Dai biochemical alle biomasse, la valorizzazione dei sottoprodotti

BiomasselegnoseQualità nell’agroalimentare vuol dire anche valorizzazione dei sottoprodotti e degli scarti, da cui trae un beneficio l’agricoltura grazie a una logica di non spreco dei residui (evitando conferimento in discarica) ma di recupero energetico o valorizzazione della stessa filiera che produce generi alimentari”.

A spiegarlo è il Franco Cotana, professore dell’Università di Perugia e direttore Ciriaf – Crb (Centro interuniversitario di ricerca sull’inquinamento e l’ambiente – Centro nazionale ricerca sulle biomasse), intervenuto a Rimini in occasione del Convegno “L’agroalimentare di qualità ecologica nelle cinture verdi urbane: verso Expo 2015”, nell’ambito degli Stati generali della green economy.

Diversi i progetti di settore su cui i due centri specializzati si sono focalizzati. “Un caso tipico è quello della manutenzione del verde pubblico e del residuo da potatura. Di solito – spiega Cotana – accade che la biomassa finisca in discarica o nel compost. Da parte nostra abbiamo fatto uno studio per conto del Comune di Roma, che gestisce 150.000 alberi dalla cui potatura si potrebbe ricavare l’alimentazione di tre centrali di cogenerazione, che a loro volta forniscano il riscaldamento e l’energia elettrica per i plessi scolastici. Un esempio di come dalla manutenzione del verde urbano si possa ricavare un utile in grado di ripagare anche il costo della manutenzione stessa”. Si tratta di un progetto chiuso prima del cambio di amministrazione in Campidoglio, “che speriamo possa essere ora inserito nel piano energetico comunale“.

In secondo luogo, lo studio sulle biomasse residuali da manutenzione dei corsi d’acqua, canali di bonifica e pertinenze stradali. “Un lavoro partito qualche anno fa con il contributo del ministero dell’Ambiente, che ha prodotto prototipi per il recupero del cippato e triturato. Stiamo inoltre lavorando sul recupero delle biomasse spiaggiate o quelle presenti nei pressi delle dighe. Gli alvei dei fiumi hanno oggi poca manutenzione, anche per problemi di spesa a carico dell’ente provincia, ma ci sono esempi in cui la manutenzione dei corsi d’acqua può essere fatta senza oneri per la collettività grazie al recupero delle biomassa”.

Terzo esempio, infine, è relativo ai terreni marginali. “Nel tempo – conclude Cotana – l’Italia ha perso 4 milioni di ettari a disposizione dell’agricoltura, ma ci sono culture come il cardo, la robinia o il miscanto che possono essere coltivati anche in condizioni difficili e valorizzabili in filiere importanti come i biochemical”.

 

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.