Catturare e stoccare la CO2 una attività costosa e in cui i parametri di sicurezza sono molto delicati, ma parliamo di una tecnologia non al futuro in quanto è Le grandi compagnie petrolifere hanno attivi diversi progetti su questo campo che di fatto permette di immettere sotto terra a volte sotto i mari le emissioni di CO2. Se ne parla nel corso del REM, Renowable Energy mediterranean conference, tenutasi a Ravenna (9-10marzo) La tecnologia è costosa, ma di fatto rappresenta il modo più veloce per catturare la troppa CO2 messa in atmosfera.
Il tema calzante restano i costi, mentre i tempi di messi in essere di un impianto sono abbastanza veloci (circa tre anni), per una struttura media ci evidienzia Gaetano Iaquaniello, Chairman 2016 il che considerato la corsa all’abbattimento di emissioni in cui siamo coinvolti a livello globali, apre una strada verso questa tecnologia.
Resta in sospeso la certezza della sicurezza e dell’impatto ambientale, la CO2 non è velenosa, ma di fatto essendo un gas inerte e pesante allontana l’ossigeno. Concetto introdotto dall’intervento del prof. Antonio Dell’Anno, Università Politecnica delle Marche che evidenzia come di fatto non ci siano certezze compravate su effetti e gestione degli stessi.
Ma la CO2 può anche diventare altro come dimostrano nei loro interventi il prof. Carlo Giorgio Visconti del Politecnico di Milano e Tonia Principe di Micoperi Blue Growth.
I quali suggeriscono rispettivamente di impiegare la CO2 come vettore di carbonio a basso costo attraverso la idrogenereazione catalitica e la possibilità di farla trasformare da alghe, impiegabili poi per uso alimentare o medicinale, che nel loro naturale processo di vita “consumano” CO2 (Vedi i video di seguito). Il tema centrale anche qui restano i costi del processo, il che rende la scelta sul come procedere non solo industriale ma anche politica.
Tonia Principe di Micoperi Blue Growth.
Prof. Carlo Giorgio Visconti del Politecnico di Milano
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