Decarbonizzazione del settore navale: obblighi e opportunità del Regolamento MRV

IeriLa scelta della quantità di carico trasportata, che costituisce anche uno degli indicatori dell’efficienza energetica della nave, è un dato importante che va tenuto in considerazione per la rilevazione delle emissioni di CO2 dell’imbarcazione. Ma è tra i punti più dibattuti in sede europea. Molti armatori sono preoccupati: possono esserci delle navi piene per capacità di carico ma che hanno una bassa massa critica, perché la merce è leggera, ed essere considerate inefficienti”.

A parlare è Alessandro Pescetto, Sector Manager di Rina Services, che, a margine del convegno “MRV: goals ‘Emission control’-Shipping Sector Initiatives” svoltosi ieri a Roma, ha evidenziato uno dei punti più dibattuti a Bruxelles per l’entrata in vigore del regolamento MRV.

Il Monitoring, Reporting and Verification è il regolamento europeo che punta a monitorare le emissioni di CO2 sulla base del consumo di carburante delle navi. L’obiettivo è quello di creare un report annuale liberamente consultabile che riporti i dati di ciascuna imbarcazione: oltre alla misura della CO2 le compagnie marittime dovranno rilevare anche altri dati come il carico (come sopra evidenziato da Pescetto), la durata del viaggio, le miglia percorse. Informazioni che vanno raccolte tenendo conto di altri fattori che influenzano la navigazione: la vibrazione della nave, il tipo di carburante (si sta cercando di tarare il regolamento anche sui nuovi hybrid fuel) o il possibile guasto e spegnimento della sensoristica di bordo.

Il percorso imboccato dall’Unione europea per decarbonizzare il settore navale, spronare l’innovazione tecnologica e l’efficienza energetica presenta delle tappe obbligate: entro il 31 agosto 2017 le compagnie di trasporto marittimo dovranno inviare ai verificatori (organismo indipendente che dovrà sancire la correttezza dei dati ricevuti) un piano di monitoraggio per ciascuna imbarcazione. Dal 1° gennaio 2018 sulla base del piano approvato le compagnie dovranno iniziare a monitorare le emissioni e le altre informazioni richieste con cadenza giornaliera o per singolo viaggio. Trascorso l’anno, gli armatori invieranno il report, precedentemente accreditato, entro aprile alla Commissione UE. Il 2019 segna l’anno di inizio di pubblicazione di questi rapporti.

In questo percorso sono fissati diversi incontri tra i rappresentanti degli stati membri della Commissione UE, le organizzazioni di categoria che fanno da consulenti tecnici e i valutatori: l’ultimo si è svolto lo scorso 12 aprile mentre i prossimi sono fissati per il 24 e 25 maggio (cui parteciperanno per parte italiana, rispettivamente, il sottogruppo per il monitoraggio e il sottogruppo per la verifica/accreditamento istituiti dal Ministero dell’Ambiente).

Ovviamente ci sono degli ostacoli da superare: innanzitutto la preoccupazione circa l’ammontare degli investimenti che servono per implementare la tecnologia di bordo, anche se, come ricordato in sede d’evento da Maurizio Pernice, Direzione generale per la tutela del Territorio e delle Risorse idriche del Ministero dell’Ambiente, “il contributo tecnologico mitigherà i costi e renderà convenienti le misure adottate dal punto del risparmio energetico”. In secondo luogo, la rispondenza del regolamento alle tipologie di navi degli armatori: “Non vogliamo calare dall’alto un sistema che può danneggiare le compagnie marittime – ha evidenziato Mauro Maurici, Divisione II-Clima e certificazione ambientale, Ministero ambiente -. La Commissione UE va nella direzione di suddividere per categoria le navi”.

L’obiettivo, però, è chiaro e si spera che uno strumento analogo sia adottato nelle acque di tutto il mondo: “L’International Maritime Organization già parla di un MRV global – ha commentato Alessandro Pescetto -, anche se tiene in considerazione il consumo di carburante e non la misura della CO2”.

Di seguito Alessandro Pescetto ci spiega chi dovrà redigere il piano di monitoraggio a bordo nave e i successivi passaggi prima del controllo del verificatore.

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