Biodistretto siciliano: la filiera è a km 0

Biodistretto“In qualità di imprenditore italiano credo in questa strada. Per creare nuove opportunità non bisogna guardare troppo lontano, ma al territorio che calpestiamo, alla terra sulla quale camminiamo. Bisogna fare impresa con quello che c’è in Italia”.

Parole che si tramutano in fatti quelle di Stefano Arvati, presidente di Renovo Spa, che spiega le peculiarità del biodistretto di Caltagirone (CT) quali parti di un disegno a copertura nazionale.

“La realizzazione di questo polo sostenibile prevede, innanzitutto, lo sfruttamento degli scarti locali e la valorizzazione dei residui forestali per la realizzazione di nuovi beni – spiega Arvati -. L’impianto cogenerativo verrà, infatti, alimentato dagli scarti agricoli provenienti da meno di 70 km (un esempio, quelli derivanti dalla coltivazione del carciofo che, se non trattati correttamente, ostacolano la buona riuscita dei raccolti successivi). L’energia elettrica prodotta verrà immessa nella rete elettrica, mentre quella termica sarà ceduta alle aziende limitrofe e, in particolare a due impianti destinati alla produzione di pallet certificati in legno pressato e di pannelli termoisolanti in fibra di legno e paglia. Grazie alla manutenzione delle foreste e dei campi abbandonati siamo stati in grado di implementare una filiera virtuosa relativa agli scarti agricoli (paglia) e di usarli, assieme alla fibra di legno derivante dal recupero dei terreni boschivi, per la produzione di pannelli a elevata capacità coibentante (maggiore del 30% rispetto ai materiali prodotti chimicamente). Il nostro approccio integrato permetterà di avvantaggiare gli agricoltori locali e di sfruttare in maniera sinergica il terreno: il cardo, ad esempio, è un carciofo selvatico dalle proprietà farmaceutiche con il quale sarà possibile produrre energia primaria”.

Un progetto che promette la creazione di una vera e propria filiera a “km 0” con risparmi in termini di emissioni nocive derivanti sia dall’uso in loco per la produzione di pallet del legno di riciclo siciliano, che attualmente è trasportato lungo tutta la penisola fino alle aziende del pannelo del Nord, sia dall’efficientamento del patrimonio immobiliare con i nuovi pannelli. Cosa ne pensa il popolo siciliano di questa iniziativa?

“La logica alla base del polo integrato ha trovato un grande consenso in Sicilia. Qui, come in Sardegna, abbiamo scoperto molte sugherete e non escludiamo la possibilità di sviluppare attività collaterali rispetto al progetto iniziale. In tutte le nostre attività, il successo è stato conquistato grazie alla collaborazione col mondo della ricerca e dell’istruzione: in Sicilia abbiamo collaborato con l’università di Palermo e Catania, in Sardegna con il Consiglio nazionale delle ricerche. Prossimi obiettivi: Toscana, Veneto e Lombardia”.

Renovo ha, infatti, già realizzato un biodistretto in Sardegna dove ha puntato a coinvolgere tutte le realtà locali. Anche a Caltagirone si punta ad avere ricadute sociali e occupazionali sul territorio?

“Sono novanta le persone che lavoreranno all’interno del polo (chi alla raccolta, chi al trattamento, chi nell’impianto cogenerativo, chi nella produzione dei pannelli). Abbiamo avuto un occhio di riguardo per le categorie svantaggiate rivolgendoci alle cooperative sociali composte per il 40-50% da persone disoccupate o con un passato difficile legato al mondo della droga e della detenzione. Inoltre, abbiamo collaborato con forze ambientaliste, tra cui Legambiente, e sociali. In particolare tramite la collaborazione con la cooperativa sociale Il Nodo troveremo 89 lavoratori principalmente tra le fasce più svantaggiate della popolazione”.

Data la difficile situazione in cui nasce il progetto, come pensate di finanziarlo?

“Per realizzare questo tipo di progetto che ha, in primo luogo, valenza sociale abbiamo coinvolto il mondo della finanza cosiddetta etica. Oltre ad attingere da nostre risorse, ci siamo fatti promotori, assieme a Ream, Sgr del fondo etico immobiliare Green Star sottoscritto dal Banco di Sardegna, dalla Cassa di risparmio di Modena e di Lucca e dalla Fondazione con il Sud. Il prossimo passo sarà ottenere un sostegno dal ministero dello Sviluppo economico”.

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