2030, efficienza un vincolo o no?

Casa OkEfficienza, una leva sempre più centrale per industria e ambiente, non a caso si affianca sempre più il concetto di sostenibilità.  Il 23 e il 24 ottobre nel Consiglio Europeo, si dovrà decidere se renderla un parametro vincolante o no, ne parliamo con Claudia Canevari vicedirettore dell’unità per l’efficienza energetica al DG Energia della Commissione Europea.

Il 23 e il 24 ottobre viene discusso dal Consiglio Europeo il quadro al 2030. Come nasce il parametro del 30% per gli Canevari.jpgobiettivi di efficienza e come e se cambia, renderlo un parametro vincolante o meno?

Il Consiglio Europeo discuterà di alcuni punti relativi al  quadro del cambiamento climatico e dell’energia per il 2030. Tre saranno gli elementi centrali che verranno presi in considerazione: la lotta al cambiamento climatico, quindi la riduzione del 40% del gas effetto serra – e qui si tratta di un obiettivo vincolante; il 27% della produzione di energia da fonti rinnovabili; l’efficienza energetica al 30%. La Commissione non ha indicato se quest’ultimo obiettivo debba essere vincolante o indicativo. Si tratta, infatti, di una scelta politica che dovrà essere fatta dagli Stati membri. Il ruolo dell’efficienza resta centrale, ma potrebbero cambiare gli strumenti che il Consiglio Europeo metterà a disposizione per raggiungere il target. Per noi è importante che questi tre obiettivi siano comunque tutti presenti e siano cardine della strategia europea.

Per la Commissione è importante che l’efficienza abbia un obiettivo del 30%. Secondo le nostre analisi, si tratta della soluzione migliore a tutti gli effetti. Ci sono vari studi, come quello pubblicato recentemente dal WWF, che dimostrano come ci sia anche la possibilità di raggiungere obiettivi più elevati in efficienza che possono avere anche costi più bassi. Tuttavia, la Commissione ha mantenuto il target al 30% perché si basa sugli stressi parametri degli altri due obiettivi inclusi nella Comunicazione sul 2030 adottata a gennaio dalla Commissione stessa.

Sono due i punti nevralgici ma anche su cui è difficile agire per fare efficienza: edifici e trasporti. In questo ambito però agire non è facile.

Rispetto agli edifici dobbiamo ragionare molto anche su quelli esistenti, perché rappresentano di gran lunga la parte maggiore. Quelli nuovi sono già sottoposti ad una regolamentazione serrata. Sono quindi fondamentali e regole e gli obblighi relativi ai rinnovi strutturali.

Ecco rispetto proprio l’allinearsi a queste caratteristiche l’Italia ha detto di aver recepito la direttiva completamente…

L’Italia, come altri sette Stati membri, ha dichiarato il recepimento totale della direttiva in materia di efficienza energetica. Il nostro lavoro adesso sarà verificare che sia stata interpretata correttamente la direttiva. Questa fase è necessaria poiché le direttive sono il risultato di negoziazioni e interpretazioni, tant’è vero che la Commissione nel novembre 2013 ha adottato sette note interpretative. Diversi articoli difatti sono complessi.

Quando parliamo dei trasporti, si apre sempre un nodo difficile da sciogliere. Il ministero italiano è prossimo a deliberare un piano per aumentare le infrastrutture per la mobilità elettrica, pensa che l’Europa darà fondi sulle reti?

Quello che posso dire è che la Comunicazione sull’efficienza energetica adottata nel luglio di quest’anno dà per scontato che tutte le misure del Libro bianco dei trasporti vengano messe in pratica. Il settore sicuramente merita di essere maggiormente preso in considerazione.

In quest’ultimo periodo è sempre più evidente come l’energia stia diventando un settore interconnesso agli altri…

Assolutamente sì. Questo è parte della complessità di quest’area. Difatti si parla molto di efficienza energetica ma, quando si tratta di concretizzare le azioni, è abbastanza complicato. Ci sono comunque davvero tante cose che possono e devono essere fatte sia a livello macro economico sia micro economico. Per questo, secondo me, è sempre più importante diffondere le informazioni e le conoscenze a vari livelli, in maniera capillare.  Questo può essere utile per valorizzare vari strumenti che possono essere utilizzati. Penso, ad esempio, agli smart meter e ancora di più al cosiddetto “demand response”. Mi riferisco alla possibilità per un privato di interagire con il fornitore di energia e di utilizzare l’energia soprattutto quando è meno cara, lasciandola quindi a utilizzatori strategici nei momenti di picco. In questo modo il distributore può vendere energia da un’altra parte, valorizzando la leva di mercato della criticità della risorsa. Ma questa è solo una delle possibili applicazioni.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.