Innovazione e App, un modello italiano

Grimani1Cosa accade se un ingegnere con il pallino della ricerca ha la possibilità di realizzare una start up innovativa? Questa l’esperienza di RoTechnology azienda che da pochi anni ha mosso i primi passi e sta diventando una alternativa alla “fuga di cervelli” all’estero, almeno per ora. Ne Parliamo con Rodolfo Grimani Ceo e fautore “dell’impresa” RoTechnology.

Qual è la ricetta per una start up che in tre anni raddoppia con costanza il suo fatturato?

Realizziamo sistemi embedded, cioè a ridosso dell’utilizzatore finale. Siamo impegnati anche nello sviluppo di hardware che potremmo definire di “basso livello” legata alla FPGA e  Zynq. Di fatto abbiamo elaborato una tecnologia di virtualizzazione del microprocessore che permette di ottimizzare la velocità del circuito con bassissima potenza e poco consumo energetico. È una tecnologia molto innovativa che pubblicheremo tra qualche mese su riviste scientifiche internazionali.

Stiamo lavorando anche ad applicazioni su diversi settori, dalla sicurezza alla mobilità. Nelle App impieghiamo lo sviluppo ingegneristico che illustravo prima. A queste integriamo anche sistemi di geolocalizzazione avanzati ed interazioni con i telefoni cellulari, ma anche oggetti esterni, come braccialetti o anelli, in cui inseriamo il nostro microprocessore. Ci occupiamo anche di monitoraggio e controllo remoto.

Per essere innovativi è necessaria una struttura agile in termini di pensiero, come elaborate le vostre idee?

Il coinvolgimento interno è continuo. Una volta ogni sei mesi, organizziamo un meeting con uno psicologo, per aiutarci a interpretare la società e i suoi sviluppi. Inoltre ogni due mesi organizziamo un brain storming tra di noi in cui valutiamo quali nuovi progetti seguire. In questo caso, l’autore del progetto riceve un bonus nello stipendio. In pratica è un gioco a premi interno che porta vantaggi all’azienda e al personale. Un’ attività centrale per noi è l’integrazione del background dei neo assunti, così da arricchire la nostra attività. Siamo sempre aperti allo scouting. Ci piace conoscere persone che hanno voglia di innovare, già nel colloquio di selezione accade che i candidati ci propongano di sviluppare una loro idea insieme…

Così è nato il progetto di monitoraggio in tempo reale della logistica su strada per le ambulanze. Lo abbiamo poi realizzato in Urugay. Stessa sorte per lo sviluppo di una applicazione per il bike sharing realizzata con biciclette riciclate (vedi e7 http://e7.quotidianoenergia.it/e7/e7del20150204/ pag 8) geolocalizzate e registrate in real time. Da un punto di vista imprenditoriale investiamo sulle persone, il che sotto il profilo umano, è una soddisfazione.

Lo sviluppo delle applicazioni di cui mi ha accennato prevedono diverse interazioni fisiche, che vanno oltre al telefono, inserendo microprocessori in oggetti tra i più disparati, un approccio che potrei definire vicino alla robotica umana…

Per noi una App è soprattutto qualcosa orientata a offire un servizio attraverso diversi strumenti; tale approccio proviene dalla nostra competenza sui sistemi embedded.

Come valutate la resa, anche economica, di un progetto?
Guardiamo come una applicazione può interagire con lo scenario circostante, per cui realizziamo delle valutazioni di clima. Questa forma mentis probabilmente è nata lavorando suoi progetti europei in cui viene richiesto di effettuare l’analisi dello stato dell’arte di un’area geografica fino alla valutazione dei piani di investimenti su livello ambientale. Secondo noi un simile approccio permette di valutare in modo completo l’interesse di un progetto.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.