Inquinamento indoor, ecco il decalogo per contrastarlo

I consigli pratici proposti da SIMA – ONLUS

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Proporre un approccio operativo omogeneo a livello nazionale per contribuire alla messa in atto di appropriate e mirate strategie di sanità pubblica. E’ con questo obiettivo che SIMA – ONLUS, Società Italiana di Medicina Ambientale ha redatto il decalogo “Indoor Air Quality”, un elenco di consigli pratici per contrastare l’inquinamento indoor, ovvero quello legato agli ambienti interni. Il progetto, realizzato con il Patrocinio Ufficiale del Ministero della Salute, è stato presentato il 15 dicembre presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Tra i consigli contenuti nel documento: evitare temperatura e umidità elevate nelle abitazioni, utilizzare l’aspirazione mediante cappa o ventola quando si cucina, effettuare sempre una corretta e periodica manutenzione degli impianti di condizionamento, rimuovere i tappeti ricettacolo di polvere, utilizzare aspirapolveri di buona qualità, rispettare la normativa sul divieto di fumo in tutti gli ambienti pubblici.

Inquinamento e rischi per la salute 

In generale l’inquinamento atmosferico, sia indoor sia outdoor, è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel suo ultimo rapporto “Ambient Air Pollution: a global assessment of exposure and burden of disease” – come un importante fattore di rischio per la salute. “Tra il 1930 e il 2000 la produzione globale di sostanze chimiche prodotte dall’uomo è aumentata da 1 a 400 milioni di tonnellate l’anno – spiega in una nota  il Professor Alessandro Miani, Presidente di SIMA ONLUSe negli ultimi 50 anni l’uomo ha immesso nell’ambiente circa 80 mila nuove sostanze chimiche”. 

Tra le molecole presenti nell’aria che circola negli ambienti domestici ci sono agenti chimico-fisici (gas di combustione, particolato atmosferico aerodisperso, composti organici volatili COV, idrocarburi policiclici aromatici, fumo passivo da combustione di tabacco, radon) e biologici (batteri, virus, pollini, acari, residui biologici e composti allergenici). Tutte sostanze che hanno effetti sul sistema respiratorio, possono provocare allergie e asma nonché causare disturbi a livello del sistema immunitario. Effetti nocivi possono poi essere riscontrati anche sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso oltre che su cute e mucose esposte.

In particolare sono i bambini “i più esposti ai rischi dovuti alla cattiva areazione della casa” – secondo il Professor Miani – “perché hanno una frequenza respiratoria maggiore a quella degli adulti e il loro sistema respiratorio, in fase di sviluppo, li rende più esposti alle allergie. Nei locali dove soggiornano o riposano i bambini è consigliato areare i locali per ottenere il completo ricambio dell’aria ogni 4 – 6 ore indipendentemente dal volume dei locali. La temperatura ideale per la cameretta del bambino è compresa tra i 18° e i 20° e il tasso di umidità dovrebbe aggirarsi tra il 45% e il 55%”.

In Italia manca legislazione organica di riferimento

Se si considera la questione dal punto di vista normativo si vede come in Italia attualmente non ci esista una legislazione organica di riferimento, ma siano in vigore delle leggi specifiche per alcuni inquinanti idoor  – amianto, COV, fumo passivo, radon – a cui si aggiungono riferimenti nazionali come le Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati (Accordo Stato Regioni del 27settembre 2001) e le Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei rischi indoor per allergia e asma (Accordo del 18 novembre 2010).

“Pur essendo sostanzialmente simile la composizione dell’atmosfera – ha evidenziato la Senatrice Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e Libertà  alcune specificità e la diversa concentrazione degli agenti inquinanti richiedono un’attenzione specifica a tale ambiente: attenzione ravvisabile, sinora, più da parte del singolo cittadino che nell’azione delle istituzioni, troppo spesso incapaci di concepire l’inquinamento in una visione sistemica. È necessario dunque attivarsi quanto prima per elaborare una normativa nazionale organica, in grado di garantire uniformità nei livelli di tutela anche nell’ambiente indoor”.

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