Discarica

La Giunta della Liguria ha approvato venerdì scorso un disegno di legge che istituisce la nuova Agenzia regionale per la gestione integrata dei rifiuti. A partire dal 2023 infatti, questo nuovo ente subentrerà all’attuale Comitato d’ambito e si occuperà delle attività di affidamento del servizio e di pianificazione “prendendo le decisioni necessarie, in attuazione delle direttive regionali, grazie alla sua autonomia organizzativa, economica e amministrativa”.

L’assessore ai rifiuti, Giacomo Giampedrone, commenta in nota stampa: “Questa Agenzia rappresenta il punto di arrivo di un processo già avviato da questa Giunta nel 2015. L’obiettivo è anche superare la ritardata realizzazione degli impianti e la situazione di bassa raccolta differenziata in città. Questo percorso sarà facilitato dal superamento della frammentazione tra le Province e al suo ruolo forte che le consentirà di prendere decisioni superando la necessità di accordi su base locale, sia per quanto riguarda gli impianti sia il servizio, dando così una svolta al sistema”.
Nel disegno di legge approvato in Giunta, è previsto che la Regione Liguria si occupi della localizzazione degli impianti previsti dalla pianificazione e che l’Agenzia “attui la parte operativa istruendo le gare e verificando tutti i parametri economici del servizio”. A breve sarà nominato un commissario a capo del nuovo ente, dopodiché sarà scelto un direttore.

Roma approva una delega ad Acea per realizzare impianti di gestione rifiuti

Nel frattempo, la Giunta comunale di Roma ha approvato una delega ad Acea per partecipare al “Bando Pnrr – Linea C” sulla realizzazione di impianti gestione rifiuti, con l’obiettivo di finanziare un secondo sito di upgrading a biometano nel depuratore di Roma est. Questa decisione arriva subito dopo quella su un impianto dello stesso genere per il depuratore di Roma nord.
L’assessore all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, dichiara in nota che in questo modo “puntiamo a rafforzare il sistema impiantistico di Roma con tecnologia finalizzata alla raffinazione del biogas, ossia il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, e la sua conversione a biometano, fonte di energia rinnovabile idonea a essere immessa nella rete di distribuzione. Ci muoviamo così, nell’ottica della green economy, attraverso il recupero circolare di risorse, ottenendo il duplice obiettivo di utilizzare i fanghi di depurazione per il recupero di energia, minimizzando gli scarti di processo”.

Stanziati 250 milioni di euro pubblici per “bonificare” Malagrotta

Ma ciò che da ieri sta invece facendo scaldare gli animi è il capping di Malagrotta, ovvero la copertura della discarica che sarà fatta con i rifiuti del Fos, cioè la frazione organica stabilizzata derivante dagli scarti del Tmb e che andrà avanti fino al 2026. L’investimento ammonta a 250 milioni di euro per 300mila tonnellate di materiale di scarto da accogliere. La discarica chiusa nel 2013 dal sindaco Ignazio Marino e mai messa in sicurezza, una volta bonificata, verrà riaperta.

E proprio l’ex sindaco Ignazio Marino afferma sulla sua pagina Facebook che le cose vadano viste sotto un’altra ottica: “Invece di obbligare l’imprenditore privato a seguire le norme, stanziano 250 milioni di denaro pubblico, cioè delle tasse dei cittadini che hanno subito il danno e non dell’imprenditore che ha percepito il profitto. Tutti esultano e aggiungono che poi, in futuro, pretenderanno che il denaro venga rimborsato allo Stato dall’imprenditore privato (che ha 95 anni e immagino sia assai soddisfatto di questa decisione concordata da tutte le Istituzioni). C’è da riflettere”.

La contrarietà del mondo politico capitolino

Contrari anche la capogruppo M5S in Campidoglio, Linda Meleo, che in una nota dice: “Il capping, la tanto attesa copertura della discarica di Malagrotta la faranno con i rifiuti del Fos, la frazione organica stabilizzata prodotta con gli scarti dei Tmb: 250 milioni di euro investiti per 300mila tonnellate, operazione che andrà avanti da qui al 2026. Insomma, Gualtieri e Zingaretti spacciano per bonifica la riapertura di Malagrotta: un’idea, quella del Fos, che per intenderci era di Manlio Cerroni. Al ridicolo non c’è mai fine: e intanto i cittadini romani pagheranno caro tutto questo sulla loro pelle”.

A questi commenti si aggiungono in una nota congiunta i consiglieri capitolini M5S Daniele Diaco e Paolo Ferrara, rispettivamente vicepresidente della commissione Ambiente e vicepresidente dell’Assemblea capitolina: “Altro che chiusura tanto sbandierata ai quattro venti! L’amministrazione Gualtieri la riapre eccome Malagrotta con un’operazione da 250 milioni di euro, a detta loro al fine di non perdere i fondi europei. Insomma, la discarica più grande d’Europa riaprirà: gli invasi saranno ricoperti da 300mila tonnellate di materiale di scarto dei Tmb, che Ama attualmente non sa dove portare. Più nello specifico, loro intendono ricoprire la discarica con la Fos, la frazione organica stabilizzata, che di fatto è un accumulo di scarto del Tmb ed è un progetto voluto da Cerroni nel 2007, all’epoca bocciato e respinto dalla cittadinanza. Insomma, Gualtieri e i suoi stanno vendendo una bonifica come una copertura fittizia di rifiuti inquinanti, che va a impattare enormemente sull’ambiente”.

Nel frattempo, per oggi è previsto un incontro tra il ministero della transizione ecologica, la Regione, il Comune e il commissario giudiziario che gestisce l’area, i quali dovranno nominare il soggetto attuatore dell’operazione, ovvero il generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà.

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