Bioarchitettura, Spagna portavoce del “retrofit”

NuovacasaLimitare il consumo di suolo e ridare vita a strutture abbandonate. In Spagna il “retrofit” in edilizia ha consentito di recuperare diversi edifici. Ne è un esempio il lavoro fatto dall’architetto Tiago do Vale sull’edificio del XIX secolo Chalé das Três Esquinas a Braga, in Portogallo, che ha ripensato la distribuzione interna degli spazi eliminando tutte le divisioni e rendendoli più ampi. Col colore bianco, poi, ha ridipinto pareti, soffitti, balaustre e corrimano sfruttando il riflesso della luce negli ambienti per renderli più luminosi.

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Per la Casa Ferreries 16 collocata nel centro storico di Jafre gli architetti barcellonesi dello studio Cubus, Taller d’Arquitectura hanno ridisegnato il legame tra i vuoti e i pieni dell’edificio scomponendo visivamente le aperture grazie al rivestimento attorno alle cornici che copre la muratura dand.

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Nei pressi di Girona, in Catalogna, una fattoria abbandonata è stata trasformata dallo studio di progettaione olanedese ZEST Architecture. Innanzitutto è stato installato un impianto geoterico che alimenta i panneli radianti a pavimento garantendo il riscaldamento e il raffreddamento della casa; inoltre, le pareti sono state rivestite con il sughero isolante termico e gli interni con fango e canne di bambù. E non manca la piscina che diventa parte integrante dell’impianto di fitodepurazione essendo alimentata dall’acqua piovana, dall’acqua raccolta dal tetto e dalle acque di scarico.

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