Solar Panels FotovoltaicoSono stati presentati oggi i risultati del XVI rapporto “Gli italiani, il solare e la green economy” a cura di Fondazione Univerde e IPR Marketing, in partnership con Cobat, un report che ha origini lontane, la prima edizione è nel 2009 e ha avuto carattere semestrale per alcuni anni. Gli italiani guardano alle rinnovabili con favore: l’89% ritiene che in futuro l’Italia dovrà puntare sul solare, dato in crescita del 3% rispetto l’edizione precendete del rapporto. Inoltre, il 91% del campione lo ritiene la fonte più compatibile con l’ambiente e il 93% più sicura. Anche l’eolico, altra fonte intermittente, raccoglie largo consenso (68%), mentre le fossili e il nucleare si fermano rispettivamente al 5 e 4%.

Vediamo di ripercorrere questi e altri risultati con Alfonso Pecoraio Scanio, Presidente della Fondazione Univerde.

Come nasce l’idea di effettuare un’indagine sul gradimento del fotovoltaico tra i cittadini italiani?

Quando nasce il rapporto l’obiettivo era di realizzare una antenna in grado di recepire la consapevolezza dei cittadini rispetto l’effetto della tecnologia solare.

Un’esigenza che nata soprattutto a ridosso del Conto Energia, da me istituito nel 2007, e i cui effetti nel 2009 sono diventati molto evidenti. Di fatto il solare è l’unica fonte energetica che è riuscita a costruire un sistema di produzione distribuita dell’energia. L’eolico e lo stesso idroelettrico sono forme concentrate di produzione. L’energia del sole invece permette di realizzare quanto teorizzato dalla filosofia di Jeremy Rifkin per la realizzazione dei prosumer. Questo rappresentava la visione energetica del governo di allora.

In questo modo abbiamo una cartina tornasole sull’impatto delle azioni politiche pensiamo ai dati del 2013 in cui verifica il riscontro dell’ecobonus. Un elemento che  da dieci anni ancora non è stabilizzato… cosa che non lo rende efficace per incoraggiare investimenti di lungo termine. Basti pensare che la forza del Conto energia, a suo tempo, è stata proprio la programmazione a 20 anni i cui risultati si vedono ancora oggi. Nonostante i governi successivi abbiano puntato su altre fonti energetiche, Berlusconi sul nucleare mentre Gentiloni e Renzi sulle trivellazioni, l’Italia è ancora il primo paese al mondo come percentuale di energia elettrica prodotta dal solare.

Diciamo che siamo arrivati 10 anni prima della Unione Europea che da poco sta teorizzando l’indipendenza energetica e il consumatore produttore della propria energia.

Negli anni è cresciuta la conoscenza e l’attenzione a questa fonte rinnovabile?

Quello che è cambiato di più in questi 10 anni di report è la conoscenza verso il fotovoltaico. Nel 2007, 2008 molti italiani ignoravano proprio cosa fosse un pannello. Oggi non è più così.

Gli ultimi dati segnano una simpatia crescente dei cittadini verso il solare, che ha raggiunto l’89% di gradimento. Iniziava già dagli albori con l’80%. E’ aumentato l’apprezzamento verso altre fonti come l’eolico e il mini eolico, mentre è sceso ancora l’energia nucleare, dal 19% al 7%. Perfino il gas che ha raggiunto picchi massimi di simpatia al 14% adesso è al 4%. Quindi fossili e nucleare sono viste come fonti di energia negative o residuali.

Quello che è cambiato è la percezione della difficoltà verso il solare. Agli albori questa tecnologia era percepita come costosa dal 62% degli intervistati, ora lo ritiene solo il 38%. Anche l’aspetto di complessità per accedere alla risorsa è scesa del 38% .

Quest’anno il tema è capire quante persone ritengono importante diventare e indipendenti energicamente quindi approfondire il tema della conoscenza dell’efficienza energetica e dello storage. Prima ad esempio in pochi sapevano che la propria abitazione poteva avere un consumo diverso in base a le tecnologie usate, oggi c’è maggiore consapevolezza.

Ci sono tante altre cose che fanno parte della green economy, ma questo studio ha una componente fissa dal novembre 2009 che è il fotovoltaico, e su questa base valutiamo altri elementi del sistema elettrico che possono variare di anno in anno.

A proposito di elementi legati all’attualità, pensiamo al TAP. Il nostro ministro degli interni ha detto che se questo può far costare meno l’energia agli italiani, si fa. Il tutto senza accennare a un abbassamento delle diverse accise in bolletta. Lei come vede questo dibattito sulle infrastrutture energetiche fossili?

Dopo aver progettato l’uscita dai combustibili fossili, con scadenze sempre più prossime su diversi trattati internazionali, mi sembra assurdo che oggi ci dobbiamo interrogare su un gasdotto.

Quale ruolo per lo storage secondo gli italiani?

Visto che si parla di sovranismo in questo periodo, parlerei di sovranità energetica individuale: ognuno deve essere in grado di prodursi l’energia che gli serve. Ovviamente non può essere l’unica fonte di approvvigionamento, se pensiamo a grandi attività energivore c’è bisogno di altri tipo di impianti. Questo non toglie che rispetto ai prosumer c’è una grande rivoluzione in atto. Il 71% dei cittadini vorrebbe un incentivo volto all’acquisto del accumulo di energia che sia per famiglie o imprese. Le persone identificano come elemento di valore positivo gli storage, poiché vi associano  l’indipendenza energetica.

Ciò non toglie che si possono ancora migliorare le capacità delle batterie e magari utilizzare l’auto elettrica come per il bilanciamento della rete.

Se pensiamo invece alle fasi di smaltimento e produzione di storage e pannelli, viene tutelato l’aspetto ambientale?

Innanzi tutto dobbiamo guardare al riuso. Alcune batterie dopo alcuni anni di utilizzo hanno una capacità ridotta all’85%. Magari non è sufficiente per l’attività prevista all’inizio, ma può esserlo per altri impieghi. E’ importante effettuare una razionalizzazione dei prodotti. Altro aspetto centrale è investire in tecnologia e ricerca per sviluppare sistemi di batterie il più sostenibili. Infine rispetto il fine vita nei pannelli solari c’è attenzione da tempo. Anzi, in questo è molto importante valorizzare gli aspetti di riuso delle materie  prime che compongono i pannelli come garantire un trust nelle attività di smaltimento. Va infatti tutelato il consumatore che potrebbe trovarsi, dato un fine vita molto lungo, a non avere più la società istallatrice  su cui far riferimento per lo smaltimento. C’è già chi sta pensando anche a questo aspetto.

Leggi il Mensile di Ottobre di Canale Energia.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.