Le città devono tornare a essere luoghi vivibili. Per migliorare le città bisogna ripensarle e riprogettarle, partendo dalla mobilità e inserendo elementi nuovi, come possono essere gli orti urbani o l’agricoltura metropolitana. Per questo, sono fondamentali strumenti come il XIII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) e presentato ieri a Roma. “Il rapporto dovrebbe essere divulgato nelle due camere parlamentari, perché le informazioni che contiene sono molto importanti per le scelte legislative a livello nazionale”, ha commentato Maria Carmela Giarratano del Ministero dell’Ambiente.

Alcuni dati del Rapporto Qualità dell’Ambiente urbano

Il documento ha analizzato la qualità di vita e dell’ambiente di 119 aree urbane raccogliendo dati relativi a 10 aree: Fattori sociali ed economici; Suolo e territorio; Infrastrutture verdi; Acque; Qualità dell’aria; Rifiuti; Attività industriali; Trasporti e mobilità; Esposizione all’inquinamento elettromagnetico e acustico; Azioni e strumenti per la sostenibilità locale. Diversi i punti di interesse.

Innanzitutto, i valori di PM10 e ozono sono ancora superiori alla norma: secondo i dati aggiornati al 10 dicembre 2017 sono 34 le città italiane ad aver superato il limite giornaliero, maglia nera per Torino 103 superamenti giornalieri. Per l’ozono nell’ultima estate sono 84 le aree urbane che non hanno rispettato i limiti imposti. Non contribuisce a migliorare la qualità dell’aria la scarsità di verde pubblico urbano: 96 città sulle 119 analizzate registrano valori inferiori al 5%. Le città più verdi, di contro, si concentrano nell’area dell’arco alpino, Sondrio 33% e Trento 29,7%, o quelle con una significativa presenza di aree protette, tra cui Messina, Venezia, Cagliari e L’Aquila. Inoltre, diminuiscono le aree agricole: negli ultimi anni il trend negativo ha interessato 100 comuni.

Il rapporto si concentra poi sui tassi di incidentalità: nel 2016 più sinistri stradali (+ 0,5%) ma meno morti (-9,7%). Resta troppo alto il numero delle auto euro 0 ed euro 2, quasi 10 milioni sui 37 complessivi concentrate soprattutto a Napoli, e “la dieta” dei veicoli non accenna a mutare, con una netta prevalenza di benzina e gasolio.

Infine, i dati sul consumo di suolo: da sottolineare le percentuali registrate a Torino 65,7%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%. Tra gli interventi per la difesa del suolo vanno evidenziati quelli per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico, le città che hanno ricevuto i maggiori contributi statali sono Genova (354,52 mln), Milano (171, 06 mln) e Firenze (106,18 mln).

Le soluzioni proposte

Uno degli strumenti più efficaci per contrastare l’inquinamento è rappresentato dalla mobilità attiva, che va integrata con il trasporto pubblico: con 150 minuti a settimana di attività fisica si riduce il tasso di mortalità del 10%. Infatti, il focus dell’edizione 2017 del rapporto è stato sulla Mobilità pedonale in città: “Dobbiamo introdurre l’attività fisica nella nostra quotidianità, anche per ridurre le emissioni di gas serra” e per scongiurare il milione di morti l’anno stimato dall’Organizzazione mondiale della sanità, ha evidenziato nel suo videomessaggio Francesca Raciotti dell’OMS. La pedonalizzazione delle aree urbane può spaventare, ma non è impossibile: “A Pesaro i commercianti hanno temuto la chiusura del centro storico alle macchine che in 5 anni ha fatto incrementare le vendite. Una misura simile può spaventare molte città, penso soprattutto a Roma”. Non solo mobilità dolce, però. Ci sono anche le due ruote. Anche se non basta costruire piste ciclabili, che dal “2008 al 2015 sono cresciute del 50% nelle 100 città capoluogo di provincia”, ha sottolineato Alberto Fiorillo di Legambiente, perché nello stesso lasso di tempo, “il numero degli utenti in bici è cresciuto dello 0%”.

Non guardare solo all’infrastrutturazione, ma anche all’accessibilità, di disabili e anziani, alla lunghezza temporale degli spostamenti e alla sicurezza. Indispensabile a questa conoscenza e pianificazione cittadina la figura del mobility manager, ha concluso Giada Maio dell’Associazione nazionale comuni italiani, anche considerato che “la cura del ferro voluta dal Ministro dei Trasporti Delrio è giusta, ma non è applicabile su tutto il territorio nazionale”. L’Anci è attiva sul tema: cogliendo le singole esigenze di realtà di piccole, medie e grandi dimensioni o delle aree interne, “su cui bisogna accendere i riflettori sia per lo spopolamento, che per le calamità naturali, che per le difficoltà di collegamento con i grandi nodi logistici”. E sfrutta i bandi rivolti ai giovani, i cittadini di oggi e domani, per raccogliere nuove idee.

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