Si trova a vicino al porto di Thoothukudi sul Golfo del Bengala, nell’India meridionale, la prima centrale termoelettrica che applicherebbe su scala industriale la tecnologia del CCU (Carbon Capture and Utilisation).
I vantaggi
La struttura, come scrive il Guardian nel riportare la notizia, è in grado di catturare CO2 dalla caldaia a carbone e di usarlo per creare il bicarbonato di sodio. Attualmente il progetto va avanti senza l’aiuto di sussidi, un fatto rilevante per una tecnologia come il CCS che si caratterizza per i costi elevati. In particolare, come si legge sul sito inglese, l’azienda che ha creato la tecnologia legata al processo sostiene che con questa soluzione si andrebbero a bloccare 60 mila tonnellate di CO2 ogni anno.
La scoperta di due giovani chimici
il processo sfrutta una nuova sostanza chimica per lo strippaggio (il trasferimento di un gas disciolto in un liquido dalla fase liquida a quella gassosa) che, secondo Carbonclean, l’azienda produttrice, avrebbe prestazioni migliori rispetto all’ammina attualmente utilizzata: consumi minori di energia, minor corrosività e minori costi di produzione. A scoprire la nuova molecola due giovani chimici dell’Indian Institute of Technology di Kharagpur. Inoltre la CO2 così catturata dalla caldaia può essere usata per produrre bicarbonato di sodio, una sostanza che può essere impiegata per la fabbricazione di vetro, detergenti e prodotti di carta.
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