Prototipo E1519063837505
immagine presa dal sito dell’Università di Buffalo

Un mini dispositivo della forma di una piccola linguetta in grado di generare energia dai movimenti del corpo grazie all’effetto triboelettrico, un fenomeno elettrico che consiste nel trasferimento di cariche elettriche e nella generazione di una tensione, tra materiali diversi (di cui almeno uno isolante) quando vengono strofinati tra di loro. È la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Buffalo e dell’Accademia cinese delle scienze (CAS) pubblicata sulla rivista Nano Energy. 

Caratteristiche

Questa linguetta potrebbe un giorno essere utilizzata per ricaricare i nostri dispositivi mobili senza ricorrere più a una presa di corrente. Quali sono in dettaglio le sue caratteristiche? La soluzione è dotata di due strati sottili in oro che racchiudono una lastra di un polimero a base di silicio chiamato polidimetilsilossano, di solito impiegato nelle lenti a contatto. Se si applica forza, il movimento tra gli strati di oro e il polimero crea attrito. Questo fa sì che gli elettroni fluiscano avanti e indietro tra gli strati d’oro. Maggiore è l’attrito, maggiore è la quantità di energia prodotta“, ha spiegato in una nota citata dal sito Yun Xu, professore dell’Institute of Semiconductors presso CAS. La frizione può essere generata da un minimo movimento, come quello esercitato da un dito, come hanno spiegato i ricercatori.

I risultati degli esperimenti

I ricercatori hanno dimostrato che usando una linguetta metallica lunga solo 1,5 cm e larga 1 cm si riescono a ottenere 124 volt di energia, con una corrente e una densità massime sufficienti a mantenere accese in contemporanea 48 luci LED rosse. Per il momento sono numeri troppo esigui per far pensare alla ricarica di uno smartphone o di un tablet, ma i ricercatori puntano a migliorare le performace del dispositivo per raggiungere il risultato.

A nessuno piace essere legato a una presa di corrente o trascinarsi dietro un caricatore portatile. Il corpo umano è un’abbondante fonte di energia. Abbiamo pensato: perché non sfruttarlo per produrre energia?”, ha spiegato in nota Qiaoqiang Gan, professore associato di Ingegneria elettrica presso l’Università di Buffalo.

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