Verde pensile, se il giardino è high-tech

Giardino Hightech2Due piccole aree di sosta con mattoni di recupero posati a secco collocate ai lati del percorso pedonale esistente in cui sono state inserite aiuole di arbusti ed erbacee perenni. Un terrazzo di oltre 150 metri quadri con un orto in una struttura che sfrutta l’utilizzo di due soli materiali: il legno e la vegetazione. Questi sono due esempi di progetti architettonici che sfruttano il verde pensile in funzione di recupero realizzati da Harpo, azienda triestina specializzata nel settore del green building. Abbiamo approfondito le caratteristiche di questi giardini – high tech con Maurizio Crasso, Direttore della divisione verde pensile di Harpo. 

Quali sono gli step che caratterizzano la realizzazione di questi progetti? 

 La prima cosa da fare è verificare che il supporto abbia una portata idonea e che permetta una corretta gestione dell’acqua. Fatto questo andiamo a posizionare, se necessario, un telo di impermeabilizzazione e ad installare un filtro particolare che ha la funzione sia di proteggere dal danneggiamento meccanico lo strato di impermeabilizzazione, sia di trattenere l’acqua e rilasciarla in seguito alle piante nella modalità più opportuna. Sopra questa struttura viene sistemato un pannello speciale che è in grado, da un lato, di portare via l’acqua in eccesso, dall’altra, di trattenere l’acqua necessaria – si forma qualcosa di simile a delle vaschette – e di consentire la reazione delle radici. Una delle cose che magari tanti non valutano è l’importanza di mantenere una corretta ossigenazione delle radici, altrimenti le piante muoiono per asfissia. Una vola fatto questo si installa un geotessile filtrante e poi sopra il substrato, ovvero il terriccio. Naturalmente questo terriccio ha delle caratteristiche particolari: è un materiale minerale, completamente lapideo, c’è un po’ di sostanza organica dentro, ma molto poca. E’ costituito da rocce vulcaniche: deve essere leggero, trattenere l’acqua e allo stesso tempo l’aria e il nutrimento per le piante. 

Quale è la maggiore criticità legata alla realizzazione di questo tipo di giardini high – tech ?

Le criticità possono essere molteplici, ma fondamentalmente sono legate alla scelta corretta del sistema per eliminare l’acqua in eccesso. E’, inoltre, importante determinare gli spessori corretti del substrato: quello che noi cerchiamo di fare come linea guida  è mantenere un rapporto corretto tra l’acqua contenuta nel sistema e l’acqua che assorbono le piante. Le piante, infatti, non assorbono acqua in maniera sempre uguale, quindi bisogna monitorare quest’aspetto. Utilizzo un linguaggio poco scientifico per far passare il messaggio: le piante se sentono che c’è molta acqua assorbono tanto, se ne sentono poca assorbono poco, noi dobbiamo cercare di dare alla pianta il contenuto d’acqua corretto. 

 Quali sono le potenzialità dal punto di vista ambientale di questo tipo di progetti? E in particolare quali possono essere i vantaggi a livello energetico? 

I vantaggi sono molteplici: la bassissima manutenzione, il basso consumo di concimi, il basso consumo d’acqua. Questi sistemi regolano l’umidità,  ovviamente cedono ossigeno e assorbono co2 come tutte le piante e, inoltre,  aumentano il comfort visivo e il benessere abitativo. Dal punto di vista energetico queste soluzioni realizzate all’esterno hanno una funzione importantissima: sul terrazzo, ad esempio, questa soluzione fa sì che il nostro solaio non si scaldi con vantaggi in termini di gestione temperatura degli ambienti.

Può farci un esempio concreto di un progetto che avete realizzato? 

Posso citare come esempio la ristrutturazione di un capannone della Fiat a Torino dove il verde è sia all’interno che all’esterno. Lì non volevano rimuovere ila fondazione in calcestruzzo che faceva da basamento al capannone per ragioni tecniche e quindi non avrebbero potuto fare del verde senon utilizzando questo tipo di soluzioni. Siamo riusciti sia a inserire piante, all’interno e all’esterno dell’edificio, sia a gestire l’acqua dal punto di vista di irrigazione e da quello dell’eccesso di acqua. A livello tecnologico e architettonico abbiamo risolto problemi su dettagli costruttivi, ad esempio una tecnica che noi utilizziamo è la tecnica del drenaggio continuo. Facendo leva sui pannelli speciali si possono realizzare dei getti di calcestruzzo sopra i pannelli in modo che sotto rimanga sempre la camera drenante: in questo modo si può superare qualsiasi ostacolo architettonico, perchè si porta l’acqua dove si vuole. In caso di superfici con diverse destinazioni d’uso si può tranquillamente mantenere lo stato di impermeabilizzazione, lo strato di fondo, non dico orizzontale, ma sicuramente piano. 

Quali sono le tipologie di soluzioni che realizzate e che tipo di clienti si rivolgono a voi? 

Noi distinguiamo due grandi famiglie: i giardini estensivi e i giardini intensivi che si suddividono in base al grado di manutenzione che si vuole dedicare al giardino. Nel primo caso il motivo che spinge alla realizzazione di questi progetti è legato principalmente alla gestione dell’isolamento termico, a questioni di protezione di impermeabilizzazione o in genere ad aspetti ambientali. L’intensivo, invece, viene scelto in genere per ragioni estetiche e ludiche. Noi lavoriamo tantissimo con i privati: sia piccoli privati  sia aziende come nel caso del nuovo stabilimento della Lavazza di cui ci stiamo occupando in questo momento. Per fare un altro esempio a Milano in zona Varesine- Porta Nuova c’è un gruppo di edifici dove c’è una specie di viale interno a verde realizzato da noi,  sotto ci sono uffici è un passaggio. Questa soluzione noi la usiamo spesso utilizziamo sopra i garage. Nel pubblico invece abbiamo un po’ meno richieste: lavoriamo per lo più per scuole e ospedali.  In generale vorrei aggiungere una cosa: il verde pensile costa molto meno di quanto la gente può pensare: può costare più meno come un terrazzo con piastrelle di pregio. 

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.