buco dell’ozono
Da Flickr

La riduzione del buco dell’ozono è il risultato dell’intervento umano. A dirlo sono gli scienziati del Goddard Space Flight Center (GSFC) della NASA che hanno per la prima volta prodotto anche una prova concreta. Se finora, come si legge sui Science Alert, la ricerca inerente il buco dell’ozono si è concentrata sulla dimensione del buco, gli scienziati del GSFC hanno invece spostato il focus sull’analisi della composizione chimica all’interno del buco.

Metodo di ricerca

Sfruttando il Microwave Limb Sounder (MLS) a bordo del satellite Aura sono state effettuate delle misurazioni inerenti la quantità di acido cloridrico, una sostanza che si forma quando il cloro, dopo aver reagito con tutto l’ozono disponibile, si combina con il metano. Dalle analisi è emerso come i livelli di cloro si siano ridotti dello 0,8% ogni anno.  Vediamo molto chiaramente che il cloro dei CFC sta diminuendo all’interno del buco dell’ozono”, afferma Susan Strahan, autrice principale dello studio e scienziata dell’atmosfera presso il GSFC, in un comunicato stampa citato nell’articolo.

Il protocollo di Montreal

Secondo i ricercatori il risultato è dovuto anche alle politiche green portate avanti a livello globale. Nel 1985, a due anni dalla scoperta del buco in Antartide, alcune nazioni firmarono il Protocollo di Montreal inerente le sostanze in grado di ridurre lo strato di ozono. In seguito, si sono introdotte regole nel protocollo volte a eliminare completamente la produzione di CFC, una misura che secondo i ricercatori avrebbe contribuito a ridurre il buco dell’ozono. “Il calo del 20% è molto vicino a quello che il nostro modello prevede che dovremmo vedere per questa quantità di declino del cloro” – ha spiegato Strahan – ciò ci dà la sicurezza che la diminuzione della riduzione dell’ozono fino a metà settembre mostrata dai dati sia dovuta al calo dei livelli di cloro proveniente dai CFC“.

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