del parametro interno.

In aggiunta a queste informazioni saranno raccolti dati di 25 parametri (temperatura esterna e interna dell’aria, umidità interna ed esterna, presenza di campi magnetici, quantità di PM10, presenza di aldeidi, qualità dell’aria) per avere il quadro dell’ecosistema circostante e della condizione interna. E sarà somministrato agli utenti un questionario prodotto dall’Università della Valle D’Aosta. I dati, gestiti contemporaneamente dal PoliTo, dall’Università della Valle D’Aosta e da Aktivhaus, saranno a breve resi disponibili a tutti sul sito del progetto per “far capire alle persone che vivere in un ambiente certificato consente di vivere in stato di benessere”.

BIONOTTELa casa è attualmente abitata da due inquilini (scelti su candidatura spontanea online da parte di studenti, giornalisti o professionisti di vario genere) e prevede una turnazione ogni settimana (periodo minimo necessario a ottenere rilevazioni valide) e un road-show internazionale. Al termine dell’anno, i dati raccolti saranno presentati a Lugano e sarà possibile capire se la sperimentazione su interfacce sensibili e adattabili al profilo degli utenti può avere applicazioni anche sull’edilizia ordinaria e, soprattutto, sugli spazi più vissuti nella nostra quotidianità – come gli ambienti di lavoro e le scuole. Già guardando ad una biosphera 3.0.

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