Dalle coltivazioni ai torrenti: i pesticidi minacciano la fauna acquatica

Acque CampionamentoPesticidi e prodotti utilizzati nell’agricoltura biologica minacciano la fauna acquatica. È quanto emerso da uno studio condotto dal Museo delle scienze di Trento (MUSE) in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), che ha preso in considerazione l’effetto di rame e azadiractina, due sostanze usate per proteggere le coltivazioni, sugli insetti che popolano il Rio Gola, un torrente trentino.

I risultati dello studio MUSE e CNR

Secondo i dati, entrambi i pesticidi sono tossici e arrecano danno agli animali. L’esperimento è stato svolto su una specie modello, rappresentativa dell’intera comunità vivente nel fiume: il Dittero Chironomide Chironomus riparius, insetto simile alla zanzara ma non ematofago che, grazie alla sua resistenza a basse concentrazioni di ossigeno e all’elevato inquinamento organico, è un perfetto bioindicatore dello stato di impurità delle acque.

Campionamento Acque2In una prima parte la ricerca ha valutato gli effetti di queste sostanze sulla sopravvivenza delle larve: partendo dalla concentrazione ambientale rinvenuta al momento della raccolta, si è stabilita la massima tollerabile dall’animale. Sulla base dei risultati il rame è sembrato essere più dannoso dell’azadiractina. Successivamente il lavoro ha preso in considerazione gli effetti molecolari dei due pesticidi sui geni dell’animale: lo studio ha dimostrato che il Dittero Chironomide è molto resisteste alle sostanze grazie a delle proteine che vengono sintetizzate in risposta all’aumento di concentrazione della tossicità. Allo stesso tempo l’elevata produzione di queste proteine indica una condizione di stress fisiologico che aumenta, di conseguenza, la vulnerabilità della specie.

Sostituire il rame e ridurre la quantità di azadiractina

Se la concentrazione di queste sostanze risulta da 30 a 500 volte più elevata rispetto a quella presente in natura, il rischio è che diventino letali per la fauna che abita il torrente. Quali soluzioni adottare? Innanzitutto, secondo uno degli autori dello studio, Valeria Lencioni del MUSE, “il rame andrebbe sostituito, come indicano le normative europee. Per quanto riguarda l’azadiractina, invece, sarebbe meglio ridurne le quantità e non abusarne”.

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