Efficientare i condomini partendo dal basso

CondLa maggior parte della popolazione nazionale vive all’interno di realtà condominiali e, seguendo i mutamenti tecnologici e tecnici che scandiscono l’evoluzione dei modelli di insediamento abitativo, potrebbe contribuire positivamente ad una evoluzione della qualità della vita comune. I condomini, che oggi vengono visti come soggetti indipendenti e distaccati gli uni dagli altri, potrebbero invece promuovere sinergicamente una migliore qualità della vita, all’interno dell’edificio come della città, e ridurre la spesa energetica collettiva. Sono circa 400 mila – su 1 milione stimati – i condomini italiani colpevoli di emettere annualmente 4 milioni di TEP e circa 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che invece potrebbero dare vita a quella che viene definita una smart community.

Per procedere su questa strada occorre però partire dal presupposto che il condominio non può più essere visto “solo come un centro di spesa, ma deve essere paragonato ad un’azienda perché può produrre e accumulare energia grazie alle innovazioni tecnologiche presenti in commercio” spiega Rosa Palisi, Amministratrice di un immobile in Via Giuseppe de Marini a Roma.

Ma per adottare queste soluzioni ad elevato impatto ambientale ed economico occorre scansare il concetto di interesse privato in nome di un benessere collettivo. E l’amministratore formato e informato si figura come il collo di bottiglia per il convincimento dei singoli utenti circa le azioni di riqualificazione ed efficientamento: “all’interno del mio condominio la spesa per l’illuminazione interna ammonta al 50% dei costi energetici complessivi – prosegue la Palisi -. Cercando online la soluzione migliore per l’edificio, ho trovato in vendita su un sito straniero delle plafoniere dotate di sensore di presenza per l’accensione e lo spegnimento simultaneo e di ricarica incorporata in caso di mancanza di energia. Da un mese circa anche una ditta italiana ha cominciato a commercializzare ad un prezzo accessibile (circa 70 euro) questo tipo di prodotto”. E se questa dei Led si configura tra le soluzioni più vagliate ed accessibili, il mercato italiano oggi consente di fare un passo in più: “l’innovazione tecnologica più recente è PowerWall la batteria domestica di Tesla che, da neanche un mese in vendita, durante il giorno accumula l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici per renderla successivamente disponibile. Lo scorso 21 luglio ho richiesto un appuntamento sul sito per ricevere una valutazione tecnica e un preventivo di spesa per l’installazione sull’edificio”.

Ma all’amministratore che assomiglia al “padre di famiglia”, figura che ha cura del bene comune e guida i propri condomini fiduciosi, si affianca quella che, in narrazione, è definita l’antagonista. Chi esercita da prima dell’entrata in vigore della Legge n.220/2012 “Modifica alla disciplina del condominio negli edifici” (la quale introduce come requisito alla nomina il possesso di un diploma di scuola media superiore, il superamento di un corso di formazione professionale e la frequenza sistematica di attività formative) può non essere effettivamente formato sull’uso degli spazi comuni per l’installazione di impianti di produzione energetica. E, dalla maggior formazione e trasparenza  (per la quale, all’art 71 della stessa legge, si contempla la possibilità di aprire un sito internet condominiale), il passo verso l’opacità è breve. Ad esempio sono pochi, come sottolineato da Giovanni Pivetta di Habitami, “coloro che avvertono gli utenti del cambio di fornitura di energia o gas. Nonostante la riforma del condominio del 2012, il padre padrone resta l’amministratore, il quale non si concentra sui lavori di manutenzione straordinaria, ma punta ad essere una grande ‘centrale d’acquisti’”. E può capitare che quando si cerca di fare informazione circa i diritti degli utenti (è il caso di Habitami) all’interno delle città come delle assemblee condominiali, “solo nel 30% dei casi gli amministratori sono concordi, rivelandosi professionisti interessati a dialogare”. Nel 70% dei casi si perde, quindi, l’opportunità di far capire che non è corretto ottimizzare solo il proprio appartamento, ma occorre “pensare alle parti comuni per valorizzare nel complesso l’edificio”. E per farlo numerose sarebbero le possibilità, vecchie e nuove: oltre alle detrazioni fiscali al 65% (che restano un surplus perché la realizzazione di un impianto si ripaga da sé) e al conto termico, si potrebbe pensare di allargare la detrazione al condominio “in questo modo sarebbe più semplice avviare il 90% degli interventi richiesti per la riqualificazione; al massimo diventerebbe una questione di interessi, spalmabili in una decade”. Altrimenti valutabile la possibilità di promuovere l’efficienza al pari di “una sperimentazione come fondo di garanzia, ovvero fornire garanzie alle banche perché queste concedano prestiti chirografari privi di ipoteca”.

Fermo restando la multidisciplinarietà e la trasversalità della materia efficienza e assodate le esigenze delle singole territorialità, in una società che fa della partecipazione e della condivisione il proprio mantra, emerge l’attrattività delle proposte a tendenza sociale: “Sul sito Habitami la campagna “Io condivido il condominio” dimostra che alcune aziende vogliono mettere a disposizione l’asciugatrice, esulando il singolo dall’adozione di elettrodomestici – spiega Pivetta -. C’è anche la possibilità di installare negli spazi comuni una casa dell’acqua: le imprese forniscono impianti innovativi per gasarla o filtrarla. Infine possiamo pensare all’edificio come luogo di condivisione ad esempio per il wifi e l’adsl”. Però? “Però bisogna convincere le persone che questi interventi sono utili, anche perché alcuni utenti sono molto egoisti e non adottano la logica della condivisione. Bisogna declinare l’efficienza come qualcosa di cool, anzi meglio: di fashion”. In poche parole: fare informazione è necessario, efficientare è vantaggioso e adottare la logica dell’“uno per tutti, tutti per uno” potrà permettere un vero salto di qualità. Magari consentirà di percorrere strade, come quella proposta dalla Parisi, che ad oggi rischiano di apparire utopistiche: “L’energia prodotta dai condomini potrebbe anche essere donata: pensiamo agli ospedali, ai benefici che potrei dare se d’estate rinfrescassi gli ambiente con l’elettricità da me prodotta”.

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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste