A Torino l’incubatore di Tim per l’IoT

Sperimentare le novità connesse alla rete 4G (che diventerà la 5G), ovvero alla tecnologia Narrow Band–IoT, prima di lanciare sul mercato dispositivi abilitanti per l’Internet of Things. Questo il proposito di Tim che ha inaugurato ieri il primo Open Lab di ricerca e innovazione in Italia con la collaborazione di Olivetti, polo Digital del Gruppo TIM.

Rivolto ad aziende, sviluppatori ed esperti del settore delle reti, il laboratorio consentirà di effettuare test e validazioni in un ambiente controllato prima del lancio commerciale dei dispositivi. Accelerare la ramificazione di servizi e applicazioni per una vita più “intelligente” e connessa diventerà più semplice: con il nuovo Open Lab di Torino, ha commentato Giovanni Ferigo Direttore Technology di Tim, sarà possibile “testare in modalità ‘live’ l’intero processo di realizzazione dei nuovi servizi Internet of Things, basati sulla rete ultrabroadband mobile di TIM”. Un’iniziativa che ne vuole confermare “il ruolo di abilitatore dell’Industry 4.0”, come sottolineato da Ferigo.

Infatti, sono oltre 10 mila i sensori per cella che sarà possibile gestire con la Narrow Band–IoT grazie alla maggiore estensione della copertura radio e al più alto livello di affidabilità e sicurezza. Un modo per migliorare le performance dei dispositivi e allungare fino a 10 anni la durata delle batterie. Questo in vista della crescita esponenziale dei dispositivi connessi attraverso l’Internet delle Cose, che passeranno dagli attuali 5 mld ai 20 mld nel 2020 fino ai 200 mld nel 2035.

Puntare su una rete mobile di nuova generazione e su piattaforme cloud sarà, quindi, importante per riuscire a mantenere sicura ed efficiente la comunicazione e la trasmissione di informazioni nel mercato dell’ICT, anche nell’ottica di costruzione di un modello sostenibile di città intelligente. Contatori smart, mezzi del trasporto pubblico, agricoltura sostenibile, automazione industriale e sicurezza sono tutti ambiti d’applicazione della tecnologia NB-IoT.