Innovare per vivere. Il contributo dell’agricoltura (sostenibile) per l’Ambiente

Impresa Agricola DonnaIl ricongiungimento dell’uomo con la natura sarà il tema della giornata mondiale dell’ambiente, il prossimo 5 giugno, promossa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’agricoltura, per lavoro o diletto, è uno dei settori in cui questo legame è più forte e, in occasione di manifestazione, è inevitabile una riflessione sull’impatto ambientale del comparto.

Lo scenario a livello mondiale

A livello globale il settore agricolo, che occupa il 40% della superficie terrestre, produce il 24% di gas a effetto serra (dati Agenzia per l’ambiente USA) e consuma il 70% dell’acqua dolce che preleviamo. In termini emissivi si posiziona peggio del settore industriale (che si ferma al 21%) e di quello trasporti (14%).

Le donne rappresentano il 43% della forza lavoro legata all’agricoltura e producono il 70% delle risorse alimentari disponibili a livello mondiale – percentuale che aumenta nelle zone rurali, come l’Africa che raggiunge l’80%. Eppure sono soggette a forti discriminazioni.

Innovare per vivere: l’agricoltura deve diventare sostenibile

BCFN Ambiente

La FAO stima che al 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 mld. Occorre, dunque, aumentare la produttività rendendola sostenibile. Come? Puntando sull’innovazione, sull’occupazione giovanile e sull’abbattimento delle discriminazioni di genere.

Dall’occupazione giovanile alle discriminazioni di genere: la situazione in Italia e come migliorarla

L’Italia si trova al 7° posto della classifica “agricoltura sostenibile” secondo il Food Sustainability Index, indice realizzato da Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) e The Economist Intelligence Unit che tiene conto di 25 paesi. Ma, nella classifica della FAO che analizza la presenza giovanile e, quindi, la capacità d’innovazione, scende al 20° su scala globale. 

Il “rischio-innovazione” c’è: nel 2014 un’indagine Nomisma ha rilevato che il rapporto tra gli imprenditori agricoli con meno di 35 anni e quelli over 65 è di 14 a 100, dietro a Francia (73/100) e Germania (100/100). Come recuperare posizioni? La Fondazione Barilla ha analizzato il parametro “Land-user” del Food Sustainability Index per scattare una fotografia dell’innovazione nel Paese. E ha tenuto conto: del tasso di partecipazione giovanile all’attività agricola; dell’età media degli agricoltori; e del tasso di partecipazione femminile all’attività agricola.

Ci sono segnali positivi: se tra il 2008 e il 2013 il 15% degli impiegati in agricoltura aveva meno di 24 anni, tra settembre 2014 e lo stesso mese del 2015 la percentuale di nuovi lavoratori del settore agricolo under 30 è aumentata del +12,7% arrivando a superare quota 35 mila. E questo rappresenta una scelta di vita orientata alla maggior connessione con il territorio e le proprie radici. Per alimentarla, “dobbiamo costruire una Politica agricola comune (PAC) capace di modellare un sistema alimentare veramente equo, sano e sostenibile, mettendo in primo piano i giovani agricoltori in questo cambiamento”, ha sottolineato in nota stampa Marta Antonelli, Research Programme Manager della Fondazione BCFN. “La PAC dovrebbe sostenere i giovani agricoltori nell’essere responsabili dell’approvvigionamento di alimenti sostenibile e sani a prezzi ragionevoli”, ha proseguito, e dovrebbero essere considerati “non solo come produttori di cibo, ma anche come custodi del nostro ambiente”.

Inoltre, “in molti paesi la qualità della vita delle donne che lavorano nell’agricoltura è davvero bassa e questo può avere a lungo termine un impatto negativo sulla sostenibilità del modello”, gli ha fatto eco Danielle Nierenberg, Presidente di Food Tank e membro dell’advisory board di BCFN. E di esempi ce ne sono molti: le donne, in alcuni paesi, non sono proprietarie delle terre su cui lavorano e hanno problemi di accesso al credito agricolo o alle informazioni climatiche e meteorologiche. 

PA e cittadini più responsabili

Guardando a quello che quotidianamente si può fare, su piccola scala, c’è il contributo del privato cittadino e della PA. Il fenomeno in crescita degli orti urbani, praticato da 800 mln di persone al mondo (dati FAO), è un esempio di connubio uomo-natura: nel nostro paese 64 capoluoghi offrono in gestione orti urbani e ciò ha determinato un aumento in città della superfici verdi del +27,3% in 4 anni per un totale di oltre 1,6 mln di mq (report ambiente urbano, istat 2015). Le amministrazioni comunali di oltre 15 mila abitanti che hanno piantato un albero per ogni nuovo nato sono state 42 (nel 2014 erano 31) e quelle che hanno assegnato la manutenzione di aree verdi ad associazioni e cittadini sono state 30, il 71,4% di quelle che hanno promosso iniziative per lo sviluppo o la manutenzione di queste aree.

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