Eolico, terminata la rete anemometrica nell’Adriatico

EolicoRendere programmabile una fonte energetica che per sua natura non lo è per attirare nuovi finanziamenti e investitori. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo del progetto POWERED (acronimo per Project of Offshore Wind Energy: Research, Experimentation, Development) che ha promosso la realizzazione della più importante rete anemometrica italiana per la produzione di energia eolica nel Mare Adriatico. L’iniziativa si è conclusa lo scorso dicembre con l’installazione di una stazione di misura del vento a Vallevecchia di Caorle. L’intervista a Renato Ricci, Responsabile scientifico del progetto e professore dell’Università Politecnica delle Marche. 

Qual è l’obiettivo del progetto?

L’idea è quella di programmare la produzione di energia eolica offshore nell’Adriatico individuando delle “buone Pratiche” che i Governi dovrebbero seguire per l’installazione di parchi offshore. L’iniziativa fa parte del programma europeo di Cooperazione Transfrontaliero IPA Adriatico e vede la partecipazione dell’Aeronautica Militare e del Ministero dell’Ambiente. Tra i partner operativi ci sono le regioni Molise, Abruzzo (capofila), Marche, Veneto, Emilia Romagna oltre che la Croazia (poi uscita dal progetto), il Montenegro e l’Albania. Potremmo definirlo un progetto anomalo perché crea infrastrutture.

Su quali aspetti avete concentrato le vostre forze?

Abbiamo cercato di individuare le problematiche ambientali (ad es. capire la rotta delle tartarughe o i luoghi di riproduzione delle specie acquatiche) e le eventuali interazioni con la tecnologia che avremmo installato. Inoltre dovevamo capire come fornire un servizio sicuro all’investitore: per poter mostrare al gestore di rete la previsione di produzione nell’arco delle 24/48 ore c’è bisogno di anemometri collocati in prossimità del mare e ad altezza maggiore rispetto quelli già montati.

Dunque come sono state scelte le aree in cui installare i nodi della rete anemometrica?

Due anni e mezzo fa abbiamo bandito la gara internazionale sulle torri a terra, che prevede anche la manutenzione ordinaria e straordinaria per i prossimi cinque anni, e siamo riusciti a installarle l’ultimo giorno del progetto, il 30 novembre 2015. Tutti i partner hanno palesato la volontà di individuare subito le aree potenzialmente adatte all’installazione delle torri dotate di 5 anemometri e 4 sensori di direzione del vento su 5 piani di misura (come fanno già in Inghilterra, Germania e Francia). Ad oggi sono state montate a Brindisi, Campomarino, Ortona, Jesi, Ravenna, Caorle, Ulzini (Montenegro) e Milot (Albania).

Come lavorano le torri?

Trasmettono i dati necessari al modello matematico per elaborare previsioni sulla produzione energetica. Al momento le informazioni vengono prelevate automaticamente e viene elaborata una previsione di 24 o 48 ore. Il proposito è di affinare il modello e, dunque, le previsioni.

Avete pensato di collocare una torre in mare per ottenere dati più precisi?

Sì, ma l’idea è sfumata a causa dell’elevato costo di realizzazione (circa 1 mln e mezzo di euro) e dei tempi troppo lunghi (per le prassi burocratiche e gli scadenzari della gara internazionale). Non avremmo rispettato i tre anni del progetto.

Cosa accadrà nei prossimi cinque anni, periodo concordato con i partner per la manutenzione delle torri?

Le torri anemometriche andranno regolarmente manutenute e cambiate anche dall’Università Politecnica delle Marche che ne è responsabile. Passato il quinquennio gli anemometri potranno essere presi in carico dal partner operativo (opzione già prevista nei termini del contratto che abbiamo siglato) oppure verranno riconsegnati all’Università di Ancona che ne è proprietaria.

È possibile consultare le informazioni rilevate?

Al momento i dati prodotti all’interno del progetto POWERED sono liberalmente consultabili sul sito della Provincia di Ravenna che deve controllare il software di gestione e diffondere questi risultati.

Il mondo dell’università e della ricerca è stato parte attiva del progetto?

Abbiamo coinvolto attivamente le università italiane organizzando ogni anno meeting con professori di università anche estere. Tesisti e dottorandi hanno contribuito con i propri elaborati alla programmazione del software. Abbiamo aperto una sorta di sponsorizzazione – non a pagamento, ma per pura conoscenza – a tutte le aziende interessate al progetto e molte ci hanno risposto aiutandoci con i dati dei loro anemometri.

Propositi futuri?

Siamo interessati a sperimentare le piattaforme galleggianti: in Italia è questa la tecnologia vincente, soprattutto in Molise, dove il mare Adriatico è molto profondo. Su questo abbiamo collaborato con le università americane, che hanno molta più esperienza di noi, ma le loro acque sono diverse dalle nostre. Ci auguriamo di riuscire a trasportare le loro conoscenze e sfruttare questa tecnologia.

 

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