Turismo sostenibile, lo sviluppo passa per la condivisione di competenze

Shutterstock 269852897Creare un terreno comune per condividere i risultati ottenuti nell’ambito di progetti ormai conclusi mettendoli a disposizione di iniziative future e dando vita così a una rete proficua di competenze e collaborazioni dove qualsiasi nuova iniziativa non parta da zero, ma germogli in un terreno reso fertile da sempre nuove conoscenze messe a fattor comune. E’ il cuore del progetto europeo AdriaWealth, dedicato alla promozione del turismo sostenibile nell’area Adriatica, parte del programma più ampio IPA Adriatic, che in 7 anni ha finanziato 78 progetti nell’area Adriatico-Ionica. Un percorso, quello legato al progetto Adria Wealth che ha potuto contare su una copertura finanziaria di circa 1,2 milioni di euro ed è stato improntato alla creazione di reti di collaborazione sia tra i vari stakeholder del comparto sia tra il mondo della ricerca e quello industriale.  In quest’ottica sono stati organizzati una serie di incontri sul territorio: il primo appuntamento si è tenuto dal 10 al 12 settembre a Bari, il secondo a Sesana il 14 e il 15 settembre, date a cui si aggiungeranno quelle in programma a Spalato (28- 30 settembre ), a Trieste (19 – 21 ottobre) e all’Aquila (10 novembre). Durante quest’ultimo appuntamento, in particolare, verrà presentata la piattaforma web multimediale con tutti i risultati dei vari progetti del programma IPA Adriatic, un’iniziativa realizzata grazie a un team di giornalisti internazionali e al contributo tecnico di Area Science Park. Insieme a Lino Manosperta, capo progetto di Adria Wealth e responsabile ufficio progetti di cooperazione del Teatro Pubblico Pugliese e a Marcello Guaiana, coordinatore del progetto Adriacold e ricercatore di AREA Science Park, abbiamo approfondito alcuni aspetti legati all’iniziativa. 

Lino Manosperta, capo progetto di Adria Wealth

In cosa consiste e come si articola il progetto Adria Wealth? 

Il programma di cooperazione transfrontaliero IPA Adriatic finanzia progetti che coinvolgono tutta l’area dei paesi e delle regioni che si affacciano sull’Adriatico. In passato sono stati approvati ben 78 progetti con un budget totale di circa 300 milioni, noi abbiamo creato una rete di cinque progetti già approvati che si sono occupati di vari argomenti: dalla valorizzazione del patrimonio ambientale alla ricerca e innovazione in tema di soluzioni sostenibili per la promozione del patrimonio sia naturale sia culturale, come, ad esempio, nel caso del progetto di Adria Cold di Area Science Park. Abbiamo avuto poi casi in cui un partner ha creato un sistema turistico ex novo collegando nove città lungo un fiume in Croazia, a Spalato, dando vita a un vero e proprio sistema turistico. Noi abbiamo connesso tra di loro questi 5 progetti, favorendo lo scambio tra gli stakeholder e i policy maker di riferimento. Con tutte queste persone abbiamo organizzato 5 convention in 5 paesi diversi con l’obiettivo di capitalizzare i risultati precedenti, ovvero di produrre nuovi progetti, nuovi accordi, nuovi prodotti. Nella convention in Puglia, organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese e dalla Regione Puglia, anch’essa partner, abbiamo contato 15 tavoli su 15 diversi progetti che hanno concordato nuove iniziative da realizzare. In Slovenia, ad esempio,  si è creato un laboratorio tra due compagnie di danza con l’obiettivo di produrre un nuovo spettacolo per raccontare il patrimonio naturale della pietra calcarea, importante nel turismo dell’Adriatico perché alla base di un’economia basata sulle cave. 

Quali sono stati i risvolti legati al progetto più strettamente legati a l’ambito della sostenibilità ambientale? 

A Bari, ad esempio, abbiamo organizzato un incontro tra Area Science Park, che si è occupato del progetto legato alla tecnologia del ‘Solar cooing’, e un gruppo di imprenditori, in particolare impiantisti. Ne è venuto fuori un forte interesse da parte dell’industria a mettere in produzione il prototipo realizzato da Area Science. Da un punto di vista del risultato era importante produrre progetti che garantissero la sostenibilità ambientale, quindi non solo ricercare, studiare, ma concretamente fare. 

Che tipo di soggetti coinvolti nel progetto ?

Ci sono sia le agenzie pubbliche, sia le agenzie private. Pubbliche, per esempio  Puglia Sviluppo società  pubblica della Regione, ma sono stati fatti incontri con Federalberghi, Confindustria, le Camere di Commercio. Tutte realtà che hanno invitato i loro aderenti, quindi  le imprese. Per quanto riguarda il teatro, ad esempio,  è stata creata una rete di teatri dell’Adriatico Ionico a cui hanno aderito ben 14 teatri con l’obiettivo di fare economia. 

Quali sono le criticità legate alla capitalizzazione di questi progetti di turismo sostenibile ? E come si possono superare? 

 Le criticità sono legate alla poca capacità che in generale si riscontra un po’ dappertutto di fare rete, di mettersi in sinergia con gli altri, di creare network, di mettere in comune gli interessi. Questa è una criticità grave che bisognerebbe affrontare molto di più rispetto al sostegno ai singoli progetti. Il futuro è fatto di soggetti che si accorpano e mettono insieme competenze, know how, anche risorse, solo così si possono affrontare le sfide in modo tale che vadano oltre l’ambito quotidiano e locale. 

Quali sono i prossimi step dell’iniziativa?

L’evento finale è il 10 novembre, data in cui presentiamo a L’Aquila una banca dati dei risultati di tutti i 78 progetti approvati nei 7 anni di vita del programma. Esistono tante  banche dati di risultati, ma quella realizzata nell’ambito del progetto ha una novità: sarà possibile consultarla per concetti. Stiamo realizzando, attraverso un gruppo internazionale di giornalisti, una mappa concettuale in modo da ricercare contenuti non per elenco alfabetico. I progetti successivi faranno ricerca per tema. Si potrà contattare un ricercatore in base ai risultati di interesse. 

 

Marcello Guaiana, coordinatore del progetto Adriacold 

 

Adriacold1In cosa consiste Adria Cold e come si inserisce nel macro progetto Adria Wealth ?

 Adria cold è un progetto di dimostrazione di una delle tecnologie considerate dalla Commissione Europea come rinnovabile, la tecnologia chiamata Solar Cooling. Si utilizza il calore del sole, che viene captato e trasformato in acqua calda con dei boiler, in particolare viene captato e utilizzato da alcune macchine chiamate assorbitori, dove c’è uno scambio di calore. In questi assorbitori ci sono o dei sali o liquidi con ammoniaca che prendono un po’ di calore.  Dobbiamo pensare a una macchina frigorifera: entra acqua calda con temperatura che va da un minimo di 65 gradi fino a un massimo di 100 gradi e fuoriesce acqua calda a temperatura inferiore e acqua fredda sui 15 gradi circa, in particolare tra 12 e 15 gradi. L’acqua fredda viene utilizzata per raffrescare i nostri ambienti, perché viene fatta passare nei classici condizionatori d’aria. 

 

Quali sono i vantaggi legati al Solar Cooling?

 I vantaggi consistono in un bassissimo, quasi nullo consumo di energia elettrica, se lo compariamo a un classico condizionatore d’aria a compressione. Questo è molto importante. Un altro vantaggio è la robustezza e la solidità di questi impianti, perché, non avendo parti meccaniche in movimento, non c’è un motorino che comprime aria o liquido. L’altro grande vantaggio è che viene utilizzata l’energia solare. Pensiamo all’estate, dove maggiore è la richiesta di condizionamento e maggiore è la disponibilità di energia solare, in questo contesto ben si capisce come questa tecnologia abbia un vantaggio naturale. 

In quali contesti è stata applicata questa tecnologia? 

 Noi abbiamo fatto delle prove. Essendo un progetto dimostrativo da un lato abbiamo realizzato degli studi di prefattibilità per capire dove le installazioni potevano essere più performanti, dall’altro, con un po’ di budget, abbiamo provato anche a costruire i macchinari  e a sperimentarli. In particolare la sperimentazione è avvenuta al parco scientifico di Trieste per raffrescare parzialmente  una mensa ( la struttura aveva già un suo sistema, noi abbiamo accoppiato il solar cooling). Un altro impianto è stato montato in un hotel a Rimini per raffrescare un intero piano. Un ulteriore macchinario è stato montato a Bari nell’ambito di una serra sperimentale dell’ENEA. Non contenti di questo abbiamo sperimentato anche un altro impianto in un asilo nido a Tirano e poi altri 2 a  Crikvenica, a 40 km da Fiume, in Croazia, in un ospedale di cure termali sul mare. Infine un’ ultima macchina è stata sperimentata in un ufficio pubblico a Dubrovnik. 

Adriacold2Quali sono le potenzialità di questa tecnologia, legate in particolar modo al settore del turismo? 

 Questa tecnologia è interessante per il fatto che quando è massima la luce del sole (periodo estivo) è massima anche la richiesta di condizionamento, un fatto tipico dei fenomeni turistici. Lei pensi a quelle cittadine in Croazia che sono disabitate essenzialmente nel periodo invernale e improvvisamente nel periodo estivo, da maggio a settembre, raddoppiano la bolletta energetica. In questo senso pensavamo all’applicazione turistica. Ci sono però anche alcuni svantaggi legati alla tecnologia, non è molto conosciuta e applicata quanto le pompe di calore e quindi bisogna fare molta attenzione nella progettazione.  Se si sbaglia qui l’impianto può ottenere risultanti meno performanti. Ci sono accortezze in fase di progettazione da seguire per capire i carichi di energia, le condizioni dell’edificio etc. Se si fa una progettazione attenta il sistema è robusto. 

 

Può tracciare un bilancio di quello che è emerso dalla sperimentazione? 

Dalla sperimentazione e dagli studi che abbiamo fatto è emerso un elemento molto importante. Siccome questa macchina frigorifera di fatto  in ingresso ha dell’acqua molto calda e in uscita ha dell’acqua un po’ meno calda e acqua fredda, per avere il massimo rendimento è importante che non solo il freddo venga utilizzato bene, ma anche il caldo. Infatti il caso di maggiore successo delle nostre sperimentazioni, quello dove c’è stato una maggiore prestazione, un maggiore  rendimento energetico  è stato a Crikvenica, sotto Fiume, dove l’acqua calda non era buttata via, ma utilizzata nelle docce in una piscina termale.  Pensi che il sole emette un’energia solare pari a 100 e queste macchine frigorifere riescono a recuperare, per fare freddo, un 25%. Questo vuol dire che un 75% di energia solare che io ho raccolto  tramite acqua calda o la disperdo o la utilizzo. E’ chiaro che da un punto di vista di efficienza energetica è meglio  usarla.  Quindi se facciamo funzionare anche d’inverno i nostri impianti, possiamo fare in modo che non producano più acqua fredda (si può fare uno switch sugli impianti), ma che raccolgano soltanto calore e acqua calda facendola circolare per essere usata come acqua calda sanitaria. Così si ha un rendimento maggiore.  

Print Friendly, PDF & Email

Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita

Tutti i diritti riservati. E' vietata la diffusione
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.
Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.