Un bicchiere di vino al giorno fa bene alla salute e all’ambiente. La tradizione millenaria per la produzione di questa risorsa ha in sé tutti i principi della economia circolare. Dagli scarti vitivinicoli infatti si possono produrre elementi essenziali per l’industria alimentare, farmaceutica e agricola. Con quello che resta si produce energia e compost agricolo.

Cosa accadrebbe quindi se si mettessero a sistema le diverse fasi della lavorazione in un unico gruppo aziendale? E’ quanto ha fatto Caviro Extra. Nato come centro di distilleria dei vini, si è esteso alla produzione agricola acquisendo terreni in tutta Italia, producendo da noti vini da tavola a brand di alta gamma. Il cerchio si chiude con la costituzione della Enomondo, in partnership con l’utility Hera. La società si occupa della conversione degli scarti in compost agricolo ed energia. Il gruppo riceve circa 100.000 tonnelate di vinacce e fecce all’anno, da riconvertire in altre industrie.

Il percorso circolare del vino

Incontrati ad Ecomondo 2018, dove hanno annunciato il cambio di ragione sociale in Caviro Extra, abbiamo esplorato con Gabriele Bassi, direttore stabilimento Caviro Extra di Faenza, la visione enologica ed energetica che li ha portati ad essere “il vigneto più grande d’Italia”.

 

Produrre energia dagli scarti della lavorazione del vino, un costo o un guadagno?

Produrre energia dai propri scarti in modo da alimentare interamente il proprio impianto e venderla in rete. Una esperienza vincente per quanto la normativa non sia sempre molto agile. Vediamo perchè nel video.

State vivendo i limiti dell’End of Waste?

 

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.