Eureka!, ho trovato la sostenibilità

Sostenibilit IndustriaQuando si parla di sostenibilità ed efficienza energetica si ha la percezione di avere a che fare con uno scibile senza confini. Questo perché ogni volta che l’uomo impatta sull’ambiente ottiene degli effetti uguali e contrari, quasi incontrollabili. Per questa ragione, di libero arbitrio si può parlare (anzi, forse, si deve) anche quando il discorso si focalizza sulle fonti rinnovabili e, dagli elementi più pragmatici – attinenti al settore finanziario e a quello tecnologico -, si passa a quelli intangibili relativi alla formazione e all’informazione.

Il portale del progetto Eureka!, presentato da Orizzontenergia nel corso del convegno svoltosi lo scorso 28 ottobre al Senato della Repubblica, vuole appunto dimostrare l’importanza della libertà di azione dell’utente che si prefigge l’obiettivo di realizzare un impianto a fonti rinnovabili: “Il lavoro vuole calcolare l’indice di sostenibilità globale ottenuto dalla media di tre fattori: il sottoindice di sostenibilità economica (che ha meno valore), socio-istituzionale (che tiene conto del rafforzamento della sicurezza dell’approvvigionamento, della riduzione della dipendenza energetica dall’estero e della creazione di posti di lavoro) e ambientale (che ha il peso maggiore) – spiega Gianmarco Paris, Modello metodologico. In quest’ultimo caso si considera l’impatto sulla fauna e viene fornito, a seconda della tipologia di impianto, un supporto cartografico: frequente è l’esempio dell’impatto dei generatori eolici sul paesaggio”.

Perché di paesaggio è importante parlare: pensiamo agli uliveti pugliesi e ai vigneti marchigiani, aree agricole che hanno dovuto coesistere con la realizzazione di impianti eolici: “Non bisogna fermarsi al business plan e al ritorno economico: l’impresa non può solo speculare, ma ha il compito di dialogare con la comunità che deve convivere con queste opere – sostiene Fabio Bocchiola, presidente di Repower Italia. Siamo stati i primi a inserire tra i principi fondamentali della costituzione all’articolo 9 la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione: il carattere territoriale, come stabilito nel 2000 dalla Convenzione europea del paesaggio, deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalla loro interazione”.

Non bisogna, certo, fermarsi al mero ambito economico, ma non bisogna nemmeno sottovalutare l’importanza della mutevolezza e della complessità dell’intero quadro in cui si opera. Perché stabilito l’assetto normativo e i target ambientali e avallata l’analisi tecnica del progetto, agli opinion leader non resta che ricordare sempre l’interrelazione in un ambito di lavoro così complesso. Così Edo Ronchi, presidente Fondazione per lo Sviluppo sostenibile: “Questi tre fattori non vanno sovrapposti, ma integrati: anche la valutazione economica deve inglobare quella ambientale. Da qui occorre sottolineare il rilievo della greeneconomy (creazione di un benessere esteso che tuteli servizi resi dall’ecosistema) come pilastro dello sviluppo sostenibile. Ecco che l’indice economico deve includere l’internazionalizzazione dei costi esterni e dei vantaggi economici nei bilanci delle imprese”.

Interrelazione che deve trovare addetti ai lavori preparati e pronti ad adeguarsi e a rispondere alle esigenze di mercato per un lavoro di continuo miglioramento. Come sottolinea Matteo Codazzi, Ad di CesiLa rincorsa alle rinnovabili è sostenibile dal punto di vista della stabilità della rete elettrica? L’adozione di nuove tecnologie potrebbe cambiare i parametri dell’equazione dei costi: nei prossimi 3-5 anni il costo delle batterie scenderà e questo consentirà di risolvere i problemi legati alla fruizione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e ai problemi di rete. Parlando di efficienza energetica resta un problema politico: il comparto deve adottare un approccio strutturale, integrare le politiche ambientali con quelle economiche ed energetiche e lavorare in maniera coordinata con le imprese”.

 

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