Formazione, strategie e ambiente: quando l’incontro c’è

ManiintrecciateBanche, piccole e medie imprese, università e startup. Tutti presenti all’incontro “Le idee per il mercato verde” tenutosi stamattina presso la Città dell’altra economia e organizzato dal team MasterGem. Un dibattito che, da subito, ha permesso di travalicare le mura dell’ex Mattatoio per sentirsi proiettati nello status dell’arte odierno.

Primo quesito: le imprese hanno davvero intrapreso la strada dell’efficienza? O la sostenibilità è ancora un mantra più invocato che praticato? Da Barbara Gatto, coordinatrice dipartimento Politiche ambientali CNA, la replica non lascia dubbi: “Attualmente le imprese, non solo quelle strettamente legate a tematiche ambientali, si impegnano quotidianamente in attività green. Dall’orafo all’estetista, dal settore manifatturiero a quello delle costruzioni, tutti raccolgono le sfide e le opportunità che si presentano in questo periodo di crisi. Ed è qui che attecchisce l’autoimprenditorialità: trovando da sé le soluzioni per uscire da questa impasse si favorisce la nascita di quelle figure legate al settore della green economy”. Di avviso contrario Silvano Falocco, fondatore della società di consulenza Ecosistemi Srl, che sostiene: “ancora oggi le associazioni non capiscono che l’unica via percorribile è quella della sostenibilità e trasmettono inevitabilmente questa incertezza alle imprese. La palla, quindi, passa ai ragazzi: saranno loro a dover creare quelle impalcature cognitive che aiutino le società a comprendere che da un’economia verde nascono possibilità occupazionali e di reddito”.

E mentre si invocano azioni più virtuose e sostenibili ci si domanda se c’è, da parte del comparto finanziario, la volontà di sostenerle: “Le banche oggi sono le prime a dover attuare una strategia integrata efficiente per la gestione del proprio parco immobiliare. Ma fare sostenibilità non è fare beneficienza: oggi gli istituti di credito acquistano energia certificata green e comprano apparati Ict a basso impatto ambientale orientando l’approccio agli acquisti sostenibili e costituendo un esempio per le imprese”, spiega Giorgio Recanati, senior research analyst consorzio Abi Lab.

Un lavoro, quello degli istituti bancari, che, a detta dello stesso Recanati, viene ostacolato dalle criticità “riguardanti il quadro normativo percepito instabile dall’86% del campione da noi intervistato”. Ma da questo marasma non si apre nessuno spiraglio? Secondo Filippo Stirpe, consigliere Itabia, le opportunità ci sono: “nel campo delle biomasse negli ultimi anni è stato fatto molto, ma bisogna ancora ridurre l’uso delle fonti fossili, aumentare la superficie coltivabile e creare posti di lavoro. Come? Sicuramente puntando sul trasferimento generazionale in agricoltura, sulla concretizzazione di nuove figure professionali e sull’istruzione specializzata. In quest’ottica occorrerà formare persone qualificate in campo giurisprudenziale che sappiano sciogliere le controversie legali tra chi eroga gli incentivi e chi eroga le concessioni”.

Tra i vari interrogativi, rimbalzi e dubbi una cosa è certa: il modello della green economy è un modello economico, di sviluppo e sociale. È possibile indirizzare le imprese verso comportamenti efficienti, certo, ma è necessario che il consumer modifichi il proprio stile di vita e di consumo. Anzi, ancora meglio, è fondamentale trasmettergli passione, vero sostrato di qualsiasi attività, più o meno green.

A commento della mattinata di lavori la videointervista a Raffaella Piscitelli, presidente associazione team MasterGem.

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