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Un incremento del 34% rispetto al 2016, pari a 90.000 tonnellate di RAEE gestiti, e di oltre il 400% a confronto con il 2008. Sono i risultati del 2017 del Consorzio Remedia, principale Sistema Collettivo italiano per la gestione ecosostenibile di tutte le tipologie di RAEE, pile, accumulatori e impianti fotovoltaici.

Crescita italiana in tutte le voci

Negli ultimi dieci anni, ossia da quando l’azienda ha effettuato il primo ritiro in Italia di rifiuti elettrici ed elettronici, la società ha gestito quasi 500.000 ton di RAEE. Nel 2017 la quantità registrata di rifiuti speciali domestici, ossia quelli prodotti dalle famiglie, è stata di 73.200 ton, il 26% in più sul 2016; quelli generati da aziende ed enti pubblici ammontano a 6.900 ton. Ben 9.900, poi, le tonnellate di pile o accumulatori portatili, industriali e per veicoli gestite dalla società, con un +186% rispetto all’anno precedente. Cifre promettenti anche per i rifiuti elettronici pericolosi, con 55.000 ton trattate.

Analizzando le 5 categorie di RAEE domestici di cui si occupa Remedia, si denota un aumento della raccolta di rifiuti del gruppo R3 tv e monitor del 32%, la stessa percentuale di incremento riscontrata per il gruppo R4 elettronica di consumo, informatica e piccoli elettrodomestici. In crescita del 23% anche il raggruppamento R2 “grandi bianchi”.
Il gruppo R1 freddo e clima, con un aumento del 12%, e l’R5 sorgenti luminose, con +29%, completano un quadro promettente per il nostro Paese.

La categoria dei RAEE si allargherà

L’eccellenza di Remedia – ha commentato il Direttore Generale del Consorzio Danilo Bonato – si concretizza nella capacità di offrire ai Produttori di AEE e pile un servizio di conformità normativa semplice, sicuro e conveniente. La nostra missione è di assistere le aziende nell’affrontare al meglio le sfide future, come l’entrata in vigore dell’ambito di applicazione ‘aperto’ della direttiva RAEE, con il quale saranno considerati RAEE, oltre agli attuali prodotti tecnologici a fine vita, anche numerose altre apparecchiature che oggi non sono considerate tali”.

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