Asset FV: così cambiano le strategie per rimanere in gioco

fotovoltaicoIn inglese si chiamano “player”, sono gli operatori, le aziende che si muovono su un mercato. Per rimanere “in gioco”, si passi il gioco di parole, spesso questi soggetti devono cambiare le proprie strategie perché nulla è scritto nella pietra, meno che mai il mercato. Se poi si parla di rinnovabili e in particolare di fotovoltaico la flessibilità è d’obbligo. La crisi economica, l’overcapacity ma soprattutto il brusco cambio di direzione delle politiche incentivanti hanno profondamente modificato il settore costringendo gli operatori a rivedere le proprie strategie di business e di gestione degli asset non solo per ottimizzare le proprie risorse ma, in molti casi, per riuscire a sopravvivere ai cambiamenti in atto. Queste tematiche saranno al centro del primo “Asset Management Day – Gestione finanziaria amministrativa e tecnica degli investimenti fotovoltaici in Italia” organizzato da Savenet in collaborazione con 3E. Abbiamo incontrato Christian Carraro di Tigo Energy, società produttrice di ottimizzatori fotovoltaici, per anticipare alcuni dei contenuti del suo intervento al convegno.

Quali sono le strategie messe in campo dai player per rimanere sul mercato?

Credo che ormai sia evidente a tutti che il mercato delle nuove installazioni abbia subito un grosso rallentamento dovuto soprattutto al cambio normativo, fortemente sfavorevole per gli impianti di grandi dimensioni. Al momento, di fatto, non si costruiscono più grosse centrali a terra mentre continuano con buoni ritmi la costruzione di impianti in bassa tensione, prevalentemente residenziali. Questa frenata ha forzato i vari player, soprattutto quelli non strutturati, ad affrontare un mercato “di massa” e a cambiare le strategie di sviluppo focalizzandoli maggiormente sul mercato dell’installato. Molti asset manager e Epc/O&M contractor sono entrati in un processo di consolidamento ed efficientamento del business nel tentativo di aumentare il proprio portafoglio impianti in gestione. Da una parte, dunque, assistiamo allo sviluppo del mercato secondario mentre, dall’altra, a quello di nuovi servizi più competitivi ma anche di maggior carattere tecnologico. In questo panorama, si inserisce il business degli ottimizzatori. Questi dispositivi, infatti, possono accrescere il valore di un impianto attraverso l’aumento della produzione e la riduzione dei rischi da guasto e fermo macchina e capaci di diminuire enormemente l’OpEx (Operating Expenditur, spesa operativa) degli investimenti e il lavoro degli O&M contractor grazie ad un monitoraggio in tempo reale estremamente efficace in grado di mostrare ed analizzare le prestazioni di ogni singolo modulo.

Dal green field al brown field. E’ corretto affermare che l’O&M ha portato alla nascita di una nuova filiera industriale al cui centro non c’è più (solo) la produzione di nuovi pannelli ma l’ottimizzazione dell’esistente?

Assolutamente sì, ormai gli O&M Contractor offrono servizi di O&M&I (Operation&Mainteinance&Improvement) ovvero cercano di offrire un vero e proprio valore aggiunto costituito principalmente da analisi delle prestazioni, ricerca soluzioni di efficentamento e, dunque, di innovazione al fine di ottimizzare la gestione e la produzione degli impianti. Tigo Energy può davvero essere considerato uno degli esponenti più innovativi di questa nuova filiera.

Investimenti e rapporti con il mondo del credito continuano a essere un nodo centrale per il settore. Come sono cambiati i rapporti con le banche e i soggetti finanziatori?

I rapporti di per sé non sono cambiati, ritengo che ci sia sempre interesse da parte delle banche e dei soggetti finanziatori in buone operazioni. Purtroppo, a causa della crisi economica generale e dei continui cambi normativi, il mondo del credito ha naturalmente ristretto (e di molto) il proprio raggio di azione. Grossi investimenti su impianti nuovi sono sempre più difficilmente percorribili, mentre si lavoro molto ancora nel comparto residenziale e delle Pmi e nelle operazioni di ottimizzazione di impianti già in funzione dove le banche conoscendo già il promotore, l’O&M e la reddittività dell’impianto si trovano maggiormente a proprio agio nel rifiniziare interventi di piccolo-medio valore rispetto al costo dell’impianto (ad esempio l’installazione di ottimizzatori) con un ritorno rapido e sicuro.

Italia vs resto del Mondo: quali sono le principali differenze? Esistono dei trend globali o ogni Paese ha la sua storia e il suo mercato?

Esistono assolutamente dei trend globali, anche se poi ogni Paese modifica leggermente il proprio percorso a seconda della propria cultura, delle proprie normative e della propria volontà e capacità di incentivare la produzione da energia rinnovabile. In generale ogni anno si assiste alla nascita di nuovi mercati in concomitanza con lo sblocco di politiche incentivanti a favore del solare. La sfida, da sempre, consiste nel creare sistemi incentivanti, capaci di sostenere la crescita del mercato in maniera graduale e costante, e nel dare vita a una cultura del solare, in modo che con il naturale abbassamento dei prezzi non ci sia poi più la necessità di sussidi. Molte volte, purtroppo, questo non è successo a causa di politiche fortemente miopi: così ci siamo trovati ad assistere alla nascita di mercati che si sono spenti nello stesso anno o nel successivo, sto parlando di mercati come Spagna, Bulgaria e Romania. In altri casi, come in Germania, Italia e Regno Unito, invece, è stato fatto complessivamente un lavoro migliore seppur con qualche grossa pecca. Ora spetta all’industria, al mondo finanziario e anche ai clienti finali lo sforzo di dover cambiare leggermente il proprio approccio al solare. Ad oggi, sicuramente i mercati più interessanti ed effervescenti sono il Giappone e gli Stati Uniti, mentre tra gli emergenti citerei il Sud America. Infine vedo un grandissimo potenziale in MedioOriente e Turchia. Quasi sicuramente il mercato più grande nel 2014 dovrebbe essere quello cinese, in cui esistono ingenti incentivi per lo sviluppo di grandi impianti al fine di sostenere anche l’enorme offerta interna. Come già accennato, l’Italia stia vivendo una fase di consolidamento e cambiamento: il sistema delle detrazioni per i piccoli impianti è sicuramente interessante, i Seu dovrebbero nel medio periodo portare comunque volumi più consoni alla capacità solare del nostro “bel Paese”. Sono convinto che, grazie alle condizioni che si sono create, l’Italia possa davvero diventare un centro di eccellenza per lo sviluppo di migliori metodologie, procedure e tecnologie di gestione ed efficientamento degli impianti in funzione.

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Giornalista specializzata nel settore energia, attualmente all'ARERA