Finanza sostenibile: bene comune

Dall’enciclica Laudato Sì agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU

Enciclica

Un mondo inclusivo, equo e rispettoso dell’ambiente. Che non esiste, ma va realizzato. Un progetto ambizioso che dipende dalle decisioni di più stakeholder: il settore civile e quello finanziario, le istituzioni e le religioni di tutto il mondo. Ad aiutare i soggetti coinvolti due strumenti: l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile globale, adottata lo scorso settembre 2015 a New York durante il summit delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile.

Due esempi di come “la cura della casa comune”, per citare il Papa, dipenda dalle piccole azioni quotidiane dei cittadini come dalle scelte di chi li rappresenta e può diventare lo strumento per sconfiggere la povertà. Se ne è dibattuto venerdì 15 nel corso dell’incontro svoltosi a Roma “Conferenza sugli Obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e la Finanza Responsabile. L’insegnamento Sociale della Chiesa Cattolica alla luce della Laudato Sì”.

L’adozione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e la finanza responsabile ha fornito delle sfide da raggiungere nei prossimi 15 anni per promuovere lo sviluppo del nord e del sud del mondo – sottolinea Francois Xavier Tilliette, Incaricato d’Affari, Ambasciata di Francia presso la Santa Sede ripercorrendo gli ultimi eventi del 2015 – L’impatto universale dell’enciclica evidenzia aspetti etici dell’ecologia definendo il concetto di ‘ecologia integrale’. Infine, l’accordo di Parigi della COP21 è un passo nella lotta al riscaldamento climatico”. Una società sempre più attenta all’effetto delle proprie decisioni sull’ambiente: “La finanza sostenibile fa riferimento all’uso del capitale privato per lo sviluppo collettivo – afferma il Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che fa riferimento anche all’operato dell’imprenditore statunitense Henry Ford – Oggi i value based investors si fanno sempre più avanti nel mondo e le banche etiche si stanno sviluppando sempre di più”.

Però nel settore finanziario c’è ancora molto da fare. Oltre a una cattiva regolamentazione c’è anche una gestione passiva dei portafogli da parte degli investitori, spiega Philippe Zaouati, AD di Mirova, che parla di un “copia e incolla sulla base degli indici di mercato guardando al mondo com’è ora e non come sarà nel futuro”. In più il sistema risente della mancanza di trasparenza: “Sapere quali sono gli investimenti ‘positivi’ (ad esempio in efficienza e rinnovabili o in infrastrutture resilienti) ci consente di indirizzare il nostro denaro verso le aziende più sostenibili”, continua Zaouati. Un esempio in tal senso è la Banca Etica che è “l’unica in Italia a pubblicare i finanziamenti che vengono realizzati – afferma Andrea Baranes, BankTrack della Banca In questo modo posso vedere che fine fanno quando vengono inseriti in un circuito finanziario. E posso capire l’impatto ambientale delle imprese e, al contempo, esercitare una pressione sulle aziende per accelerare la transizione energetica”. Altro esempio è l’attività di Edomend de Rothschild Private Equity: “Ginkgo, che prende il nome dall’unico albero sopravvissuto a Hiroshima, è il fondo europeo che consente di riqualificare e ripulire le terre contaminate in Europa – evidenzia l’AD Johnny El-Hachem A Lione, centro nevralgico della Francia, abbiamo costruito oltre 90 mila mq tra strutture sportive, uffici, asili nido, etc.”.

Del resto, la “finanza è un bene comune”, rimarca Robin Edme, Presidente EPE, anche se “non esistono investimenti responsabili senza la piena fiducia degli investitori in un futuro sostenibile”. E, soprattutto, la finanza non è uno strumento neutro, come spiega Paolo Garonna, Segretario Generale FEBAF, dunque “i governi devono capire che la finanza può mobilitare denaro pubblico per incanalarlo in progetti sociali”.

Ma oltre alle possibilità offerte dal settore finanziario, i cittadini hanno anche una responsabilità sociale? Rispondono Paolo Garonna, Segretario Generale FEBAF e Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento europeo-Italia.

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