Nice to meet you, il progetto che premia l’innovazione nel settore infrastrutture e mobilità

InnovationsmartCercare di coinvolgere cittadini, aziende pubbliche e private e professionisti in un percorso volto a introdurre innovazione nel settore infrastrutture, mobilità e trasporti. È questo l’obiettivo principale di “Nice to meet you”, il progetto ideato da Italiacamp che si avvale del patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L’iniziativa si articola in tre diverse aree tematiche – mobilità, infrastrutture, spazi – a cui corrispondono altrettante sezioni di gara di un concorso a premi nell’ambito del quale le aziende partner di progetto potranno scegliere di realizzare le soluzioni ritenute più valide. In particolare l’incontro con le diverse realtà avverrà nel corso di un road show itinerante che toccherà Bari, Bologna, Torino e Pisa (per quanto riguarda Pisa l’evento si è tenuto lo scorso 28 giugno), un’occasione per selezionare le idee più valide e innovative. Insieme a Mario Nobile, Direttore Generale per i sistemi informativi e statistici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbiamo approfondito alcuni aspetti legati al progetto.  

Qual è l’obiettivo del progetto Nice to meet you? 

L’obiettivo è di aprire il Ministero a stimoli di innovazione da parte di diversi portatori di interesse: dalle università, ai laboratori di ricerca, alle società strutturate tra i residenti, alle start up che sono appena nate e, magari, operano o nel complesso delle infrastrutture e trasporti o in quello in generale dell’ICT. La nostra volontà è quella di abbracciare tutti i portatori di interesse, perchè, per come è strutturato Nice to meet you, le idee migliori verranno premiate con l’adozione delle metodologie innovative che propongono e comunque con un rapporto con il Ministero per impostare delle politiche di settore. E, quindi, un contest di innovazione. 

Può darci qualche dettaglio in più sulle tre macrosezioni in cui si articola il progetto? 

Il primo è mobilità, dove mettiamo al centro la user experience del passeggero o la scatola di merce che deve spostarsi. Questo significa cercare idee e attuare azioni innovative nel settore dell’esperienza degli utenti: quindi dobbiamo mettere a frutto piattaforme abilitanti che possano esporre dati in tempo reale in modo che le diverse società e anche le stesse start up possano sviluppare dei servizi che migliorino l’esperienza dell’utente. Su questo primo filone l’idea è  trovare dei metodi innovativi per potenziare l’esperienza degli utenti. E su questo abbiamo già avviato una produzione di open data nel portale del Ministero. Lo spunto nel secondo ambito, che è sulle infrastrutture, parte dalla consapevolezza che i soldi spesi ogni anno e apportati sul bilancio dello Stato in Infrastrutture sono molti. L’idea è quella di usare la tecnologia, che ha un costo marginale molto basso, per avere dei risultati migliorativi dalla fase di progettazione alla fase di realizzazione e collaudo delle infrastrutture, per cui non potranno più avvenire crolli a due giorni dal collaudo grazie alla tecnologia e ai sensori che danno una serie di informazioni prima, durante e dopo. Ma è presente anche un elemento legato alla possibilità stessa di spendere meglio i soldi  per manutenzione perché la tecnologia aiuta a gestirle bene. In quest’area ad esempio ci sono le integrazioni con i sensori, c’è la modalità di utilizzare a basso costo tecnologia che ha un valore moltiplicativo molto alto. Il terzo aspetto è quello di socializzazione delle infrastrutture. Spesso noi le usiamo per spostarci, per andare a lavorare, ma non le sentiamo nostre – l’infrastruttura è il tipico non luogo. Ora alcune esperienze vanno nella direzione di riqualificare delle aree dismesse, invece il nostro focus è cercare di trovare soluzioni per qualificare socialmente le attuali infrastrutture ottenendo come effetto che ci sia un sentimento positivo nei confronti di quest’ultima da parte di chi la usa e, quindi, anche un effetto protettivo: meno vandalismo, meno rifiuto e rigetto verso un’opera che ci è utile. 

Torniamo al contest, come si articolerà? 

E’ previsto un road show di quattro tappe – la prima si è tenuta martedì 28 giugno a Pisa – poi ci saranno Bari, Bologna e Torino. Durante questi eventi presentiamo e diamo maggiori informazioni, poi ci sarà un evento finale intorno a settembre, dobbiamo ancora definire la data, nel quale le idee che vengono proposte sul sito web indicato verranno giudicate da una giuria e, in qualche modo, aiutate a decollare. 

Un progetto, dunque, per introdurre innovazione che sceglie un approccio di tipo orizzontale. Può spiegarci meglio il concetto?

Il contesto nel quale ci troviamo parlando di infrastrutture e trasporti abbraccia tutti: dall’operatore di logistica, alla stessa impresa manifatturiera che del trasporto ha una voce di costo non irrilevante, ai diversi operatori che comunque operano sulla filiera del trasporto. In ognuno dei segmenti della filiera del trasporto noi vediamo ricerca (università, laboratori), società anche importanti che operano sia sul lato logistico sia nel lato ICT legato alla logistica e diversi utilizzatori finali. Quindi fare una verticalizzazione di ogni segmento che compone il trasporto è molto complicato. La nostra idea è stata “apriamoci”. Nei road show chiaramente coinvolgiamo dagli enti pubblici -che spesso portano best practice con le società di scopo in house impegnate nella mobilità- alle università -importante nodo per la generazione delle idee-, agli operatori economici e alle start up che spesso sono spin off universitari.

Ognuno di questi soggetti ha ovviamente le sue problematiche, le sue opportunità, le sue specifiche caratteristiche. La nostra idea è di incontrarli tutti, in quanto non operiamo come ministero per un solo operatore della filiera, ma vogliamo il miglioramento dell’intera filiera. Questo è quello che stiamo cercando di fare. Prendiamo ad esempio la Silicon Valley o Uber, non sono nati per caso, sono il frutto di anni di investimento pubblico molto importante del governo americano in open data, in opportunità. Questo concime dopo qualche anno porta a generare tutta una catena di operatori che sono diventati così forti da andare fuori i confini nazionali.

Un’ultima domanda. Quali sono nel settore le priorità su cui intervenire in Italia? 

Uno degli ostacoli più grandi è il timore che a volte c’è nell’esporre il dato. Noi siamo una grande nazione, abbiamo dei numeri che fanno impressione quando vengono analizzati, pensiamo solo che in Italia atterrano e decollano ogni giorno più di 3.400 aerei. L’Italia ha sicuramente delle grandi potenzialità, purtroppo abbiamo, e questo è un fatto storico, una certa riluttanza a esporre i dati. Se si cercassero dati in tempo reale di servizi vedremmo che queste informazioni si trovano in alcune occasioni, in alcune città, in alcuni contesti. Oggi con l’Internet of Things e altre evoluzioni simili abbiamo una marea di dati che vengono continuamente raccolti da diversi dispositivi, il problema è che in Italia ne esponiamo molto pochi trovandoli poi indirettamente, perché, invece, alcune piattaforme li espongono. Questo è un elemento da superare, perché questo comparto genera anche sviluppo economico. L’obiettivo è riuscire a gestire il flusso dei dati – cosa che in questo momento facciamo poco e male – e a promuovere la cultura del mettere il dato in tempo reale in rete. Ciò introdurrebbe un elemento di semplificazione un tutta la fliiera del trasporto.

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.