Criminalità ambientale, i dati del report Ecomafia 2017 di Legambiente

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Illeciti ambientali  e fatturato di attività criminali contro l’ambiente in diminuzione. Sono alcuni dei trend emersi dal report  Ecomafia 2017 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat e Novamont, che è stato presentato oggi a Roma alla Camera e Deputati. 

Reati ambientali in diminuzione 

Dal report emerge in particolare come nel corso del 2016 i reati ambientali accertati delle forze dell’ordine e dalla Capitaneria di porto siano diminuiti del 7% passando da 27.745 del 2015 a 25.889 nel 2016. Contemporaneamente risulta in crescita il numero degli arresti che si attestano a 225 rispetto ai 188 del 2015, così come quello delle denunce, 28.818 (a fronte delle 24.623 della precedente edizione di Ecomafia),  e dei sequestri 7.277 (nel 2015 erano stati 7.055).

Il combinato disposto del calo di illeciti e dell’aumento di arresti e denunce, spiega Legambiente in una nota,  è “merito dei più efficaci strumenti investigativi grazie al rinnovato impianto legislativo che nel 2015 ha inserito nel codice penale i delitti ambientali (legge 68/2015). A fronte di 1.215 controlli, nel 2016 la legge 68/2015 ha consentito di sanzionare 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno, denunciare 971 persone e 43 aziende, sequestrare 133 beni per un valore di circa 15 milioni di euro con l’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare”.

La legge sugli ecoreati è una legge di cui essere orgogliosi – afferma in una nota la deputata Pd Stella Bianchi, componente della commissione Ambiente, secondo cui il provvedimento “diminuisce il numero dei reati ambientali e il fatturato delle ecomafie, aumenta il numero degli arresti e quello delle denunce. Sono segnali positivi, frutto della legge sugli ecoreati approvata nel 2015, come ben documenta il rapporto ‘Ecomafia 2017’ curato da Legambiente.  Prezioso anche è l’impegno delle imprese più virtuose nei campi della sostenibilità e della legalità. Molto rimane ancora da fare, soprattutto in alcune regioni, ma certo si vede un cambio di passo dovuto a una maggiore consapevolezza e ai maggiori strumenti di accertamento e di repressione dati alle forze dell’ordine e alla magistratura dalla legge sugli ecoreati  che ha introdotto  nel codice penale i delitti contro l’ambiente”.

In calo anche il fatturato delle ecomafie 

Segno meno anche il fatturato delle ecomafie nel 2016, che cala del 32% rispetto all’anno precedente e si attesta a 13 miliardi. Un dato legato, come si legge nella nota di Legambiente, “soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e al lento ridimensionamento del mercato illegale”. 

Corruzione, abusivismo edilizio ciclo illegale dei rifiuti 

Nonostante questo scenario positivo sono ancora tante le questioni da affrontare. Tra queste sicuramente ci sono la  corruzione che continua a dilagare in tutta la Penisola, la questione dell’abusivismo edilizio con 17mila nuovi immobili abusivi nel 2016, il ciclo illegale dei rifiuti in crescita”. In questo scenario, spiega il report, diminuisce il peso delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, che passa dal 48% del 2015 al 44% del 2016, anche se si confermano ai primi posti nella classifica per numero di illeciti ambientali: in vetta la Campania con 3.728 illeciti, davanti a Sicilia (3.084), Puglia (2.339) e Calabria (2.303). La Liguria resta la prima regione del Nord, il Lazio quella del Centro. Su scala provinciale, quella di Napoli è stabilmente la più colpita con 1.361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811). 

Muroni, il report dà un quadro con “colori di speranza”

Quest’anno il Rapporto Ecomafia – commenta in nota  Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambienteci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”. 

Le proposte di Legambiente 

Questi naturalmente sono solo alcuni dei tanti numeri  contenuti nel ricco e articolato report dell’associazione. Nel testo è inoltre presente la proposta di Legambiente in tema di provvedimenti urgenti da attuare.  Tra i tanti punti citati la necessità di “mettere in campo, prima di tutto, una grande attività di formazione sulla corretta applicazione della legge sugli ecoreati che coinvolga tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) – come sottolinea in nota l’associazione secondo cui “vanno definite, inoltre, le linee guida nazionali per garantire una uniforme applicazione in tutto il paese della legge, soprattutto nella parte che ha inaugurato il nuovo sistema di estinzione dei reati ambientali contravvenzionali minori”.

 

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