Lo scorso 20 novembre le istituzioni europee hanno raggiunto a Bruxelles, nell’ambito del trigono, un accordo in merito all’aggiornamento del regolamento UE sui fertilizzanti, dopo più di due anni dalla prima proposta della Commissione. Insieme a Giovanni Toffoli, Presidente di Assofertilizzanti (Federchimica) abbiamo approfondito alcuni aspetti legati all’intesa e, più in generale, al binomio fertilizzanti/sostenibilità ambientale.

Quali sono, a suo avviso, i punti più rilevanti, dal punto di vista della tutela ambientale, emersi dal confronto delle istituzioni UE sull’aggiornamento del regolamento sui fertilizzanti?

Una premessa fondamentale: a Bruxelles nei giorni scorsi si è raggiunto un compromesso che spiana la strada al prossimo aggiornamento del Regolamento UE. È un passo importante – che Assofertilizzanti saluta con ottimismo – ma l’avvallo definitivo deve ancora avvenire. Detto questo, ci piace constatare come il Regolamento europeo, nonostante sia preposto essenzialmente a codificare i requisiti qualitativi dei prodotti di riferimento, stabilisce anche specifici criteri di salvaguardia e tutela ambientale. Non è cosa da poco, significa stimolare, anzi normare, fra tutti i player del settore atteggiamenti sempre più ecologicamente sostenibili. Il nuovo Regolamento porterà ulteriori dettami ai quali dovremo adeguarci. I parametri produttivi saranno più stringenti e cautelativi a tutto vantaggio del consumatore finale. Per i produttori di fertilizzanti sarà uno stimolo non certo un freno. Teniamo presente che le nuove regole saranno valide a livello europeo e ciò porterà una chiarezza condivisa sulle circolazione di fertilizzanti fra Paese e Paese.

I parametri produttivi saranno più stringenti e cautelativi a tutto vantaggio del consumatore finale.

Per i produttori di fertilizzanti sarà uno stimolo non certo un freno.

Uno dei temi più dibattuti è stato il limite per il cadmio nei concimi fosfatici. Qual è la sua opinione in merito?

Quanto approvato va nella direzione di rispondere alle sfide ambientali rappresentate dalle possibili contaminazioni del suolo. Il limite introdotto per il cadmio, pari a 60 mg/Kg, è ben al di sotto della soglia di pericolosità (75 mg/Kg) identificata da più studi scientifici condotti da Università di rilievo a livello internazionale. Un limite giustamente rigoroso per un’agricoltura sempre più moderna più sostenibile. Condividiamo la scelta: da sempre Assofertilizzanti è espressione del mondo agricolo e del ‘fare agricoltura’ in modo corretto. Nel suo agire quotidiano, questa Associazione è guidata da un monito prioritario: prendersi cura della terra e dell’ambiente che da essa trae vita.

Per questo importante traguardo, ringraziamo le Istituzioni Comunitarie e in particolare l’Onorevole Elisabetta Gardini – relatrice della Commissione Ambiente del Parlamento europeo per questo provvedimento – che ha svolto il suo ruolo con assoluta autorevolezza, adottando il consueto approccio basato sulla scienza (senza cavalcare l’onda di facili populismi) e dimostrando attenzione nei confronti non solo delle imprese del settore (e soprattutto delle PMI attive in Italia), ma anche dell’intero comparto agroalimentare nazionale.

Come il testo declina nello specifico il tema dell’utilizzo circolare e virtuoso delle risorse? Può darci qualche esempio dei punti menzionati nel regolamento relativamente alle norme comuni per la conversione di rifiuti organici in materie prime da usare per la produzione di fertilizzanti? In generale quali sono le opportunità legate al binomio fertilizzanti/economia circolare?

Quella della valorizzazione delle ‘materie prime seconde’ è una delle priorità del nuovo Regolamento. Se non recuperabili e se non recuperati, finirebbero in discarica come rifiuti. Un esempio per tutti sono i sottoprodotti di origine animale, materie prime fondamentali per la produzione di concimi organici e organo-minerali di elevata qualità. Parallelamente, però, per essi viene giustamente richiesto che raggiungano il cosiddetto ‘end-point’, ovvero quel punto lungo la catena di fabbricazione di un prodotto che demarca il limite fra pericolosità e non pericolosità per la salute umana e ambientale. Non ci si ferma qui: oltre ai sottoprodotti di origine animale sarà possibile recuperare altre tipologie di sostanze dal potenziale elevato. Tutti segnali davvero interessanti.

Dal punto di vista economico, come il regolamento punta ad aprire il mercato dei fertilizzanti organici in Europa?

Verrà finalmente sancito un principio fondamentale: libera circolazione dentro i confini dell’Unione europea per tutti i prodotti fertilizzanti. Ad oggi i prodotti non normati dall’attuale Regolamento, per poter circolare nei confini UE devono rifarsi al principio del ‘mutuo riconoscimento’ che implica l’accettazione da parte di ogni Stato comunitario dei prodotti legalmente fabbricati negli altri Stati, anche se sulla base di prescrizioni diverse da quelle nazionali. È vero, tale principio è oggi una via d’uscita per la circolazione di fertilizzanti in Europa, ma implica inevitabilmente aggravi burocratici e costi aggiuntivi per le dinamiche dell’export di tante imprese produttrici. La libera circolazione, inoltre, agevolerà la concorrenza portandosi dietro conseguenti benefici per l’intero settore.

Secondo lei, al di là dei contenuti del Regolamento, quali sono le priorità su cui concentrare l’attenzione per promuovere la sostenibilità ambientale nel comparto dei fertilizzanti?

Resta fondamentale promuovere politiche che agevolino l’utilizzo di strumentazioni moderne per l’applicazione razionale e controllata dei fertilizzanti. Queste strumentazioni sono già a disposizione ma, è giusto ricordarlo, sussistono ancora grosse barriere culturali ed economiche che ne impediscono una proficua diffusione.

La sostenibilità di un prodotto non dipende solo dalla sua salubrità, ma anche dalle sue modalità di impiego. Resta fondamentale promuovere politiche che agevolino l’utilizzo di strumentazioni moderne per l’applicazione razionale e controllata dei fertilizzanti. Queste strumentazioni sono già a disposizione ma, è giusto ricordarlo, sussistono ancora grosse barriere culturali ed economiche che ne impediscono una proficua diffusione. In parallelo sarebbe opportuno definire nuove strategie volte a mitigare gli impatti ambientali e tese a raggiungere l’obiettivo a lungo termine di una migliore qualità dei suoli, dell’aria e delle acque. A tal fine è sicuramente auspicabile l’adozione delle ‘Buone Pratiche Agricole’, ovvero di codici di condotta che comprendono anche tecniche di gestione virtuosa dei fertilizzanti. L’agricoltore moderno deve comprendere fino in fondo che è opportuno fornire nutrimento alla terra solo in risposta a effettivi bisogni e attraverso tecnologie che ci consentano di evitare inutili sprechi.

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.