Riforma tariffa elettrica: la ricerca della ricetta sostenibile

GseUn meccanismo che rischia di rendere ancora più poveri i poveri e ricchi i ricchi, volutamente disinteressati dei propri consumi energetici. Il dibattito che stamane ha animato il convegno “La riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici” svoltosi a Roma presso l’Auditorium GSE non ha lasciato spazio ad interpretazioni: la riforma della tariffa elettrica penalizzerà chi consuma meno e chi, installato un impianto di produzione da fonti rinnovabili, sfrutta l’autoconsumo.

A sostenerlo con ogni mezzo – dai numeri all’uso dei social (l’hashatag #lacontroriformadelletariffe) alle citazioni di fumetti e cartoni (Superciuk e Robin Hood) – le associazioni ambientaliste e di consumatori, la rappresentanza politica e imprenditoriale presente in sala.

Al centro delle proteste l’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas il Sistema Idrico, rappresentata da Emanuele Regalini, imputata di non adempiere all’onere di tutela del consumatore e di introdurre dal prossimo 1 Gennaio un sistema fortemente penalizzante che trascinerà il Paese verso un “passato fossile” e non verso un “futuro rinnovabile”. Mentre si cita solo – implicitamente invocandola – una realtà “smart” (in cui, grazie all’uso di contatori intelligenti, all’etichettatura degli elettrodomestici e alla domotica, si controllano sull’app dei device propri i consumi), si puntano i piedi sul presente che, lontano dalla realtà de-metanizzata presentata dall’Autorità, vede un forte ricorso nel Paese alle fonti fossili.

Al Governo l’accusa di essere protettivo nei confronti del comparto del termo-elettrico e di continuare “a fare norme che vanno verso la catastrofe ambientale”, sottolinea Elio Lannutti di Adusbef. Con l’eliminazione della progressività della tariffa non sarà possibile cogliere l’inversione del trend delle famiglie: “Questa riforma è pensata per i nuclei molto numerosi, poco presenti in Italia, e aumenta la spesa per l’energia elettrica quando i consumi diminuiscono (dati Banca d’Italia dal 1997 ad oggi)”, illustra Luigi Gabriele, Codici. Addentrandosi nell’incasellamento delle bollette, Gabriele spiega come siano superiori gli oneri derivanti dai “servizi di rete (trasporto, distribuzione e misura dell’energia elettrica) che coprono il 17% della spesa totale” a discapito della componente A3 (sostegno alle fonti rinnovabili ndr) “di cui spesso ci lamentiamo. La nostra proposta, allora, è quella di rivedere tutti i sussidi: dalla generazione alla trasmissione, dalla distribuzione alla vendita”.

Un tema che si inserisce in un quadro più ampio i cui contorni sono delimitati dal richiamo dell’UE a promuovere azioni che perseguano gli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità. “Con questa riforma stiamo dicendo ai nostri cittadini che la classe dirigente non ha alcuna idea sul futuro di questo Paese”, ha esordito Alessandro Giannì di Greenpeace. A fargli eco Maria Grazia Midulla, WWF: “Alcuni non hanno capito il significato della parola efficienza che va tradotta nel risparmio di energia. Personalmente non credo che sia stato fatto un salto culturale: parliamo tutti di cambiamento climatico ma non agiamo in quest’ottica. Occorre preservare quello che c’è”. E se si parla della produzione da fonti rinnovabili non può mancare una considerazione sul decreto FER non FV che, approvato due giorni fa in conferenza Stato-Regioni, viene letto come il tentativo “di salvare le centrali a carbone che sono sopravvissute nella transizione che stiamo vivendo in questi anni. Se da un lato tolgo gli incentivi alle rinnovabili e dall’altro boccio l’autoconsumo il risultato è una politica miope”, così Edoardo Zanchini di Legambiente. E sull’installazione di un impianto FV Paolo Rocco Viscontini, Italia Solare: secondo le nostre simulazioni risulta che quello che l’indicatore che tiene conto del tempo di ritorno (quello preso in considerazione dall’utente finale) passa dagli attuali 6-8 anni (tenendo presente la detrazione fiscale e la zona climatica) agli oltre 10 anni”.

Al fronte del no si è unito Gianni Girotto, Senatore M5S, che sta lavorando su una proposta secondo cui, sulle orme della direttiva UE, la riforma “superi la progressività della tariffa, ma nell’ottica dell’efficienza e della riduzione dei consumi”. Del resto “dal mix dell’efficienza energetica e delle rinnovabili dipende il futuro del Paese: la politica deve incentivare lo sviluppo di queste filiere e non mettere un tappo alla creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro”.

Di seguito il video commento di Emilio Sani, Italia Solare, ed Edoardo Zanchini, Legambiente.

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