Verso una Formia più “open”

Formia Trovare nuove risorse per riuscire a portare avanti i progetti “smart” della città. Questo l’obiettivo di Formia, città “intelligente” capace di risponde ai bisogni e alle esigenze del cittadino. L’intervista a Claudio Marciano, Assessore alla sostenibilità urbana e città intelligenti del Comune di Formia.

Qual è stato l’obiettivo perseguito dal comune di Formia e in quanto tempo è stato raggiunto?

A inizio mandato la Giunta Comunale ha predisposto una delibera in cui venivano definiti gli obiettivi dell’agenda digitale comunale (allegato 1): questo, a seguito degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale in sede di insediamento e discussione delle linee programmatiche generali. Per sommi capi, i risultati attesi entro cinque anni prevedevano la copertura integrale del territorio comunale con banda larga, l’attivazione di punti wi-fi gratuiti in tutte le piazze comunali, la realizzazione di una piattaforma di servizi e-gov per il cittadino, l’applicazione di ICT nei sistemi complessi, in particolare rifiuti, mobilità, energia, sicurezza, al fine di un loro efficientamento. Da lì abbiamo proceduto interpellando il Governo (tramite INFRATEL), la Regione (tramite LAIT e FILAS), la Provincia, per comprendere le possibili modalità di collaborazione per il raggiungimento dei risultati e i finanziamenti disponibili; abbiamo costituito un settore specifico con la dizione ICT e agenda digitale comunale, abbiamo rinforzato le risorse comunali destinate alle azioni di tale settore, abbiamo reperito fondi comunitari e abbiamo cominciato ad avviare alcune iniziative. Tra le principali il progetto open data e ambiente, Formia Smart City, Formia WI FI nei quartieri e sui lungomare: nel primo è stato ottenuto un finanziamento da FILAS per 168.000 euro, con l’obiettivo di realizzare una piattaforma di dati aperti su tematiche ambientali come rifiuti, mobilità, inquinamento e altri assett (in corso di pubblicazion); nel secondo è stato ottenuto un finanziamento Regione-UE di 1.380.000 euro, con diversi assett di riferimento: energia, mobilità, trasporti e altro. Gli allegati 2,3 e 4 spiegano per dettagli il progetto definitivo: l’appalto è stato da poco aggiudicato e sarà consegnato il lavoro finale entro fine 2015.

Come avete trovato i fondi utili per finanziare i lavori e quali sono le previsioni riguardo i tempi di ritorno degli investimenti?

I fondi sono stati reperiti dalla Regione Lazio che li ha girati ai Comuni. Si tratta di fondi FESR 2007-2013 con finalità vincolata, in misura maggiore veicolati tramite i PLUS (progetti di sviluppo locale). Il Comune è stato abile nel partecipare ai bandi, oltre che fortunato, come sempre in questi casi. Sebbene di colore politico diverso, la precedente amministrazione ha lavorato molto su questo profilo e la ringrazio: noi stiamo provando a spendere bene e a trovare altre risorse.

Open data: a che punto siete? I vostri dati sono fruibili, ad esempio, da aziende e cittadini?

Il progetto open data è in corso di ultimazione. E’ stato realizzato un portale denso di dati, tuttavia c’è ancora molto da fare, soprattutto a livello di “sistema” che ancora tende a rifiutare l’ottica “open”. Mi spiego meglio: il portale è stato realizzato da un team di esperti scelti con bando nazionale, tuttavia esso va mantenuto e reso vivo sia dagli utenti sia dalle “persone”. Se dal basso vedo grandi disponibilità, a livello istituzionale noto ancora una cultura del “closed” data, della segretezza come strumento di potere. Infatti abbiamo ancora dati parziali, e abbiamo timore che non vengano aggiornati. Comunque sia, la pubblicazione del portale è un passo in avanti notevole e siamo contenti di dare l’esempio come città.

Questi lavori sono facilmente esportabili anche in altri comuni?

Non credo sia esportabile un modello di città intelligente, uno dei requisiti per esserlo infatti è comprendere che ogni tessuto urbano ha una sua soluzione, un suo percorso da seguire. Tuttavia, la piattaforma che l’osservatorio ANCI, su mandato di AGID, sta per pubblicare è un’ottima notizia: vuol dire scambiarsi esperienze, leggere cosa fanno i più bravi e soprattutto come portano avanti le cose. Formia sta passando da una situazione di totale assenza di politiche per la digitalizzazione a un’ottica pianificata e strategica su tanti settori. Penso ai rifiuti, dove abbiamo da poco approvato un piano industriale ambizioso come Formia Rifiuti Zero (pubblicato sul sito del Comune e discusso con i cittadini), oppure alla mobilità, dove stiamo sviluppando i tre piani (traffico, sosta e trasporto pubblico) cercando interazione con i cittadini e nuove soluzioni per una maggiore sostenibilità urbana. Non crediamo di essere una best practice perché abbiamo ancora molto da fare, ma siamo abbastanza soddisfatti di come stiamo procedendo e sempre lieti di metterci a disposizione di chiunque voglia crescere con noi.

Parlando della rete di connessione wi-fi cittadina, quali sono i problemi relativi alla sua implementazione e quali i possibili scenari futuri?

La rete wi-fi cittadina di Formia sta per avere un grande investimento: l’attivazione di 20 punti di wi-fi pubblico che copriranno in buona sostanza tutta la città, nei luoghi di aggregazione come parchi, lungomare e piazze principali. L’intervento è un collage di finanziamenti passati e presenti che abbiamo tuttavia voluto mettere insieme in un unico appalto per la rete comunale. Dobbiamo ringraziare inoltre la Regione Lazio, e la sua azienda LAIT in particolare, per averci concesso cinque hot spot gratuiti. Attualmente solo la biblioteca, la piazza principale della città e la villa comunale sono connesse: la nuova infrastruttura, che vedrà il proprio funzionamento entro la primavera, dovrebbe migliorare molto la situazione.

Anche i cittadini sono pronti a diventare “smart”?

La cittadinanza e, per certi versi, la città può diventare smart: i cittadini sono troppi e troppo diversi per potersi adeguare a una visione di politica urbana. Smart city e citizenship cosa vuol dire? Il governo sta preparando uno statuto per definire i valori principali e un sistema di indicatori per misurare quanto vengono rispettati nei vari contesti italiani: un’iniziativa interessante, sebbene un po’ troppo top down per i miei gusti. Del resto, la letteratura accademica ha opinioni discordanti e forse, se ognuno di noi provasse a definire il concetto di “smart” rischierebbe di dare una risposta sempre diversa. Per me una smart city unisce innovazione digitale, capitale umano e sostenibilità ambientale: prova a migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini usando ICT e applicandole al lavoro, ai servizi pubblici, al tempo libero, con l’obiettivo di ridurre i rischi ambientali e creare maggiore benessere. La discussione sarebbe lunga, a partire dai paradigmi culturali che hanno originato questa visione, dai rischi che una sua fagocitazione acritica produce.

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