Le potenzialità del project finance

ProjectfinanceLa carenza infrastrutturale nel nostro Paese e la necessità di far fronte alle sfide della globalizzazione, hanno portato, a partire dalla fine degli anni Novanta, ad una progressiva politica di intervento espansionistico nel mercato delle infrastrutture e delle grandi opere pubbliche, nonché ad una liberalizzazione del mercato dell’energia.

Nel contesto del quadro macroeconomico europeo, che prescrive un apporto finanziario sempre più limitato e contingentato da parte dello stato, si è sviluppata anche in Italia una tecnica di finanziamento già da tempo affermata nei paesi anglosassoni: il project financing, modalità strutturata di finanziamento, caratterizzata da alcune peculiarità (e.g. natura del soggetto destinatario dei fondi, modalità di rimborso dei capitali investiti, isolamento dei rischi (cd ring fence), rapporti contrattuali tra le parti coinvolte nell’operazioni) capaci di distinguerla da altre forme di finanziamento ‘convenzionali’:  tra le altre cose, il project financing consente di ridurre al minimo l’apporto di equity degli sponsor e fonda il rimborso del finanziamento (a medio/lungo termine) esclusivamente sui flussi di cassa derivanti dal progetto finanziato, sulla base di una attenta valutazione ex ante, dunque di un giudizio prognostico, sulla redditività attesa del progetto.

Il project financing può essere di tipo pubblico o di tipo privato. Nel primo caso, si inserisce in quelle forme di partenariato pubblico privato (PPP) volte a consentire una cooperazione tra le autorità pubbliche e il mondo delle imprese e delle banche, con l’obiettivo – per le pubbliche amministrazioni – di ridurre al minimo l’impiego di fondi pubblici, per la realizzazione di opere pubbliche, e in particolare di grandi infrastrutture. Il project financing ‘privato’ è invece normalmente utilizzato per il finanziamento della costruzione e gestione di impianti funzionali alla produzione di energia, con particolare applicazione al settore delle energie rinnovabili e, a differenza del PPP, non si fonda su un rapporto concessorio pubblico-privato.

Nell’ultimo decennio, i finanziamenti in project financing c.d. privato hanno avuto un incremento esponenziale, sia in termini di deal chiusi che di volumi erogati, soprattutto per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili. Molteplici fattori – quali una maggiore sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente, la volontà di ridurre la dipendenza energetica del nostro paese dagli idrocarburi e, conseguentemente, la copiosa incentivazione economica allo sviluppo delle green energies portata avanti dallo Stato – hanno evidenziato come il project financing sia lo strumento preferibile per la realizzazione e gestione di questi progetti.

Il favor verso questo tipo di finanziamenti è stato rafforzato, oltre che dalla propensione del sistema bancari, a finanziarie il redditizio mercato dell’energia da fonti rinnovabili, anche da una maggiore certezza circa le tempistiche di realizzazione degli impianti (certamente più rapide rispetto alle grandi opere infrastrutturali), dalla circostanza che tale settore si è dimostrato in grado di conciliare la costante evoluzione tecnologica con le esigenza dell’economia reale.

Si pensi, ad esempio, al comparto delle biomasse che, spaziando dagli scarti della produzione agricola e animale alla silvicoltura, favorisce lo sviluppo delle aree agricole e l’indotto economico locale, adattandosi rapidamente ai cambiamenti economici. E questo nonostante nel settore energia -al pari di quanto avviene per le grandi opere pubbliche – si sia assistito a cambiamenti normativi non prevedibili, e spesso poco lineari, che hanno reso difficoltosa un’effettiva stabilizzazione del quadro giuridico e di investimento.

Nondimeno, la redditività dei progetti nel settore energetico è resa evidente anche dalle prime applicazioni dei project bond “energetici”, che possono considerarsi come valide strutture – su logica project finance – alternative al finanziamento ‘diretto’, e che fanno invece ricorso al mercato dei capitali, tramite titoli di debito emessi nell’ambito di operazioni di project financing.

I project bond nascono, in particolare, per favorire lo sviluppo delle grandi opere pubbliche, soprattutto a partire dal 2011, ovvero nel momento di massima contrazione del mercato del credito. Tuttavia, negli ultimi anni, questo strumento ha trovato applicazione anche per la realizzazione di piccole infrastrutture o di impianti energetici, anche tramite l’utilizzo dei c.d. mini-bond: questo strumento, introdotto nel 2012, ha consentito alle PMI di accedere al mercato dei capitali con una forma di finanziamento alternativo al canale bancario, attraverso una normativa semplificata e un regime fiscale di favore, con l’obiettivo di agevolare l’accesso al mercato del debito per le società non quotate. L’introduzione del mini bond ha, dunque, contribuito a ridurre sensibilmente la distanza tra la normativa applicabile alle società non quotate rispetto a quella propria delle società quotate, con riferimento al mercato del debito, e ha ulteriormente ampliato e diversificato le modalità tecniche di configurazione delle strutture finanziarie su base project financing.

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