Internet of business: arriva la rivoluzione domestica

e7280x165 20140507Energia, Tlc, domotica, servizi. Oltreoceano è già tempo di acquisizioni.

Da alcuni anni si discute dell’utility 2.0 e in generale di tradizionali operatori dell’energia che, alla luce dello sviluppo offerto dall’innovazione tecnologica e dall’Ict, dovranno sempre più spostare le proprie attività sulla fornitura di servizi. Ma quale sarà il passo successivo? Il tema è oggetto della focus story che apre il nuovo numero di e7, il settimanale di QE.

Al riguardo, si sottolinea, un indizio viene da oltreoceano, dove molti “over the top” americani (grandi operatori delle telecomunicazioni) stanno mettendo in fila una serie di acquisizioni in settori non apparentemente legati al loro core business. A ciò si aggiunge un ulteriore aspetto rilevante: le informazioni sui comportamenti delle persone sono considerate dalle aziende di diversi comparti come dati fondamentali per la competitività sul mercato. Dunque, la disponibilità di dati eterogenei e il loro incrocio: ecco, il passo successivo.

Sempre più spesso assistiamo ad aziende o gruppi che espandono le proprie sfere di competenza dalle energie rinnovabili alla domotica, dalla telefonia ai social network, dalla mobilità alternativa ai servizi alla persona. Ad accelerare questa prospettiva è l’Internet of Things (IoT), la possibilità per molti oggetti di diversa natura, in primis quelli domestici, di poter comunicare e interagire tra essi in virtù delle abitudini e dei comportamenti dei consumatori finali. Un fenomeno che genera una quantità esponenziale di informazioni (da qui il fenomeno dei big data) su chi siamo e cosa facciamo, ma soprattutto su cosa vorremmo e cosa potremmo fare.

I tanti player di questi settori stanno prendendo coscienza della questione, nella possibile prospettiva di dover “mettere in pancia” una quantità crescente di competenze per poter competere su tanti mercati sempre più interconnessi che, mutuando il concetto di IoT, generano una sorta di IoB: “Internet of Business”.

Nella focus story L’intervento di Flavio Rosa (Centro dipartimentale Citera, Università La Sapienza) secondo il quale“l’obiettivo vero saranno i profili degli utenti, le informazioni. Già oggi abbiamo consegnato la nostra privacy ai social network e in futuro i grandi operatori saranno sempre più interessati alle informazioni non per vendere specifiche tecnologie – o commodity – ma servizi. Un grande problema sarà dunque la privacy e i limiti di gestione di tutte queste informazioni. I principali player di tutte le grandi attività in gioco si stanno già attivando”.

Problema, quello della sicurezza, su cui interviene in particolare Claudio Telmon (Associazione italiana per la sicurezza informatica, Clusit), che spiega: “In definitiva, visto che al centro della nostra vita c’è sempre più l’informazione, chi ha la capacità di acquisire una grande quantità di dati è in una posizione ottima per fornire servizi con un vantaggio competitivo.”

“I cittadini italiani e anche i politici sono certamente meno coscienti della questione, mentre a livello europeo c’è più attenzione e la Commissione sta portando avanti iniziative per mantenere un minimo di controllo sui dati delle persone. Sono processi che cominciano a muoversi, anche se poco, rispetto alla velocità dei problemi”, conclude.

Leggi l’ultimo numero di e7 The internet of business. Una rivoluzione domestica

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