Adoperare la fibra di canapa come isolante al posto degli elementi più comuni impiegati in edilizia per ridurre i consumi di climatizzazione e realizzare edifici più efficienti (tra gli obiettivi strategici di sviluppo del nostro Paese). È l’obiettivo del progetto Effedil di cui ci parla Vincenza Anna Maria Luprano del Laboratorio Materiali funzionali e tecnologie per applicazioni sostenibili di Enea-Brindisi.

Edifici più sostenibili con la canapa: come nasce il progetto Effedil?

Il progetto Effedil è stato ideato nel 2011 per rispondere ad un bando PON – Ricerca e Competitività relativo alla passata programmazione 2007-2013 che aveva come finalità quella di potenziare i distretti tecnologici e i laboratori pubblico-privati nel settore energia. Effedil è stato ben valutato e, quindi, finanziato nel 2013. Siamo entrati nel vivo delle attività nel 2014 rimodulando alcuni interventi diventati obsoleti dal punto di vista della ricerca. L’ammontare totale del costo del progetto è stato di circa 4,5 mln di euro di cui circa 0,6 sono stati spesi da Enea per effettuare le attività di ricerca industriale e di sviluppo pre-competitivo.

Perché avete scelto di adoperare la canapa?

Uno degli obiettivi dell’Agenzia, all’interno di Effedil, era quello di sviluppare un prototipo di laterizio innovativo efficiente dal punto di vista energetico, adatto ai climi mediterranei, utilizzando scarti di origine vegetale da applicare nei fori del laterizio. Alla fine abbiamo scelto la canapa come materiale di riempimento del nostro laterizio e ne abbiamo studiato le proprietà per questa applicazione. Abbiamo anche lavorato sulla messa a punto di impasti di laterizi più sostenibili e di metodologie di audit energetico strumentale da effettuare in campo in maniera celere e accurata.

Dove viene coltivata? La sua coltivazione richiede un elevato uso d’acqua?

La canapa che abbiamo utilizzato, per le nostre sperimentazione, è prodotta e trasformata localmente, in Puglia. La canapa non ha bisogno di molta acqua, ma quella coltivata in zone piovose riesce a raggiungere altezze maggiori. Le coltivazioni che ci sono nel Salento producono canapa alta anche 2,5 metri senza impianti di irrigazione. È molto importante però preparare bene il terreno dicono gli esperti.

È un materiale che può rendere più salubre l’ambiente domestico?

La salubrità degli ambienti confinati è un argomento che ci sta molto a cuore. Per verificare questo, stiamo mettendo a punto delle metodologie e strumentazioni per la valutazione della qualità dell’aria indoor, che  speriamo di sperimentare quanto prima in ambienti confinati come le scuole. Ci piacerebbe anche effettuare dei monitoraggi in case di recente costruzione, realizzate anche in canapa.

L’uso della canapa ai fini della costruzione edilizia è consentito in Italia?
Dal 1997 è possibile in Italia coltivare la canapa da fibra, purché il contenuto di THC sia inferiore allo 0,3%. Nel momento in cui si decide di seminare la canapa, è necessario acquistare dei semi certificati ed è necessario solo fare una denuncia di semina alle autorità competenti. La legalità si gioca sul contenuto di THC (tetraidrocannabinolo) che nel caso della Cannabis Sativa da noi studiata è, ovviamente, sotto i limiti di legge. Per quanto riguarda specificatamente il settore edilizio sono già in commercio dei prodotti a base canapa.

Parlando di efficienza energetica, potrebbe essere sfruttata per migliorare le performance del vetusto panorama immobiliare italiano?

Anche su questo punto abbiamo delle idee che vorremmo sperimentare all’interno di un progetto di ricerca, qualora ci venga finanziato. Sicuramente aiutare la filiera della riqualificazione edilizia con prodotti performanti, locali e soprattutto sostenibili è uno degli obiettivi che l’Enea si pone. Abbiamo intenzione di approfondire le modalità di trattamento della canapa con sostanze naturali al fine di ottenere dei biocompositi più compatti e nello stesso tempo traspiranti.

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