Gestire il terreno secondo i principi dell’agricoltura conservativa, attuata attraverso le tecniche innovative dell’agricoltura di precisione, può ridurre le emissioni di gas climalteranti e proteggere il suolo da fenomeni di degrado. A dimostrarlo i risultati del progetto triennale LIFE+ AGRICARE (Introducing innovative precision farming techniques in AGRIculture to decrease CARbon Emissions), presentati il 9 maggio a Verona.

Agricoltura

Partito nel giugno 2014, LIFE AGRICARE è stato condotto presso l’azienda pilota e dimostrativa ValleVecchia di Caorle (VE), come ci spiega Lorenzo Furlan, di Veneto Agricoltura-Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario, Coordinatore del progetto, a fronte di un costo complessivo di circa 2,5 mln di euro (il contribuito europeo è stato del 38%). Tre i partner del progetto: l’impresa Maschio Gaspardo, che ha fornito i macchinari, l’Università degli studi di Padova, che ha partecipato alla raccolta e all’analisi dei dati, e l’ENEA, che si è occupata di verificare i benefici energetici e ambientali della meccanizzazione.

Diversi metodi di coltivazione per diverse colture

L’iniziativa ha coinvolto 16 appezzamenti sperimentali, per un totale di 23,6 ettari, con colture in rotazione di frumento, colza, mais e soia che “rappresentano i seminativi tipici del Sud e del Centro Europa”, precisa Furlan. E sono stati impiegati diversi metodi di coltivazione: quello convenzionale basato sull’aratura come confornto e quelli dell’agricoltura conservativa (senza inversione degli strati e con le colture di copertura); la minima lavorazione, la non lavorazione e lo strip-tillage in cui solo delle strisce sono lavorate.

I vantaggi dell’agricoltura di precisione

“L’agricoltura di precisione rappresenta sicuramente il futuro dell’agricoltura, ma siamo ancora indietro”, commenta Furlan. La metodologia consente due vantaggi: il primo, la guida parallela, che permette con precisione ove le macchine operano  evitando sovrapposizioni e, quindi, riducendo il consumo di carburanti e delle macchine stesse, nonché lo spreco di fitofarmaci, fertilizzanti e semi a parità di superficie coltivata. Il secondo, il dosaggio variabile che permette di distribuire in modo variabile a seconda delle caratteristiche delle diverse zone del terreno coltivato i fattori di produzione in base allo studio della variabilità (mappe di produzione, analisi con georesistivimetro) precedentemente realizzato. “La filosofia che abbiamo adottato per le diverse zone omogenee individuate ( terreni da franco-sabbiosi e franco-argillosi) è stata quella di aumentare densità di semina e fertilizzazione azotata nelle zone in cui il potenziale produttivo era maggiore e mantenerli o ridurli ove il potenziale produttivo è inferiore”, spiega Furlan, “un modo per evitare o ridurre le perdite del concime azotato”.

Le barriere all’applicazione

Per capire quali sono le barriere di natura tecnica, economico-finanziaria e conoscitive all’attuazione dell’agricoltura di precisione in Italia, in Europa e nel mondo, una parte del progetto ha previsto la somministrazione col metodo Cati di “un sondaggio a 300 conduttori di aziende agricole italiane con una superficie coltivata di almeno 20 ettari e una maggiore propensione all’innovazione tecnologica”. “Malgrado ciò – prosegue Furlan – solo il 9,7% ha attuato una qualche forma di agricoltura di precisione, tra quelle meno impegnative”. Mentre il 43,9% ha adottato una forma di agricoltura conservativa e il 23,2% sia quella di precisione che quella conservativa.

Risparmio energetico e di gasolio

Dall’analisi del bilancio energetico e ambientale delle prove, è emerso come i due scenari più promettenti in termini di bilancio energetico e di riduzione dei gas che causano l’effetto serra  siano “la minima lavorazione in variabile, cioè l’associazione tra minima lavorazione e agricoltura di precisione con dosaggio variabile. E, secondo scenario, la non lavorazione combinata all’agricoltura di precisione”, dichiara Furlan. In generale, l’agricoltura conservativa ha dimostrato un significativo risparmio di energia e gasolio rispetto alle tecniche convenzionali. La sostituzione dell’operazione di aratura consente di guadagnare tempo e consumare meno carburante il cui effetto è anche quello di migliorare il bilancio ambientale, emettendo meno anidride carbonica. Quando alle tecniche conservative viene anche applicata l’agricoltura di precisione il risparmio aumenta grazie all’ottimizzazione delle operazioni e delle manovre in campo oltre alla possibilità di distribuire meno fertilizzanti. Agricoltura conservativa combinata a quella di precisione hanno fatto registrare risparmi tra l’8 ed il 15% in termini energetici ed analoghe riduzioni per i gas serra. L’applicazione integrata delle tecniche è complessa e richiede un investimento in formazione e conoscenza per l’agricoltore che promettono benefici ampi e concreti nel medio lungo periodo, sia economici che ambientali.

Applicate agli impianti alimentati a biogas, “queste tecniche sono indubbiamente interessanti”, commenta Furlan. “Le tecniche conservative, che hanno un grande potenziale in termini di riduzione delle perdite di carbonio e di tutela della biodiversità del terreno, possono valorizzare meglio i reflui o i digestati”. La sfida per il futuro del settore agricolo, commenta Furlani, resta “contrastare, invertendo la tendenza, la perdita di carbonio dei terreni, che riduce la fertilità e la potenzialità produttiva dei terreni”.

Clicca qui per scaricare la presentazione su LIFE AGRICARE di Lorenzo Furlan.

Clicca qui per scaricare la presentazione su LIFE AGRICARE di Nicola Colonna dell’ENEA sui benefici ambientali ottenuti.

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