Andare a lavoro fa bene alla salute se ci pensa il Mobility Manager

Eventomobilitymanager2Una figura ancora poco “istituzionalizzata” e, forse, ascoltata. Il mobility manager, aziendale soprattutto, sembra bloccato nel crocevia di esigenze relative al trasporto sistematico di enti pubblici e privati. Formazione continua e nuove idee le sue “armi di convincimento” in un lavoro multidisciplinare e trasversale che vuole stimolare l’abbandono dell’auto privata a favore dell’adozione di uno stile di vita più attivo.

Utile momento di riflessione sul tema è stata la Giornata del mobility manager, svoltasi lo scorso 16 settembre nell’aula magna dell’Università Roma Tre, data di inizio della Settimana europea della mobilità sostenibile (16-22 settembre).

Per la costruzione di competenze sempre aggiornate e modellate sui cambiamenti della logistica cittadina e della composizione sociale esiste la rete ISPRA-ARPA-APPA delle biblioteche e dei centri di documentazione di interesse ambientale. In aggiunta, ISPRA ha promosso un corso di formazione online per i mobility manager degli enti pubblici – partito a novembre 2015 e terminato questo aprile – che ha ottenuto grande partecipazione: “Il mobility manager deve formarsi e aggiornarsi. Per questo è importante sapere che ha a disposizione un sistema bibliotecario”, ha evidenziato Giovanna Martellato, mobility manager dell’Istituto.

L’auspicio è che ci sia un referente per ogni agenzia ambientale”, ha rimarcato la Martellato, che dovrà essere supportato nella sua attività perché “si capisce che non può lavorare da solo: di volta in volta deve trovare nuove soluzioni (acquisti verdi, car sharing, tariffe abbonamenti agevolati, etc)”.

Il frutto potenziale di questo lavoro è già davanti ai nostri occhi. Innanzitutto, l’abbassamento dell’indice di massa corporea negli individui che si spostano coi mezzi pubblici o sulle due ruote. Inoltre, il risparmio economico: “Ogni anno spendiamo 560 euro a testa per incidenti. Sono soldi buttati“, ha commentato in collegamento web Francesca Racioppi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Ammonta a 1 mln il bilancio dei morti nei Paesi monitorati dall’OMS per mancanza di attività fisica. Dobbiamo stimolare l’adozione di almeno 30minuti di attività al giorno. In Europa siamo fortunati, 5 mln di abitanti abitano in centri urbani dove è facile spostarsi sistematicamente“. È ormai dimostrato, infatti, l’impatto dell’inquinamento sulla salute dei cittadini: problemi respiratori, malattie degenerative, problemi cardiovascolari.

Eppure esistono ancora dubbi relativi all’uso delle due ruote in città, soprattutto nei centri più trafficati. “Spesso ci si chiede se sia pericoloso andare in bici nelle città inquinate – ha commentato la Racioppi – La risposta è no, perchè nonostante ci sia una respirazione più decisa, i vantaggi dell’attività fisica superano i rischi“.

Anche in una delle città più difficili per i ciclisti e i pedoni: “A Roma ci sono segnali incoraggianti, c’è una domanda che può essere alimentata – ha spiegato Paolo De Luca, mobility manager della Rete RomanaDal punto di vista del mobility management c’è un enorme lavoro che si può fare, ma ci deve essere il sostegno politico e iniziative in questo senso“.

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