questione meridionaleLa collaborazione che si è creata tra la Commissione europea, il Governo italiano e le Regioni, certamente ci permette di poter utilizzare i fondi europei puntando su settori chiave come le nuove infrastrutture per la rete ferroviaria, portuale e dell’energia. L’Italia meridionale sarà terminale di collegamenti energetici con l’Africa, ad esempio nel campo del gas, e questo le consentirà di essere protagonista sul piano comunitario. Importante sarà il Connecting Europe – meccanismo per il finanziamento delle infrastrutture nel campo trasporti, energia e telecomunicazioni – che avrà un ruolo chiave nelle prossime prospettive finanziarie anche per l’energia. È ora di rovesciare la carta geografica e guardare dal Sud fino al Nord”.

A spiegarlo è Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, presente nel corso del convegno “Mezzogiorno 2014 – 2020, gli investimenti infrastrutturali nella nuova politica di coesione”, organizzato da Confindustria a Roma come primo appuntamento dell’anno, con l’intento di portare all’attenzione (anche dell’attuale dibattito politico-elettorale) la questione meridionale e delle infrastrutture.

Finanziare le infrastrutture strategiche per il Sud. La corretta programmazione 2014 – 2020 e le iniziative di informazione nelle dichiarazioni di Alessandro Laterza, vice presidente per il Mezzogiorno di Confindustria

Evidente nel corso dell’evento è stata la nuova visione data alla cronica “questione meridionale”, non più vista come un problema italiano male affrontato e mai risolto, ma come difficoltà di carattere europeo poiché, come spiega lo stesso Tajani, “il Sud dell’Italia è il Sud dell’Europa e ogni politica di sviluppo non può escludere nessuna area della Comunità”.

Finanziare le infrastrutture strategiche per il Sud. La corretta programmazione 2014 – 2020 e le iniziative di informazione nelle dichiarazioni di Alessandro Laterza, vice presidente per il Mezzogiorno di Confindustria

A tracciare il quadro del problema è Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: “Tra il 2007 e il 2011 il PIL del Mezzogiorno ha subito una riduzione di quasi 24 miliardi di euro. C’è stata una caduta degli investimenti nelle costruzioni del -42.5% e nell’industria manifatturiera del -27,8%, con 330mila lavoratori in meno rispetto all’inizio della crisi. La ripresa si avrà solo a partire dalla seconda metà del 2013. I prossimi mesi saranno i più duri, quelli in cui si arriverà al punto più basso di questa crisi, principalmente al Sud. Conforta la decisione europea di portare al 2020 il 20% del PIL comunitario prodotto dal manifatturiero, noi vogliamo arrivarci per il 2018. I fondi strutturali possono essere un formidabile carburante per favorire la ripresa e per questo Confindustria ha chiesto che il Bilancio dell’Unione non si privi delle risorse da destinare agli investimenti. Sosteniamo dunque la proposta di escludere i finanziamenti dei fondi strutturali dal calcolo del Patto di stabilità”.

La competitività delle imprese meridionali va oltre gli svantaggi del costo dell’energia e la difficoltà di crescita del PIL, a dispetto di quanto si possa pensare. L’approfondimento di Massimo Deandreis, direttore generale Studi e Ricerche per il Mezzogiorno

Quali, dunque, le infrastrutture funzionali alle esigenze e alle specificità dell’economia del Mezzogiorno, nell’ottica di uscita dallo scenario a tinte fosche tratteggiato da Confindustria? Massimo Deandreis, direttore generale Studi e Ricerche Mezzogiorno, indica: “Porti e logistica, ferrovie, energia, ITC e banda larga”; il tutto, “in una logica di sistema Paese/Europa”. In termini economici, “il peso dei fondi strutturali assumerà un ruolo sempre più rilevante nell’ambito della spesa pubblica per gli investimenti. Secondo le proposte della Commissione europea, su un totale di circa 1.000 miliardi di euro, il Quadro Finanziario 2014-2020 dovrebbe prevedere uno stanziamento di oltre 336 miliardi di euro, ai quali se ne aggiungono ulteriori 40, per il nuovo fondo Connecting Europe Facility, destinato alle infrastrutture nei settori energia,trasporti e comunicazioni elettroniche”. Una forte base su cui ripartire per affrontare i problemi del Sud, non ripetendo gli errori del passato costituiti, principalmente, da assistenzialismo, finanziamenti a pioggia senza una logica precisa e malaffare, tenendo in considerazione un dato importante: pur con tutti i suoi problemi, “il PIL del Mezzogiorno è di quasi 360 miliardi di euro, cioè quello di un Paese medio – grande dell’UE, il problema sta nella mancata crescita rispetto ad altre regioni europee”.

L’auspicio per il prossimo futuro, verso una migliore gestione della spesa italiana in fondi strutturali, è stato espresso dal ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, affinché “il lavoro fatto in questa legislatura, avviato dal ministro Fitto in quella precedente, possa essere portato avanti”. Nella spessa dei fondi occorrerà quindi assicurare: “Tempistiche certe e non ridotte all’ultimo momento, miglior specificità dei progetti e un’informazione più aperta”.

A scendere nei particolari su ciò che dovrà essere realizzato specificatamente nel meridione è Mauro Moretti, amministratore delegato Ferrovie dello Stato, che oltre a intendere lo sviluppo nella dimensione dei grandi trasporti (rivendicando l’opera di ampliamento della rete che Ferrovie sta attuando nel Mezzogiorno) ha sottolineato la profonda esigenza di un’evoluzione delle tre grandi città del Sud, “Napoli, Palermo e Bari, in un’ottica d’intelligenza dei servizi e delle strutture (pur senza citare direttamente le Smart City), che traini con sé l’intero territorio.

In termini di modernità, per la rete ferroviaria si deve guardare ad esempio a elementi come il controllo in remoto dei treni e in questo siamo già tra i primi nel mondo. Servono però le grandi città, con un alto livello infrastrutturale, capaci di offrire servizi che consentano anche lo sviluppo dei collegamenti”.

Perseguire la sostenibilità implementando tecnologie energetiche per l’efficienza nel sistema ferroviario. L’analisi di Mauro Moretti, amministratore delegato Ferrovie dello Stato:

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.