Industria del cemento: dal report CDP un quadro di incertezza e rischi nei profitti

CementoL’innovazione deve diventare l’elemento chiave dell’evoluzione dell’industria cementifera mondiale, un settore che vale 106 miliardi di euro e che deve registrare migliori risultati in termini di efficenza. Questo è solo uno degli scenari emersi dal report 2016 realizzato da CDP, l’organizzazione no profit internazionale che fornisce ad imprese, governi ed investitori l’unico sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale. In particolare, secondo la ricerca, se fosse introdotto un “carbon pricing” pari a 8.7 euro, le imprese sarebbero  esposte fino al 114% dell’EBIT contabilizzando mancati profitti fino a 4.5 miliardi di dollari. 

 Altro elemento di cui le industrie del settore dovranno tener conto è la questione delle emissioni, di cui il comparto è responsabile a livello globale per una percentuale pari al 5%. in questo senso bisognerà introdurre nuove tecnologie e modelli di business per cercare di raggiungere gli obiettivi posti dalla conferenza di Parigi.  

 Questa è la prima parte di una ricerca più ampia che vuole fare luce su come le principali aziende ad operare nel settore del cemento si stanno muovendo per ridurre le emissioni di CO2 in linea con quanto stabilito a Parigi”, afferma in una nota Tarek Soliman, Senior Analyst, Investor Research in CDP. “Il cemento – aggiunge il manager – rappresenta proprio un elemento cruciale nella messa in pratica degli accordi poiché pesa per il 5% delle emissioni globali per mano umana. Il risultato è evidente: si avvicina la svolta per il comparto”

 

Tuttavia, conclude Soliman, “Poiché le misure che regolano la CO2 si irrigidiscono e il prezzo del carbone resta fluttuante, gli investitori si aspettano di vedere cambiamenti rapidi e strategici da parte delle industrie, fra cui un miglior utilizzo delle risorse disponibili e investimenti di lungo periodo, sia che si tratti di produzioni a basso consumo di carbonio che processi che ne richiedono l’utilizzo e lo stoccaggio.”

CementoreportTra le misure volte a rendere il settore più green, evidenziate dal report, troviamo l’utilizzo di fonti energetiche alternative, di materiali a basso consumo di CO2 el’attenzione all’efficienza energetica dei processi.  Tuttavia se dal piano delle raccomandazioni si passa a quello reale la situazione non è confortante: sono, infatti, solo 3 le aziende che all’interno del rapporto hanno delineato in modo chiaro i propri piani per ridurre le emissioni in linea con i budget globali di CO2. Un trend  che porta la ricerca a chiedere l’adozione di target più aggressivi entro il 2025. 

 Altro elemento rilevante è poi il fatto che più del 50% degli stabilimenti è collocato in aree a rischio idrico, un aspetto che influisce in maniera negativa sullo sviluppo del business. Questa problematica è centrale  per due aziende indiane Ultratech e Shree Cement. 

Un fattore di forte penalizzazione a livello finanziario è poi costituito dal mancato supporto della legislazione in ambito di cambiamento climatico. Solo per fare un esempio la stretta nel sistema di trading delle emissioni a livello europeo (EU ETS), attualmente in corso di negoziazione, colpisce almeno 8 delle aziende interpellate nel report. 

 Trend positivi in termini di miglioramento delle performance sul fronte ambientale sono registrati in caso di aggregazioni come dimostrano il caso di LafargeHolcim e dell’acquisizione di Italcementi da parte di Heidelberg Cement nel 2016. 

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