Emissioni CO2, nel 2014 -7,4% per l’industria italiana

GhgRidurre le emissioni di gas effetto serra del 40% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. Questi gli obiettivi imposti dalla Comunità europea per la lotta al cambiamento climatico che hanno spinto l’industria italiana a percorrere la via dell’efficienza e della maggiore attenzione alle risorse del Pianeta.

Secondo i dati riportati nello studio “Report emissioni 2014-2015”, condotto da EcoWay sulle imprese sottoposte al meccanismo dei certificati di emissione ETS (Emission Trading Scheme), le aziende procedono sulla strada giusta: il trend nazionale rispetto l’anno precedente ha registrato una inflessione del 7,4% della CO2 – passando da 164 milioni di CO2 e ton a 152 -, eccezion fatta per il Lazio, +4,8%, e la Puglia, +3,4%.

Sono il settore della Chimica (i 38 impianti di raffinazione sono responsabili per il 15% delle emissioni totali di gas a effetto serra) e delle Utility (gli 80 gruppi societari sono responsabili per oltre il 54%) i protagonisti di questa decrescita con, rispettivamente, -10% e -9%; a seguire i comparti Calce e Cemento e Laterizi (-6% e -5%). Unico trend contrario l’Alimentare che ha registrato un +9%.Emiss2In particolare, il Paese ha registrato un primato importante: sebbene dal 2005 registri un trend di riduzione delle emissioni, a parità di aziende che partecipano al mercato europeo di scambio delle emissioni, nel 2014 ha vissuto un’inversione di tendenza con l’aumento del 4% delle emissioni generate rispetto alla somma dei permessi assegnati gratuitamente e tramite asta.

In Italia quasi tutte le regioni hanno registrato una conrazione tra il 3,7% e il 34,2% e sono 10 le resposabili dell’89% delle emissioni. Nella classifica delle immeritevoli è la Puglia – caratterizzata da 40 impianti di grandi dimensioni sottoposti ad ETS – a posizionarsi al primo posto con il 21,2% di emissioni a livello nazionale; a seguire la Lombardia (13,7%) e la Sicilia (12,0%). Rispetto al 2013, solo la Puglia e il Lazio hanno segnato un aumento di emissioni.

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Spostando lo sguardo sul resto della Comunità UE, l’Italia ha conquistato il quarto posto (dopo Germania, Regno Unito e Polonia) tra i maggiori emettitori europei e il modello europeo degli ETS, diventato un riferimento per molti stati extra UE, è destinato ad essere adottato anche in Canada e USA, Cile, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Kazakhistan e Cina.

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