Italia, motore ingolfato nel trasporto alternativo

Cop Marzo2015Per tagliare le emissioni di gas serra e ridurre l’import di petrolio l’Europa punta sulla mobilità alternativa. Con l’approvazione del Regolamento 443/2009, nel 2009 Bruxelles ha focalizzato l’attenzione delle case automobilistiche sulla riduzione progressiva delle emissioni di CO2 imponendo un limite di 95 g/km al 2020. Gli stati membri dell’UE, che nel febbraio 2104 hanno approvato l’accordo, si stanno muovendo soprattutto per limitare l’impatto sul territorio del traffico su gomma, responsabile di un quarto delle emissioni di CO2.

Anche l’Italia dal canto suo registra l’inefficienza dei veicoli stradali. Per quanto l’industria automobilistica abbia registrato importanti risultati nella riduzione dei livelli di biossido di zolfo, monossido di carbonio, benzene e piombo, il particolato atmosferico, l’ozono e il biossido di azoto sono ancora tra gli inquinanti pericolosi per la cittadinanza. Anche per il benzoapyrene, idrocarburo policiclico aromatico che si trova nel particolato fine e che deriva dall’usura degli pneumatici, l’EEA registra nel Paese concentrazioni medie annue superiori ai limiti.

Quella dei trasporti, dunque, è un campo dove bisogna vincere la battaglia della sostenibilità.

NEL MONDO

Da un lato lo sviluppo dei combustibili gassosi, tecnologie “ponte” a basso impatto ambientale, potranno contribuire sia a ridurre l’inquinamento dell’aria nelle nostre città (con una riduzione annua stimata di circa 1,2 milioni di di CO2 al 2020 e di 3,5 milioni di tonnellate al 2030), sia a favorire l’utilizzo del biometano – prodotto dai rifiuti organici – per l’autotrazione. Come rilevato nel rapporto di dicembre 2014 “Green Economy e veicoli stradali una via italiana” redatto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, l’attuale stock di auto a gas circolante in Italia è, in termini assoluti, pari al 76,8% del parco europeo per le auto a metano e per il 26% di quelle a GPL. Negli ultimi anni l’aumento delle vendite di queste auto ha testimoniato l’eccellenza italiana nella produzione del veicolo e nella componentistica, nella rete di officine di trasformazione e nel progressivo adeguamento della rete dei punti di distribuzione (nel periodo 2005-213 si è superata la soglia dei 1000 punti vendita di metano e dei 2000 di GPL). E ha dimostrato che la normativa è un tassello indispensabile allo sviluppo dell’automotive (basti pensare che in Piemonte, dove i veicoli a doppia alimentazione sono esentati dal pagamento del bollo auto, le vendite di auto nuove a gas sono aumentate del 210% nel 2013 rispetto al periodo del pre-intervento, il 2007).

Dall’altro la E-mobility è diventata una pedina strategica sulla scacchiera della sostenibilità, potendo contribuire alle sfide poste dai cambiamenti climatici, dalle esigenze strategiche degli approvvigionamenti energetici e dall’aumento del prezzo del petrolio. Il recente studio “Fueling Btirain’s Future” dell’Università di Cambridge commissionato dall’European Climate Foundation ha dimostrato che in Gran Bretagna l’importazione di petrolio sarà ridotta del 40% grazie agli EVs. Secondo quanto rilevato dall’Università, la scelta dell’auto elettrica, oltre a ridurre del 47% le emissioni dannose di CO2 entro il 2030, contribuirà a creare di nuovi posti di lavoro nel Paese, tra i 7.000 e i 19.000. Anche oltreoceano le potenzialità della mobilità alternativa sono note: nei primi due mesi dell’anno il mercato statunitense ha venduto 12.998 EVs (contro le 13.021 del 2014 stando ai dati di Insideevs.com) e la Cina è passata dalle 20.000 alle 85.000 vendite nel biennio 2013-2014. Un salto importante che, superando l’ostacolo del protezionismo sulle vendite regionali, potrebbe consentire al Paese di superare lo storico concorrente, facendo forza sugli sgravi fiscali approvati lo scorso anno (a settembre le vetture alimentate a energie pulite sono state esentate dal pagamento delle tasse sull’acquisto) e sulla volontà del Ministero per l’Industria di promuovere a livello nazionale altre 336.000 auto elettriche, anche grazie ai supercharger attivati ogni 50 km sul tratto autostradale che collega la capitale con Shangai. E mentre qui la strada del cemento è innervata dall’elettricità, il Paese del Sol levante si muove con l’idrogeno: Toyota, Nissan e Honda hanno recentemente siglato una “santa alleanza” per promuovere l’infrastrutturazione del Giappone.

IN ITALIA

Tornando in Italia, le disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni adottano un approccio “technology-neutral” allineato all’orientamento OECD. Il Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (PNIRE), che poggia sulla Proposta di Direttiva Europea del 2013, ha previsto un fondo di 20 M di euro per il 2013 e di 13 M  per il 2014. Ma le auto ecologiche riguardano ancora un mercato di nicchia: mentre l’Europa conta 252.800 EVs e 22.600 colonnine di ricarica, per l’Italia i numeri sono ridimensionati, rispettivamente 6.810 e 708.

NEI COMUNI

I comuni italiani in questo assetto giocano un ruolo fondamentale perché possono, al contempo, incanalare le normative nazionali e rispondere alle esigenze dei cittadini. Alcuni, però, non si qualificano all’altezza delle aspettative: a Matera la Ztl raccoglie lo scontento dei residenti, i quali non escludono di attuare una class action nei confronti del Comune. Sotto accusa l’inefficienza del sistema dei varchi elettronici che lascia circolare le automobili in modo arbitrario, esempio di come oggi la necessità di organizzare la circolazione urbana sia impellente. E dalla Capitale della Cultura a quella dello Stato, il fil rouge è l’insoddisfazione dei cittadini. Mentre Bruxelles sta lavorando alla bozza della nuova strategia per l’energia, l’Italia non riesce a promuovere la mobilità alternativa a Roma, dove sarebbe necessario abbandonare la via del petrolio a favore di quella dell’elettrico per semplificare la vita dei pendolari, attrarre nuovi flussi turistici e approfittare delle opportunità della sharing economy (servizi come Car2Go, BlaBlaCar e Uber sono ormai valide alternative alle offerte istituzionali). Possibilità che iniziano a coinvolgere anche gli operatori telefonici: da Telecom Italia, che sta lavorando sulla tecnologia NFC per realizzare chiavi digitali adoperabili dai servizi di car sharing al float managing, a Vodafone Italia, che ha recentemente acquisito l’italiana Cobra per sfruttarla nelle tecnologie machine to machine.

Come dichiarato da ATAC, a Roma il parco mezzi di superficie su gomma è composto da 2152 autobus (1042 con età compresa tra i 10 e i 15 anni) e 164 tram: 738, la maggior parte, sono IVECO 491,12,29 Cursor classe Euro 3 con età media di 12,8 anni, 375 IVECO 491.12.27 Cursor con impianto CNG ed età media 8,1 e 206 CITELIS 12 M 3 P euro 5 ed età 1,3. I mezzi alternativi sono quasi assenti: oltre a 7 IVECO CNG biometano circolano 2 BMB M200 elettrico e 1 IRISBUS Elettrico. Le linee coperte da veicoli elettrici sono tre (116/117/125) e le operazioni di ricarica e manutenzione ordinaria (ogni 20.000 km) e straordinaria sono svolte dall’Agenzia stessa. Con il nuovo piano industriale approvato nel 2014, l’azienda ha dichiarato di voler recuperare risorse per procedere all’acquisto di nuovi bus entro l’arco di vigenza dello stesso e finora ha acquistato circa 300 nuovi bus e 15 convogli per la metropolitana, treni che gradualmente saranno immessi in circolazione. In alternativa punta sulle operazioni di revamping del rotabile, come avvenuto per 6 treni in esercizio sulla linea B/B1, oggi con età media di 4 anni circa ma costruiti originariamente nel 1985.

Ma per rendere la città più vivibile e agire, al contempo, sull’innovazione sociale e sulla sensibilizzazione dei cittadini, il presupposto è migliorare la qualità della vita.

La Regus Global Business Survey del MindMetre Research condotta lo scorso luglio su 22.000 manager e professionisti in 100 paesi ha mostrato che il 40% degli italiani impiegano oltre un’ora al giorno nel tragitto casa-lavoro. Proprio dalla capacità di integrare i processi nevralgici e vitali nell’ottica di promuovere il benessere sociale deriva la configurazione di “smart city”, etichetta conquistata dalla città di Firenze con il premio speciale Alphabet per il Progetto Ele.C.Tra ricevuto durante il convegno Green Pride della Business Mobility.

 

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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste