Il futuro dell’edilizia smart passa per un approccio integrato

Shutterstock 149633546Una visione sinergica che sfrutti le potenzialità dell’innovazione tecnologica inserendola in un contesto caratterizzato dal continuo monitoraggio dei dati e dall’introduzione di modelli di business integrati. È questo l’approccio che, secondo il rapporto di Osborne Clarke ‘Smart Cities in Europe: The Future of the Built Environment’, bisognerebbe adottare nel momento in cui si affronta la questione dell’efficientamento degli edifici. Un tema che coinvolge diversi ambiti di competenza e che per questo richiede delle modalità operative trasversali, che siano consapevoli della sempre maggiore labilità dei confini tra edificio, infrastruttura e, in generale, ambiente urbano.  

Siamo molto interessati alle possibilità offerte dalla tecnologia per migliorare le nostre case, gli uffici e in generale l’ambiente che ci circonda. Anche i nostri clienti sono impegnati su questo fronte, non solo nel settore delle tecnologia, ma anche della finanza, delle infrastrutture, dell’energia e dei trasporti. Questo report costituisce un’ottima opportunità per comprendere meglio i benefici di un ambiente più efficiente e conoscere gli ostacoli da superare per far diffondere queste innovazioni“, commenta in una nota Riccardo Roversi, managing partner per l’Italia di Osborne Clarke.  

In particolare dallo studio, che ha raccolto i punti di vista dei diversi stakeholder del comparto  (dalle startup, alle aziende, agli investitori, alle diverse agenzie governative), emerge come la necessità di pensare l’edilizia in maniera smart non debba delinearsi come una questione in cui si procede a compartimenti stagni, con l’adozione di singole soluzioni di ultima generazione per ovviare a specifiche problematiche. La sfida, infatti, è piuttosto quella di un approccio globale che passi da una raccolta continua di dati e punti su integrazione e sinergia di competenze per innovare un settore che da solo, come mostrano i dati Commissione sul Cambiamento Climatico, è stato responsabile nel Regno Unito del 37% delle emissioni di gas serra nel 2012. In quest’ottica, accanto alla progettazione di nuovi edifici efficienti e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, la vera sfida è costituita dalle strutture esistenti, che nel 2050 rappresenteranno oltre il 60% del mercato immobiliare britannico.   

Un esempio di questo modus operandi sinergico e integrato, che vede l’edifico come uno degli elementi costitutivi della smart city, è la best practice legata al progetto di riqualificazione della stazione di King’s Cross a nord di Londra, presentata nello studio. In questo caso i vantaggi dell’operazione vanno, infatti, come sottolinea il report, al di là dell’implementazione della singola tecnologia (pannelli solari, cogenerazione etc.), ma coinvolgono aspetti legati all’interazione smart del cittadino con l’intero spazio in cui è inserita la struttura.  

In sintesi, dunque, la parola chiave è sinergia, una visione olistica in cui la raccolta dei dati diventa uno strumento centrale per favorire interventi mirati e in cui modelli di business adeguati costituiscono un terreno fertile per lo sviluppo di efficienza e sostenibilità.

Ma in concreto le aziende hanno colto questi input? In parte sì. Secondo il report, infatti, il settore dell’edilizia vede diverse realtà impegnate in processi di innovazione tecnologica e di ammodernamento degli approcci operativi, ma ‘l’industria nel suo insieme si sta muovendo a rilento’. In questo contesto, dove i confini tra edilizia smart e infrastruttura smart sono destinati a diventare sempre più labili, un ruolo chiave può essere rivestito dai Governi che possono fungere da veri e propri catalizzatori in un’evoluzione dove l’approccio settoriale e verticale deve lasciare spazio a contaminazioni tra diverse competenze, nonché a una modalità progettuale in grado di andare oltre l’obiettivo dell’edificio intelligente per estendersi invece al contesto della realtà urbana nella sua interezza.

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