FaunaUn progetto che si colora di tutte le gradazioni del blu per rendere più consapevoli e responsabili i cittadini nei confronti di un’inestimabile risorsa: il mare. Si chiama MARINE l’iniziativa che, attraverso la creazione di una rete multidisciplinare e multi-settore per l’innovazione tecnologica in Puglia, promuoverà la crescita blu del territorio. Ne parliamo con Nadia Pinardi, Prof.ssa di Oceanografia presso l’Università di Bologna, Responsabile per l’oceanografia del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

MarineSu quale input nasce l’iniziativa?

Il progetto MARINE nasce su spinta della Comunità europea che ha definito i settori primari di sviluppo connessi all’economia del mare e delle coste. La novità sta, quindi, nel fuoco dell’indagine: il mare. La Comunità ne ha riconosciute le enormi potenzialità per tutta l’Europa. La crescita blu assume i contorni della condivisione e della sostenibilità e cerca di mettere a sistema il contributo della ricerca con quello delle aziende, delle associazioni e delle istituzioni che si occupano di proteggere e assicurare l’opulenza dell’ambiente marino.

Chi sono gli attori coinvolti?

Il nucleo iniziale da cui è partito il progetto era costituito dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC, per le previsioni del tempo), dall’Università del Salento (per il trasferimento tecnologico e la parte di biologia e chimica marina) e dai gruppi d’azione per la pesca.  (Gruppo d’Azione Costiera Adriatico Salentino). Successivamente abbiamo prodotto un protocollo di intesa firmato da oltre 20 aziende pugliesi che, per motivi burocratici, sta per essere firmato da 5 grandi realtà accademiche: l’Università del Salento, l’Università di Bari, il Politecnico di Bari, l’Università di foggia e il CNR. Il lancio ufficiale con tutti i firmatari avverrà il 2 marzo; lo stesso giorno verranno eletti Presidente e Vice.

Quali gli ambiti di ricerca su cui vi concentrerete?

Studieremo l’erosione delle coste, le aree marine protette, la biodiversità, la pesca, l’acqua cultura e i fattori di rischio per prevenire le ripercussioni a valle delle attività economiche, tra cui la perdita di vite umane. Iniziative che mettono assieme tutte le competenze: da quelle dello scienziato al pianificatore territoriale. Vogliamo prendere le best practice, ad esempio del Mar Nero, del Nord Europa e delle acque oceaniche, e calarle nel Mar Mediterraneo. Obiettivo ultimo: una crescita giovane. Vogliamo sottolineare la bellezza dell’attività della pesca e rafforzare i nostri stock ittici.

Avete individuato delle priorità?

Un punto cruciale del progetto è quello di creare una connessione veloce tra i paesi dell’interno e la costa per mantenere inalterata la bellezza di quest’ultima. L’entroterra dispone di un’infrastruttura già sviluppata che offre molti servizi e possiamo realizzare un passaggio, valutando caso per caso, che eviti di costruire sulla costa. Il lavoro vedrà il contributo delle autorità che fanno parte di MARINE e delle aziende che portano avanti l’implementazione delle idee e potrà ripercuotersi positivamente sulla crescita del turismo.

Tempi di svolgimento dei lavori?

Il progetto avrà durata quinquennale e coinvolgerà la Puglia, ma vogliamo e dobbiamo ottenere dei risultati entro i primi tre anni per dimostrarne gli effetti positivi a livello economico e occupazionale. In particolare, sono convinta che avremo dei frutti circa l’erosione delle coste (tema delicato per tutta la Penisola), l’acqua e la mari cultura per il miglioramento della qualità e della quantità del pescato, il turismo e la conoscenza del mare. Il lavoro su quest’ultimo punto, in particolare, farà sorgere quesiti e risposte che ci consentiranno di indirizzare la produzione e alimentare nuove filiere di impresa, in modo da ottenere benefici sulle attività economiche. In base ai primi esiti ci sarà un’ulteriore pianificazione.

Avete pianificato delle attività di divulgazione cittadina?

Stiamo pianificando attività di promozione sulla conoscenza e sulla preservazione del mare attraverso il nostro network che avrà all’interno un’area marina protetta e un museo del mare in cui organizzeranno eventi.

Quali gli strumenti a vostra disposizione per avvicinarvi alla popolazione?

Partiamo da un’esperienza positiva: il portale e la app Sea-Conditions, prodotto tecnologico frutto della collaborazione tra ricerca e industria che si basa sulle previsioni dell’Aeronautica militare, che mette a disposizione del pubblico le conoscenze più avanzate sul mare, sulle correnti, sulle onde, sulla temperatura dell’acqua e sulla salinità.

Logistica e trasporto merci sembrano incompatibili con l’ecosistema marino. Riuscirete a conciliarli?

L’attenzione sui porti è molto alta: vogliamo renderlo accessibile alle grandi navi togliendo ogni pericolo per i bagnanti. Questa conoscenza ci porterà al controllo e alla tutela delle specie che popolano le nostre acque: tartarughe e delfini tra gli altri. È possibile far convivere questi mondi così distanti: noi conviviamo con il traffico perché siamo noi stessi a gestirlo.

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