“Italia, percorso virtuoso nelle Fer”

E7 307x181 20140716Il direttore esecutivo dell’Aie, Maria Van der Hoeven, intervistato da e7

“L’Italia è un campione europeo quando si parla di sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili, lo ha dimostrato senza ombra di dubbio nel passato e ci auguriamo che continui a mostrarlo anche in futuro. Ovviamente, ci sono una serie di sfide che il Paese dovrà affrontare, per le quali occorrerà trovare una soluzione. Ora stiamo assistendo a un acceso dibattito su questi temi; non vedo l’ora di vedere quali saranno i risultati che emergeranno da questo confronto”.

Questo il riconoscimento di Maria Van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel percorso verso la sostenibilità del sistema energetico che l’Italia ha intrapreso grazie alle fonti rinnovabili. Incontrato da e7 a margine della presentazione al Gse dell’ultimo rapporto Aie (“The power of trasformation: wind, sun and economics of flexible power systems) (l’intervista è sul nuovo numero del settimanale di QE), Van der Hoeven spiega: “Oggi abbiamo lanciato uno studio sull’integrazione delle Fer con la rete nel quale viene enfatizzato come sia tecnicamente possibile avere un enorme quantitativo di questo tipo di energia nel sistema. La questione è sul come far funzionale il ‘market model’ dal momento in cui ci sono anche le rinnovabili, il cui contributo non si riduce solo all’abbassamento del costo dell’energia ma anche alla possibilità di rendere più stabile l’intero sistema elettrico”. Un network sul quale pesa con i suoi effetti l’ascesa della capacità installata derivante da fonti non programmabili (o meglio, “meno programmabili”), previste in ulteriore aumento in vista del passaggio di ottobre che dovrebbe chiarire la strategia europea al 2030, grazie anche al contributo del nostro Paese: “Non vedo l’ora – prosegue Marina Van der Hoeven – di assistere al semestre italiano di presidenza. Io stessa in passato sono stata ministro – ha ricoperto la carica di ministro degli Affari economici nei Paesi Bassi dal febbraio 2007 all’ottobre 2010, ndr – e ho avuto modo di lavorare con i ministri italiani. Quello che posso dire è che sono molto determinati nel perseguire gli obiettivi e mi sembra che anche il primo ministro Matteo Renzi sia estremamente determinato quando si tratta di energia”.

Le rinnovabili sono dunque l’orizzonte certo dello scenario energetico europeo, ma con quali soluzioni intermedie? Ne abbiamo discusso con Paolo Frankl, capo divisione energie rinnovabili Aie, anch’egli presente all’evento presso il Gse. “La conclusione più importante di questo studio – spiega – è che è possibile integrare grandi quantità di rinnovabili variabili come eolico e fotovoltaico, a condizione che tale sviluppo venga accompagnato da una vera trasformazione del sistema. Questo è anche il concetto del titolo del libro ‘The power of trasformation’. In sostanza, se si spingono molto le fonti rinnovabili di energia ma non si adatta il sistema, si determinano extra costi derivanti dalla mancata ottimizzazione. Se invece il sistema viene ottimizzato come dovuto, con molta più flessibilità dettata da risorse di flessibilità di quattro dimensioni – dall’offerta di elettricità dispacciabile, dallo stoccaggio, dalle reti e dall’integrazione della domanda – allora gli extra costi dall’integrazione di quantità anche molto grandi di eolico e solare sono limitati al 10 – 15%”. Nel caso specifico dell’Italia occorre ricordare che il Paese “ha comunque più di 130 mila MW di capacità installata – prosegue Frankl – a fronte di una domanda di picco che, viceversa, è rimasta più o meno costante a 55mila. Quindi è evidente come sia presente una delle problematiche di quelli che noi consideriamo i ‘sistemi stabili’ laddove si spinge un’agenda di decarbonizzazione in un comparto elettrico che, in teoria, sarebbe già adeguato per far fronte al fabbisogno. Ciò rappresenta un problema. Da questo punto di vista l’Italia è in una situazione un po’ estrema, considerando anche la crisi economica e della domanda di energia che non cresce secondo le previsioni, rendendo qui le cose un po’ più difficili”.

Leggi l’ultimo numero di e7 “Rinnovabili: il “non sense” del programmabile”

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