Mercato energia, perchè i trader guardano al domestico

MatteoBallarin PresidenteEuropeEnergyHoldingGruppo Europe Energy Holding Srl ha le sue origini nel 2007. Nata sotto il segno dell’internazionalizzazione, suo punto di forza, sviluppa attività di trading di energia elettrica e da poco anche gas, in più di 20 paesi in Europa, coprendo tutti gli stati dalla Germania alla Grecia.

L’ultima sfida del Gruppo è l’entrata nel mercato diretto della vendita di energia, ne parliamo con Matteo Ballarin, Presidente della holding.

Rispetto al mercato nazionale, da dove nasce la scelta strategica di entrare nella vendita diretta in un settore che ha molti concorrenti; che cosa vi aspettate da questo mercato e che segnale volete dare al comparto?

Il  privato è un mercato con molti concorrenti, ma ricordiamoci che più della metà degli utenti sono ancora nel mercato vincolato.

Questa evoluzione degli assets la stavamo valutando da tempo. Avevamo preso in considerazione anche il target dei grandi consumatori, ma, a conti fatti, non ci è sembrato un mercato di interesse visti gli scarsi margini.

Consideriamo anche che il mercato finanziario a livello europeo sta guardando alle società che hanno clienti finali come target in quanto vengono assimilati a un assetto regolato; il che comporta degli interessanti ritorni in ambito di stabilità degli indici di assetto finanziario. Non è un caso che sempre più aziende stanno includendo questo asset. Pensiamo anche a quello che è accaduto a Gala con Consip, di fatto essere in questo mercato ci assicura continuità e flessibilità maggiore rispetto alla produzione.  È il cliente che introduce un elemento di possibilità importante rispetto alla produzione.

Viste anche le valutazioni della finanza ci siamo convinti e abbiamo acquisito da Gascom, società padovana che vende energia al consumatore finale, i suoi più di 30.000 clienti finali e forza lavoro. Una scelta che ci ha fatto evolvere nel DNA.

Quali strategie pensate di applicare in Italia e in quali aree geografiche valutate di espandervi?

Come filosofia vogliamo approcciarci alle attività al meglio, quindi per quanto abbiamo come gas clienti a macchia di leopardo, stiamo cercando di concentrarci per l’energia sotto il profilo territoriale. Ci muoveremo inizialmente in Veneto e in Emilia Romagna.

Abbiamo scelto aree che conosciamo meglio in cui vogliamo adottare un approccio basato anche sul contatto con il cittadino, per questo stiamo aprendo degli store nelle città che copriamo -tra un paio di settimane aprirà il prossimo a Verona-. Inoltre abbiamo in programma sponsorizzazioni ad eventi locali anche sportivi, per entrare a pieno titolo nella vita delle famiglie e ricoprire il ruolo che era delle vecchie municipalizzate.

Qual è la fonte principale energetica di cui dispone?

Abbiamo rapporti di trading molto sviluppati in diversi paesi. Siamo stati i primi nel 2007 a bussare in Svizzera e Francia per acquisire la loro energia nucleare. Da allora seguiamo tutti i mercati da rinnovabili a carbone. Acquistiamo circa il 50% della nostra energia fuori dall’Italia. Oggi riusciamo a trovare il mix ideale su base oraria giornaliera, per circa 30 mld di kW/h annui.

Ha fatto riferimento ad una gestione su base oraria dell’energia: per far questo serve una infrastruttura adeguata, penso soprattutto al “nuovo” target del domestico e ad una gestione smart della rete. Lei cosa pensa della digitalizzazione delle infrastrutture, le cosiddette smart grid?

La rete smart mi piace tantissimo e lo vedo come uno sviluppo più che utile per migliorare le opportunità di vendita: bisogna solo capire se ce lo fanno realmente fare. Ad oggi ad esempio in Italia non è permesso avere l’acceso necessario alle informazioni di cui abbiamo bisogno sui flussi orari. Come non c’è una liberalizzazione del sistema di misura (ad esempio in Inghilterra ogni utente può acquistare il contatore da chi vuole). Se avessimo davvero le smart grid potremmo realizzare offerte legate a ricaricabili di energia.

Qualunque forma di arretratezza lavora contro mercato, mentre tutto ciò che va incontro all’efficienza lo favorisce.

Continuare a tardare nella realizzazione di un mercato unico dell’energia, come per altre specificità, ha un suo ruolo nel valorizzare o meno agli occhi dei singoli cittadini l’appartenenza all’Europa. Alla luce anche degli ultimi accadimenti (uscita della Gran Bretagna dall’UE) che valore aggiunto darebbe un mercato energetico europeo anche in un’ottica di Sistema Paese Italia?

Abbiamo bisogno di una uniformità di regole oltre che di infrastrutture e di una libera circolazione non solo di persone, ma anche di mercato, perché per creare valore serve una unica infrastruttura.

Indubbiamente i vantaggi di un mercato unico li sentirebbe soprattutto l’Italia, Paese che vive diverse difficoltà in ambito di innovazione, penso a ciò che accade quando si cerca di realizzare nuovi impianti lungo lo Stivale.

Stesso dicasi per alcuni meccanismi, penso agli incentivi alle rinnovabili, come anche agli oneri di sistema: potrebbero migliorare sensibilmente nei loro effetti e nella gestione se fossero amministrati in un’ottica di armonizzazione europea.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.