Le etichette high-tech studiate dall’ENEA per misurare temperatura e umidità del cibo

Shutterstock 88291999Monitorare lo stato di conservazione dei cibi mediante dei sensori chimici di ultima generazione in grado di analizzare temperatura e umidità. E’ quello che riescono a fare le etichette intelligenti RFID (dall’inglese Radio-frequency identification, in italiano identificazione a radiofrequenza) tecnologie di ultima generazione che possono essere  applicate, ad esempio, sulle confezioni di surgelati e trasmettere informazioni su eventuali anomalie attraverso un’app installata sul telefonino di chi va a fare la spesa. Quest’etichetta smart è una delle soluzioni, legate al settore dell’elettronica organica, uno degli ambiti di sperimentazione sviluppati presso il centro ENEA di Portici.

Le etichette High tech e il laboratorio TRIPODE

In particolare ad occuparsi dell’argomento è il laboratorio TRIPODE, sigla che sta per Tecnologie e ricerca per la applicazione dei polimeri nei dispositivi elettronici. In questa sede si sperimentano materiali a base di carbonio per la realizzazione di dispositivi e sistemi iper leggeri, flessibili, sottilissimi, a basso costo e a basso impatto ambientale. Le etichette RFID  nate nell’ambito del progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale chiamato SMARTAGS (SMART application for organic TAGS) sono “dotate di sensori chimici, di temperatura e di umidità possono essere utilizzate nei supermercati del futuro, ma anche per il monitoraggio di ambienti contaminati, lavorazioni industriali, e in agricoltura”, spiega in una nota l’Ingegner Carla Minarini, Responsabile del Laboratorio.

Il progetto Relight 

Ma quello legato alle etichette di ultima generazione è solo uno degli ambiti di ricerca in cui stanno lavorando gli scienziati del laboratorio. Il progetto ReLIGHT (Research for LIGHT  lighting and sunlight), ad esempio, riguarda lo sviluppo di dispositivi innovativi per l’illuminazione come le sorgenti luminose OLED ad alte prestazioni e le celle fotovoltaiche organiche integrabili nelle facciate degli edifici, nelle tettoie e nei tessuti. L’elettronica organica è una tecnologia ancora giovane ma con molti punti di forza come la possibilità di realizzare dispositivi ad elevato grado di flessibilità ed elasticità – sottolinea Carla Minarini  ad esempio con gli OLED, gli Organic LED, possiamo fare lampade piatte, curve e flessibili con ottime rese di colore. Il nostro obiettivo è fare ricerca utile per l’innovazione delle imprese ed è per questo che lavoriamo in stretto contatto con partner industriali”.

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