Le città metropolitane viste dal Sud

Le città Capitalemetropolitanametropolitane vogliono diventare un polo attrattivo di investimenti e un acceleratore di innovazione sul territorio. Lo hanno detto a chiare lettere le Associazioni industriali metropolitane di Confindustria, che hanno lanciato la seconda edizione del “Manifesto delle Città Metropolitane italiane” (guarda anche l’approfondimento su e7).

Tra le realtà promotrici anche l’Unione industriali di Napoli. Analizziamo questo nuovo ente territoriale con il Presidente degli imprenditori partenopei Amborgio Prezioso.

Dopo la presentazione del manifesto delle città metropolitane quali saranno i passi successivi che avete previsto?

Sono due le direzioni in cui ci muoveremo. La prima è di sollecitare e sensibilizzare i livelli politici e istituzionali competenti perché alle città metropolitane siano trasferite le competenze amministrative e le risorse indispensabili per dare un senso al loro ruolo e metterle in condizioni di agire concretamente. L’altro versante è quello del confronto con i nuovi organismi. Chiederemo con determinazione, pur nel rispetto delle prerogative di chi governa il territorio, di poter incidere nell’elaborazione della pianificazione strategica, in una logica di partenariato pubblico-privato.

C’è il rischio che le aree metropolitane diventino una versione poco diversa delle Province, con tutti i problemi che hanno caratterizzato questi enti?

Il rischio è correlato all’eventuale mancata attuazione della riforma. Per quanto riguarda la città metropolitana di Napoli in particolare, auspichiamo che possa essere al più presto sciolto il nodo dello Statuto, presupposto per evitare un commissariamento che condizionerebbe inevitabilmente fin dall’inizio, in negativo, la nuova esperienza. Se i nuovi organismi saranno dotati di poteri e risorse adeguati, potranno funzionare più o meno bene, ma saranno comunque altra cosa rispetto all’esperienza sicuramente poco incisiva di cui sono state protagoniste storicamente le Province.

In termini di servizi pubblici locali (acqua, gas, elettricità, telecomunicazioni, etc) che miglioramenti organizzativi e gestionali si creerebbero attraverso il passaggio alle città metropolitane?

È prematuro e sarebbe anche azzardato al momento valutare gli effetti voce per voce. Un valore aggiunto è dato in ogni caso dalla logica di governo integrato di tali servizi, che saranno coordinati e gestiti a un livello di area più vasta rispetto alle logiche municipaliste e spesso in conflitto che hanno caratterizzato il passato.

L’avvento delle città metropolitane può portare a effetti positivi (o negativi) differenti al Sud rispetto al Centro Nord data la diversa situazione di partenza in molti settori?

Dipende, anche sotto questo profilo, dalla capacità di dare senso compiuto alla riforma. È evidente che il Sud sconta ritardi rispetto alle altre aree del Paese anche per quanto concerne l’efficienza e la produttività degli enti territoriali. Le città metropolitane possono accelerare il processo di riduzione del divario, se costituiranno l’occasione per delineare un nuovo modello di sviluppo in cui progetti e interventi vengano concepiti in funzione di un disegno, di una visione di quello che dovrà essere quel determinato territorio di qui a dieci -quindici anni. Oltre l’ordinario, che comunque va ricondotto a efficienza, bisogna avere chiara la meta cui si tende. Altrimenti  i nodi strutturali di un’area non si scioglieranno mai!

Si parla molto oggi di smart city, e Napoli non fa eccezione. È arrivato il momento di pensare alla città metropolitana intelligente?

Le città metropolitane dovranno servire anche a realizzare questo obiettivo, fondamentale per il nostro futuro. L’innovazione, applicata al miglioramento della qualità della vita, crea servizi avanzati per la cittadinanza. Anche in questo caso un livello di coordinamento sovra comunale significa evitare duplicazioni, sovrapposizioni e sprechi di risorse e utilizzare in maniera più efficace le nuove tecnologie.

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.