Inquinamento: non solo aumento della mortalità, anche malattie mentali nei bambini

InquinamentooCi potrebbe essere una correlazione tra l’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di patologie psichiatriche nei bambini. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Open che, come riporta il Guardian, ha esaminato gli effetti dell’inquinamento su 500.000 ragazzi di età inferiore ai 18 anni in Svezia e li ha confrontati con i dati delle registrazioni di farmaci prescritti per malattie mentali (dai sedativi agli antipsicotici). Secondo la ricerca, anche piccoli aumenti degli inquinanti nell’atmosfera potrebbero essere associati a un rilevante aumento nella comparsa delle malattie mentali nei minori. In particolare gli scienziati hanno scoperto che un aumento di 10 mg/m3 di NO2 potrebbe corrispondere a un +9% di rischio di insorgenza di malattie psichiatriche, mentre per il PM 2.5 e il PM10 l’aumento sarebbe pari al 4%.   

“I risultati possono significare che una concentrazione più bassa di inquinamento atmosferico, in primo luogo dal traffico, può ridurre i disturbi psichiatrici nei bambini e negli adolescenti”, afferma sul sito del Guardian Anna Oudin, della Umeå University, che ha condotto lo studio. “Sarei preoccupato se avessi vissuto in una zona con un elevato inquinamento atmosferico”. Questo tipo di ricerca non è in grado di dimostrare in maniera certa un nesso causale tra l’inquinamento atmosferico e l’aumento di malattie mentali, ma afferma che questo meccanismo è plausibile. 

Un’altra forma di inquinamento che può creare seri danni ambientali è quella del cosiddetto “inquinamento luminoso”, un’alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno dovuto all’invasività della luce elettrica. In particolare, come sottolinea la Reuters, circa l’83% della popolazione mondiale, tra cui più del 99% in Europa e USA, è interessata da questo fenomeno che porta più di un terzo delle persone a livello globale (tra cui l’80% dei nordamericani e il 60% degli Europei) a non poter osservare la Via Lattea. Se si analizzano poi i dati relativi ai Paesi con il maggiore inquinamento luminoso troviamo che il primo posto è occupato da Singapore, mentre tra i Paesi del G20 ci sono l’Italia e la Corea del Sud. Sono, invece, poche le aree immuni da questo fenomeno in Africa e nell’Europa Occidentale: tra queste troviamo Scozia, Svezia e Norvegia

Ma gli effetti dell’inquinamento possono spingersi oltre e arrivare addirittura ad influire sui tassi di mortalità della popolazione mondiale, come ha sottolineato un rapporto dell’OCSE secondo cui il numero di morti per motivi legati alla presenza di sostanze tossiche nell’ambiente potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare entro il 2060 se non si riesce a registrare un’inversione di tendenza nel trend di danneggiamento della qualità dell’aria. In particolare secondo la previsione dell’organizzazione il numero totale di decessi dovuti all’inquinamento atmosferico entro il 2060 sarà compreso tra 6.162 milioni e 9,43 milioni di persone.

Questo fenomeno, come si legge sul sito dell’agenzia EFE che dà la notizia, avrà delle ricadute rilevanti anche in ambito economico con un rallentamento dell’1% del PIL mondiale o 2,6 trilioni di dollari su base annua. Tra le cause citate dall’OCSE ci sono il potenziale aumento dei costi dei farmaci, il calo della produzione agricola e l’ondata di assenze per malattia. Tuttavia i maggiori danni economici si avranno in Caucasia, dove il PIL calerà del 3,1%, seguita dalla Cina, con un calo del 2,6%, e alcuni dei paesi ex sovietici, con un rallentamento compreso tra il 2% e 2,7% e, infine, la Russia con un -1,7%.

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