Economia circolare, parte Cobat Zero Waste

Garanzia CobatAttivare gratuitamente e tramite un portale ad hoc una garanzia aggiuntiva in modo da disfarsi del prodotto giunto a fine vinta senza limiti di tempo e nel rispetto dell’ambiente. Rispondendo, anche, al principio dell’economia circolare. È l’iniziativa Cobat Zero Waste di Cobat, Consorzio nazionale raccolta e riciclo. L’intervista al Direttore operativo del Consorzio Claudio De Persio.

Tra le imprese cresce il senso di responsabilità verso l’azienda e i consumatori. Può fornirci maggiori dettagli sul progetto Cobat Zero Waste?

Il progetto nasce dalle nuove esigenze dei produttori e degli importatori di beni che, per legge, sono chiamati a occuparsi del fine vita dei prodotti che vendono sul mercato. Un obbligo che nel corso del tempo è diventato una necessità, un plus che testimonia la coscienza ambientale delle aziende, tanto più oggi che si parla in maniera sempre più dirompente di economia circolare. Oggi le imprese non vogliono semplicemente vendere ai propri clienti un prodotto, ma offrire un servizio che li tuteli e li segua in tutta la vita utile del bene. E anche oltre. È per questo che nasce Cobat Zero Waste, una garanzia totale sui prodotti, che copre anche il ritiro gratuito quando questi smetteranno di funzionare e l’acquirente se ne vorrà disfare.

A quali prodotti viene esteso?

Potenzialmente tutti. Attualmente il primo partner ad aderire è stato ABB, leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione. I primi prodotti garantiti Cobat Zero Waste saranno dunque i loro. Si tratta di batterie degli inverter solari con accumulo destinati a durare molto tempo. Il cliente si troverà a richiedere il ritiro anche tra molti anni. Auspichiamo di poter avere con noi presto altri partner importanti per estendere questa garanzia anche ad altre tipologie di prodotto.

Come riuscirete a garantire nel lungo periodo il ritiro gratuito per il cliente? 

Quel che ci preme sottolineare è che non ci saranno mai sorprese con il sistema Cobat Zero Waste. I soldi versati per coprire i costi vengono accantonati da Cobat in un fondo impignorabile indipendente dallo stato patrimoniale del consorzio, che non potrà mai venir intaccato se non per coprire appunto quei costi. In questo modo, la garanzia finanziaria ci sarà sempre, anche se malauguratamente tra 20 anni, quando il cliente avrà bisogno del servizio, il produttore o lo stesso Cobat non saranno più sul mercato.

Puntate anche a stimolare un minore uso/acquisto di materie prime?

Cobat si occupa da oltre 25 anni di economia circolare, promuovendo il recupero e il riciclo delle materie prime. Con il progetto vogliamo anticipare quanto ha intenzione di suggerire l’Unione Europea in termini di Circular Economy, con un maggior dialogo tra industria, riciclo e cittadini. Occupandoci di raccolta e riciclo, i nostri sforzi sono volti a massimizzare l’efficienza nell’uso di risorse. Il nostro obiettivo, inoltre, è stimolare il riutilizzo dei beni. Siamo sicuri che anche le istituzioni faranno la loro parte per spingere verso un sistema più virtuoso, che includa anche un uso più attento delle materie prime.

I dati prodotti con questi sistemi di tracciabilità saranno resi pubblici?

Per ragioni di privacy, la tracciabilità dei prodotti – in particolare quando ancora non sono considerati rifiuti – è limitata ad acquirente e produttore. In entrambi i casi, esistono aree riservate ad hoc per verificare i seriali dei prodotti e la garanzia. Inoltre, i produttori possono seguire il ciclo di vita finale dei loro prodotti, avendo la certezza che questi vengano trasformati in nuove risorse.

Qual è il beneficio economico e ambientale atteso con questo sistema?

Il progetto, semplificando il servizio di raccolta in modo tale che il cliente finale abbia finalmente la possibilità di fare scelte ecosostenibili con pochi click, punta ad arginare il fenomeno della dispersione dei rifiuti tecnologici. In questo modo, il nostro Paese avrà più risorse a disposizione e meno rifiuti smaltiti in maniera impropria. Speriamo di poter dare un contributo per raggiungere gli obiettivi di raccolta che l’Europa ci chiede. E, soprattutto, di poter restituire all’Italia una miniera di materie prime dimenticata.

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